N.P. – Banana Yoshimoto

Incipit N.P. - Banana Yoshimoto

Incipit N.P.

Quello che sapevo era che Sarao Takase, oscuro scrittore, aveva vissuto in America, e durante la sua oscura esistenza aveva scritto una serie di racconti.
Che a quarantotto anni era morto suicida.
Che dalla moglie da cui era separato aveva avuto due figli.
Che i suoi racconti, raccolti in un volume, per breve tempo furono un best-seller in America.
Il titolo del libro: N.P.
Comprende novantasette racconti. Forse per l’incostanza dell’autore, il libro non è che il susseguirsi di storie brevissime, poco più di semplici bozzetti.
Queste cose le avevo sapute da Shoji, il mio ragazzo di un tempo. Era stato lui a ritrovare il racconto n. 98, mai pubblicato, e a tradurlo.

Incipit tratto da:
Titolo: N.P.
Autrice: Banana Yoshimoto
Traduzione: Giorgio Amitrano
Titolo originale: N.P
Casa editrice: Feltrinelli
Qui è possibile leggere le prime pagine di N.P.

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Sarao Takase, scrittore giapponese che ha vissuto a lungo in America, muore suicida lasciando due figli gemelli, il maschio Otohiko e la femmina Saki, e il manoscritto di un libro incompiuto di un libro incompiuto dal titolo N.P. (che sta per North Point, il titolo di una vecchia canzone). Pubblicato con solo 97 dei 100 racconti previsti, il libro diventa un bestseller negli Stati Uniti. Una giovane giapponese, Kazami, viene in possesso del novantottesimo racconto, inedito, alla cui traduzione stava lavorando il suo amante, Shoji, anche lui morto suicida, e che narra la storia di una passione erotica tra padre e figlia. Kazami incontra i gemelli e trova Otohoko coinvolto in una tormentata storia d’amore con Sui, che scoprirà essere non solo figlia illegittima dello scrittore suicida ma anche sua amante. Kazami viene risucchiata completamente nel loro mondo, il mondo di N.P., per tutta un’estate, che è il tempo reale in cui si svolge la storia. Dopo alterne vicende, Kazami scopre anche l’esistenza del racconto n.99 in cui Takase rappresentava l’altra faccia della sua realtà, l’aspirazione verso la normalità e l’eterodossia. Ormai manca solo il racconto n.100. Ed è soltanto quando tutti i destini si sono compiuti e il cerchio si chiude che il libro apparirà scritto fino in fondo: N.P. di Banana Yoshimoto è il racconto n.100 che Takase non aveva fatto in tempo a scrivere.
(Ed. Feltrinelli; Universale Economica)

Presagio triste – Banana Yoshimoto

Incipit Presagio Triste - Banana Yoshimoto

Incipit Presagio Triste

Quella vecchia casa si trovava in un quartiere residenziale piuttosto distante dalla stazione. Poiché era alle spalle di un grande parco, era sempre avvolta da un intenso profumo di verde e, specialmente dopo che aveva piovuto, l’aria diventava così densa, come se le strade che circondavano la casa si fossero trasformate in una foresta, da farsi quasi soffocante.
Abitai anch’io per poco tempo in quella casa dove mia zia aveva vissuto a lungo da sola. Ripensandoci, quel breve momento è diventato per me un periodo prezioso e unico. Quando lo ricordo, vengo presa da una sensazione indefinibile. Come un miraggio apparso all’improvviso, quei giorni sembrano perdere ogni realtà.

Incipit tratto da:
Titolo: Presagio triste
Autrice: Banana Yoshimoto
Traduzione: Giorgio Amitrano
Titolo originale: Kanashii Yokan
Casa editrice: Feltrinelli
Qui è possibile leggere le prime pagine di Presagio triste

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Cosa turba la serenità di Yayoi? Diciannove anni, Yayoi vive una vita apparentemente idilliaca in seno a una “famiglia felice della classe media che sembra uscita da un film di Spielberg”, il giardino è ben curato, gli abiti perfettamente stirati, i fiori sempre freschi sul tavolo. Che cosa la inquieta? È la sua sensibilità paranormale che le fa percepire presenze invisibili? È l’incapacità a ricordare gli anni dell’infanzia, stranamente cancellati dalla sua memoria? O forse è il suo trasporto per Tetsuo che valica i limiti dell’affetto fraterno?
Un presagio triste si insinua nell’armonia della vita i Yayoi. Un presagio che potrebbe trovare risposta in una casa molto diversa dalla sua, buia, dove il giardino è in perenne disordine e nessuno risponde quando squilla il telefono. In questa casa vive la zia di Yayoi, una donna sola sui trent’anni, insegnante di musica, bella ma trascurata e avvolta a un’ombra di malinconia. Yoyoi intuisce che la zia è depositaria di un segreto, forse la chiave per illuminare i misteri della propria infanzia. Ma la zia sparisce senza lasciare tracce, e Yoyoi parte alla sua ricerca.
Una Banna Yoshimoto in stato di grazia. In puro stile Kitchen.
(Ed. Feltrinelli; SuperUE)

Ricordi di un vicolo cieco – Banana Yoshimoto

Incipit Ricordi di un vicolo cieco - Banana Yoshimoto

Incipit Ricordi di un vicolo cieco

“Perché invece non vieni a mangiare da me, Setchan? Io avrei voglia di nabe, ma prepararlo a casa da soli non c’è gusto.”
Io avevo detto semplicemente:
“Per ringraziarti del tuo aiuto al lavoro, con i soldi della paga vorrei invitarti a mangiare”.
E quella era stata la risposta di Iwakura.
Ero indecisa. Se un ragazzo che vive da solo ti fa una proposta del genere, come interpretarla?
Però, conoscendolo, nel suo invito non dovrebbero esserci secondi fini, pensai, e in più casa sua dovrebbe essere proprio dalle mie parti.
A ogni modo lo aveva detto con un’espressione innocente, e un tono di noncuranza, e anche il battito del mio cuore non aveva subito nessuna accelerazione.
Vi era in lui qualcosa di indefinibile, come un ciclo nuvoloso nel cuore dell’inverno, a metà tra allegria e cupezza, che in qualche modo mi tratteneva dall’innamorarmi di lui. Non riuscivo a percepire quell’energia e quell’esaltazione che ti danno una carica straordinaria, così importanti negli amori giovanili.
“Allora vengo a cucinare da te?” dissi, e decidemmo tranquillamente la data.
Eravamo seduti su una panchina nel campus dell’università che entrambi frequentavamo, sotto l’unico grande albero di keyaki.
Io avevo pochi amici, e quei pochi erano talmente presi dai loro lavoretti part-time che alle lezioni non venivano quasi mai, tipica situazione di tante stupide università private. Fu così che Iwakura e io, trovandoci spesso da soli, facemmo naturalmente amicizia.
( La casa dei fantasmi )

Incipit tratto da:
Titolo: Ricordi di un vicolo cieco
Autrice: Banana Yoshimoto
Traduzione: Giorgio Amitrano
Titolo originale: Deddoendo no omoide
Casa editrice: Feltrinelli
Qui è possibile leggere le prime pagine di Ricordi di un vicolo cieco

Ricordi di un vicolo cieco - Banana Yoshimoto

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Cinque racconti per cinque personaggi che, in seguito a eventi improvvisi e dolorosi, si interrogano sul significato della propria vita e sulla possibilità di essere felici.
Nel primo racconto, intitolato La casa dei fantasmi, due compagni di università, Setsuko e Iwakura, sono legati da un profondo legame di amicizia destinato a trasformarsi in un amore profondo.
Il secondo racconto, intitolato Mammaa!, parla di un tentativo di avvelenamento ai danni di Matsuoka, una ragazza che lavora in una casa editrice. Matsuoka rimette in discussione il legame con le persone che credeva di amare e decide di tornare per un po’ di tempo nel paese natale dove, grazie alla quiete e alle attenzioni della nonna, recupera la fiducia in se stessa e nei rapporti umani.
Il terzo racconto è una tragica storia di amicizia tra bambini. Mitsuyo, una scrittrice affermata, ricorda il suo rapporto con Makoto, un amico d’infanzia con il quale trascorreva tutti i pomeriggi dopo la scuola.
Nel quarto racconto Tomo è vittima di uno stupro. Sarà l’amore per Misawa, un uomo incontrato per caso alla mensa aziendale, a farle ritrovare la serenità? È quello che si chiede Banana alla fine del racconto, in un’amara riflessione sulla solitudine dell’uomo di fronte al dolore e sulla possibilità o meno di essere felici.
L’ultimo racconto, che dà il titolo al libro, Ricordi di un vicolo cieco, ha come protagonista Mimi, una ragazza che scopre il tradimento del fidanzato. Decide allora di cambiare città per cercare di dimenticarlo e incontra Nishiyama, la felicità: un piatto di riso al curry buonissimo fatto mescolando per caso alcuni ingredienti avanzati, tragicamente impossibile da ripetere una seconda volta con lo stesso, identico sapore.
Con un linguaggio semplice e scorrevole, Banana Yoshimoto affronta in queste storie tematiche complesse ma, alla fine, i suoi personaggi riescono sempre a trovare nella riscoperta dei rapporti umani e nella placida quotidianità dei legami affettivi la serenità e la forza per continuare a vivere.
(Ed. Feltrinelli; Universale Economica)

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