Peccato mortale – Carlo Lucarelli

Incipit Peccato mortale

«Il Resto del Carlino», sabato 24 luglio 1943, XXI, Italia, impero e colonie cent. 30.

RILEVANTI FORZE AVVERSARIE RESPINTE NELLA PIANA DI CATANIA. Nella zona occidentale le forze dell’Asse si spostano su posizioni arretrate – IL RICHIAMO ALLE ARMI DELLE CLASSI DAL 1907 AL 1922.

Cronaca di Bologna: IL CENSIMENTO DEGLI SFOLLATI – NON UNA ZOLLA INCOLTA, estensione degli orti di guerra – NOTIZIE ANNONARIE: il burro in distribuzione, lunedì le patate. I prenotati potranno acquistare g. 80 di pollo o coniglio.

Radio: ore 20:30, Il signor Bruschino (farsa giocosa di G. Foppa).

Se non fosse inciampato sarebbe morto, perché il proiettile spaccò il vetro con lo schianto secco di un colpo di tosse e gli passò tra i capelli sulla nuca, di traverso, lasciandogli sulla pelle una ditata lucida e rossa come una scottatura.
De Luca piombò a terra senza neanche avere il tempo di mettere avanti le mani e affondò la faccia in un fagotto gonfio che più che un sacco, morbido com’era, sembrava un cuscino.
Era la casa sbagliata. Si era perso nel buio senza luna di quella notte di fine luglio, attento più a non finire nel canale che a distinguere le sagome scure dei casolari di quella parte di periferia che era già quasi campagna. L’oscuramento, e ancora di più il bombardamento di quella mattina, anche se lontano, avevano spento i pochi lampioni e quando De Luca si era trovato davanti quel muro nero e dritto aveva semplicemente seguito il piano di Rassetto, che prevedeva per lui l’ingresso da dietro, mentre gli altri facevano irruzione dal davanti.

Incipit tratto da:
Titolo: Peccato mortale
Autore: Carlo Lucarelli
Casa editrice: Einaudi

Libri di Carlo Lucarelli

Copertina di Peccato mortale di Carlo Lucarelli

 Quarta di copertina / Trama

Quello tra il 25 luglio e l’8 settembre del 1943 è un periodo strano, allucinato. L’Italia si sveglia una mattina senza più il fascismo e praticamente la mattina dopo con i tedeschi in casa. Proprio nel caos di quei giorni De Luca, in forza alla polizia criminale di Bologna, si trova a indagare su un corpo senza testa. Semplice, perché in fondo si tratta di un omicidio, un lavoro da cane da caccia: chilometri a vuoto, piste da seguire e qualche cazzotto da mettere in conto se ficchi il naso dove non dovresti. Complicato, perché la vicenda assume presto risvolti politici che, date le circostanze, diventano molto pericolosi. Comunque sia il caso, è nella natura di De Luca, va risolto. Sempre. Anche a costo di accettare un compromesso.
«Lorenza gli soffiò un bacio sulla punta delle dita e raggiunse gli altri, aggiustandosi il costume sulle cosce. Era bella, Lorenza, di una bellezza tranquilla e poco appariscente, ma così naturalmente elegante da trasformare in un abito da sera anche un vecchio costume come quello, con la sottanina e le spalle coperte. De Luca la guardò entrare in acqua tra gli schizzi, gridando come una bambina, ed era già arrivato in fondo alla fila dei bottoni quando di nuovo si perse. In un attimo era ancora laggiù, al casolare dell’uomo senza testa»
(Ed. Einaudi)

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Intrigo italiano – Carlo Lucarelli

Incipit Intrigo italiano

La lancetta del contagiri si impennò vibrando nell’occhio rotondo del quadrante di destra, veloce, mentre De Luca si incassava con le spalle tra il sedile e la portiera. L’Aurelia aveva fatto un balzo in avanti ma si era fermata subito, col ruggito del motore che si spegneva in un ringhio trattenuto.
Giannino bestemmiò, la c di cane aspirata come un colpo di tosse, alla toscana, poi abbassò la levetta del cambio e la tirò indietro, scalando la marcia.
– Mi scusi, ingegnere… c’è quel bischero in motore davanti che mi fa impazzire.

Incipit tratto da:
Titolo: Intrigo italiano
Autore: Carlo Lucarelli
Casa editrice: Einaudi

Libri di Carlo Lucarelli

Copertina di Intrigo italiano di Carlo Lucarelli

Quarta di copertina / Trama

Quando il commissario De Luca, appena richiamato in servizio dopo cinque anni di quarantena, si sveglia da un incidente quasi mortale, non gli occorre troppo tempo per mettere in fila le tante cose che non tornano. Da lunedì 21 dicembre 1953 a giovedì 7 gennaio 1954, con in mezzo Natale ed Epifania, mentre la città intirizzita dal gelo scopre le luci e le musiche del primo dolcissimo consumismo italiano, tra errori, depistaggi, colpi di scena il mosaico dell’indagine, scandita come un metronomo, si compone. E ciò che alla fine ha di fronte non piace affatto a De Luca. Per il ritorno del suo primo personaggio, amatissimo dai lettori, Lucarelli ha saputo evocare una Bologna che non avevamo mai visto cosi. E ha saputo tessere il più imprevedibile, misterioso e divertente romanzo, dove la verità profonda di un’epoca che non è mai interamente finita emerge nei sentimenti e nella lingua dei personaggi.
C’è stato un omicidio a Bologna, una città coperta di neve in cui i tram scampanellano sulle rotaie e la gente affolla i ristoranti per i tortellini di Natale: la bella moglie di un professore universitario è stata annegata nella vasca da bagno del trappolone, l’appartamento da scapolo del marito. Il Servizio vuole sapere chi è stato, e per questo c’è bisogno di un cane da tartufi come De Luca, che sembra finalmente trovarsi alle prese con un’indagine da giallo classico, fatta di indizi, tracce, impronte e orari. Ma non è così, naturalmente. Perché anche nell’incidente d’auto in cui un paio di mesi prima è morto il marito professore – dongiovanni, esistenzialista e appassionato di jazz – c’è qualcosa di molto strano. E così De Luca, assistito da un giovane agente del Servizio incaricato sia di aiutarlo che di spiarlo, si ritrova in un’indagine ambigua e pericolosa, dove quello della vita è soltanto uno – e neppure il peggiore – dei rischi che corre. Alla fine, dopo essersi innamorato di una giovanissima cantante di jazz meticcia e bravissima – la Dorothy Dandridge bolognese – il cui passato di mondina e staffetta partigiana è l’esatto opposto del suo, e dopo essere sopravvissuto a un attentato dalle gravi conseguenze, De Luca sarà costretto a scegliere se seguire il suo vecchio cuore di cane da caccia o quello nuovo, di cane bastardo.
Carlo Lucarelli
(Ed. Einaudi; Stile libero Big)

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Il tempo delle iene – Carlo Lucarelli

Keyèh ainí.

Incipit Il tempo delle iene

Keyèh ainí.
Il rosso occhio.
No.
Non era la parola giusta. Keyèh era troppo forte, troppo generico, faceva venire in mente il sangue, un occhio iniettato di sangue, e non era così. Forse un po’ ma non così tanto.
No, keyèh, no.
Guarí, infiammato, allora.
No, neppure. Faceva pensare a un occhio arrossato di pianto e non era neanche così, non cosi tanto.
Perché a lui quello spazio tra i rami del sicomoro, quell’occhio dolce e un po’ obliquo, a lui quella goccia rossa – no, keyèh no – ritagliata nel cielo dell’aurora dalle braccia nere dell’albero, ecco a lui piaceva, e molto.

Incipit tratto da:
Titolo: Il tempo delle iene
Autore: Carlo Lucarelli
Casa editrice: Einaudi

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Copertina di Il tempo delle iene di Carlo Lucarelli

Quarta di copertina / Trama

Ma si può davvero, e cosí in tanti, morire per niente, si chiede, stupefatto, il capitano Colaprico, che indaga con il carabiniere indigeno Ogbà – scrigno di sapienza e ironia – sulla improvvisa epidemia di morti piú che sospette che colpisce la Colonia Eritrea? Certo che è possibile, se quel niente vale molto piú dell’oro, in quella sorta di Far West che è diventata la colonia negli anni subito dopo la sconfitta di Adua, quando l’Italia non sa bene che fare del suo sogno africano. Un sogno che forse cova un incubo sconcertante, e attualissimo piú che mai, ancora oggi. Benvenuti nel tempo delle iene. Tra miraggi di arricchimento e concretissime speculazioni di borsa, sogni d’amore perduti e follie omicide, monelle meravigliose e donne orgogliose vestite di bianco, tra bambine meticce cui è affidato il futuro, reduci dello Yukon e avventurieri bianchi che hanno conosciuto Arthur Rimbaud, la storia si dispiega scintillante, come le anse di un grande fiume sotto il sole africano. E attenti al cafard, l’insetto che ti entra dentro l’anima, e te la divora piano piano.
(Ed. Einaudi; Stile libero Big)

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