Furore – John Steinbeck

Incipit Furore

Sulle terre rosse e su una parte delle terre grigie dell’Oklahoma le ultime piogge furono leggere, e non lasciarono traccia sui terreni arati. Le lame passarono e ripassarono spianando i solchi piovani. Le ultime piogge fecero rialzare in fretta il mais e sparsero colonie di gramigna e ortiche ai lati delle strade, tanto che le terre grigie e le terre rosso-scure cominciarono a sparire sotto una coltre verde. Nell’ultima parte di maggio il cielo si fece pallido, e scomparvero le nuvole che in primavera avevano indugiato così a lungo con i loro alti pennacchi. Il sole prese a picchiare giorno dopo giorno sul mais in erba, fino a screziare di bruno gli orli di ogni baionetta verde. Le nuvole ricomparvero, e si dileguarono senza tornare più. La gramigna si fece di un verde più scuro per difendersi dal sole, e smise di propagarsi. Il suolo si ricoprì di una crosta dura e sottile, e man mano che il cielo impallidiva, anche il suolo impallidiva, facendosi rosa nelle terre rosse e bianco nelle terre grigie.

Incipit tratto da:
Titolo: Furore
Autore: John Steinbeck
Traduzione: Sergio Claudio Perroni
Titolo originale: The Grapes of Wrath
Casa editrice: Bompiani

Libri di John Steinbeck

Copertine di Furore di John Steinbeck

Incipit The Grapes of Wrath

To the red country and part of the gray country of Oklahoma, the last rains came gently, and they did not cut the scarred earth. The plows crossed and recrossed the rivulet marks. The last rains lifted the corn quickly and scattered weed colonies and grass along the sides of the roads so that the gray country and the dark red country began to disappear under a green cover. In the last part of May the sky grew pale and the clouds that had hung in high puffs for so long in the spring were dissipated. The sun flared down on the growing corn day after day until a line of brown spread along the edge of each green bayonet. The clouds appeared, and went away, and in a while they did not try any more. The weeds grew darker green to protect themselves, and they did not spread any more. The surface of the earth crusted, a thin hard crust, and as the sky became pale, so the earth became pale, pink in the red country and white in the gray country.

Incipit tratto da:
Title: The Grapes of Wrath
Author: John Steinbeck
Publisher: Penguin
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Pietra miliare della letteratura americana, Furore è un romanzo mitico, pubblicato negli Stati Uniti nel 1939 e coraggiosamente proposto in Italia da Valentino Bompiani l’anno seguente. Il libro fu perseguitato dalla censura fascista e solo ora, dopo più di 70 anni, vede la luce la prima edizione integrale, nella nuova traduzione di Sergio Claudio Perroni. Una versione basata sul testo inglese della Centennial Edition dell’opera di Steinbeck, che restituisce finalmente ai lettori la forza e la modernità della scrittura del Premio Nobel per la Letteratura 1962. Nell’odissea della famiglia Joad sfrattata dalla sua casa e dalla sua terra, in penosa marcia verso la California, lungo la Route 66 come migliaia e migliaia di americani, rivive la trasformazione di un’intera nazione. L’impatto amaro con la terra promessa dove la manodopera è sfruttata e mal pagata, dove ciascuno porta con sé la propria miseria “come un marchio d’infamia”. Al tempo stesso romanzo di viaggio e ritratto epico della lotta dell’uomo contro l’ingiustizia, Furore è forse il più americano dei classici americani, da leggere oggi per la prima volta in tutta la sua bellezza.
(Ed. Bompiani;Tascabili, I libri di John Steinbeck)

Cronologia opere e bibliorafia di John Steinbeck

Da questo romanzo il film Furore per la regia di John Ford (1940)

Al Dio sconosciuto – John Steinbeck

Incipit Al Dio sconosciuto

Il raccolto era stato posto al sicuro, la legna fatta a pezzi a terra, quando un tardo pomeriggio, nella fattoria dei Wayne vicino a Pittaford, Joseph Wayne andò presso alla poltrona bergère di fronte al camino e si mise davanti a suo padre. I due uomini si rassomigliavano. Entrambi avevano un grande naso e alti zigomi massicci, i loro volti sembravano composti di qualche sostanza più dura e resistente della carne, una sostanza silicea che non potesse mutare facilmente. La barba di Joseph era nera e serica, ancora abbastanza rada per svelare il contorno incerto del mento. La barba del vecchio era bianca e lunga. La brancicava qua e là con le dita esploratrici e ne rivolgeva le ciocche all’interno come per preservarle. Passò un momento prima ch’egli si rendesse conto della presenza del figlio. Levò i suoi vecchi occhi sapienti e placidi, d’un azzurro fitto. Gli occhi di Joseph erano altrettanto azzurri, ma giovanilmente crudeli e curiosi. Ora che si trovava davanti a suo padre, Joseph esitò a sostenere la nuova eresia.

Incipit tratto da:
Titolo: Al Dio sconosciuto
Autore: John Steinbeck
Traduzione: Eugenio Montale
Titolo originale: To a God Unknown
Casa editrice: Bompiani

Libri di John Steinbeck

Copertine di Al Dio sconosciuto di John Steinbeck

Incipit To a God Unknown

When the crops were under cover on the Wayne farm near Pittsford in Vermont, when the winter wood was cut and the first light snow lay on the ground, Joseph Wayne went to the wing-back chair by the fireplace late one afternoon and stood before his father. These two men were alike. Each had a large nose and high, hard cheekbones; both faces seemed made of some material harder and more durable than flesh, a stony substance that did not easily change. Joseph’s beard was black and silky, still thin enough so that the shadowy outline of his chin showed through. The old man’s beard was long and white. He touched it here and there with exploring fingers, turned the ends neatly under out of harm’s way. A moment passed before the old man realized that his son was beside him. He raised his eyes, old and knowing and placid eyes and very blue. Joseph’s eyes were as blue, but they were fierce and curious with youth. Now that he had come before his father, Joseph hesitated to stand to his new heresy.

Incipit tratto da:
Title: To a God Unknown
Author: John Steinbeck
Publisher: Penguin
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Romanzo “profetico” che prende il titolo dal discorso tenuto da san Paolo nell’Areopago di Atene, Al Dio sconosciuto fu pubblicato nel 1933 e tradotto da Eugenio Montale nel 1946. Racconta la storia di un contadino, Joseph Wayne, che lascia la vecchia fattoria del Vermont per traversare l’America e stabilirsi insieme ai fratelli in una fertile vallata della California. Le vicende, talora cruente, che si susseguono nella “terra promessa” raggiunta da questo indecifrabile sacerdote-colono, danno luogo a un quadro di sapore pagano – primitivistico – che Steinbeck ammanta di una luce sacrale.
(Ed. Bompiani)

Cronologia opere e bibliografia di John Steinbeck

Nell’ombra e nella luce – Giancarlo De Cataldo

Incipit Nell’ombra e nella luce

Mentre la gloriosa giornata volgeva al termine, Emiliano Mercalli di Saint-Just, giovane capitano dei carabinieri reali, non poteva sapere che, molto presto, il passato che da due anni cercava invano di rimuovere gli avrebbe presentato il conto, e si sarebbe ritrovato faccia a faccia con il suo peggiore incubo: il Diaul.
Accadde sul far del tramonto.

Incipit tratto da:
Titolo: Nell’ombra e nella luce
Autore: Giancarlo De Cataldo
Casa editrice: Einaudi

Libri di Giancarlo De Cataldo

Copertina di Nell'ombra e nella luce di Giancarlo De Cataldo

Quarta di copertina / Trama

1848. Nella Torino di Carlo Alberto, che si accende a giorno con mille fanali per l’illuminazione a gas, un’ombra turba la festa. È l’ombra lunga di un demonio col naso d’argento, che somiglia a Scaramouche, ma strazia giovani donne. Il suo nome è solo sussurrato. Prima che la paura del misterioso Diaul generi rivolte, dovrà scendere in campo Emiliano Mercalli di Saint-Just, giovane ufficiale dei Carabinieri Reali, eroe di Pastrengo. Ma l’aitante Emiliano è un po’ confuso. Come fa il Diaul a riempire di terrore le notti dei buoni cittadini, se lo stesso Emiliano l’ha spedito da un pezzo all’Ospedale dei Pazzarelli? E oltretutto dopo una caccia all’uomo che gli ha fatto perdere il suo migliore amico, il molto sapiente medico-detective Gualtiero Lancefroid, e la bellissima, affascinante, troppo libera fidanzata, Naide Malarò, idolo dei teatri cittadini.
Con il maldestro, coraggioso, contraddittorio Emiliano di Saint-Just, chiamato a investigare su efferate uccisioni, opera di uno sfuggente criminale che somiglia a un diavolo, Giancarlo De Cataldo ci trasporta in una Torino divisa tra slancio progressista e reazione, nuove tecnologie e vecchi pregiudizi, inconsueta per l’occhio di oggi, ma nella quale è facile ambientarsi per la naturalezza e la precisione dei dettagli: da una nuova grande piazza appena costruita alla mefitica paludosa Vanchiglia, a un gran ballo a Palazzo Carignano, a un dinamicissimo Ghetto dove gli ebrei combattono per non diventare il capro espiatorio della rabbia e della paura di tutti. E sotto i nostri occhi, mentre un Cavour infuriato rischia di esser preso a bastonate dal reazionario duca di Pasquier, e le alte sfere consigliano al giovane carabiniere di cercare il colpevole preferibilmente negli strati piú bassi e «infami» della città, impartendogli una lezione di modernissimo controllo sociale, si svolge una vorticosa, molto attuale commedia umana. Le opposizioni private e pubbliche di gelosia e amore, obbedienza e libertà, viltà e coraggio, politica e crimine, tipiche del futuro carattere nazionale degli italiani, fanno qui le prove generali, come a teatro. E il Diaul, che sia un mostro malvagio, un assassino seriale o la pedina di un complotto politico, diventa la cifra, il luogo geometrico delle contraddizioni di tutti. Senza smettere di far paura, tutt’altro.
(Ed. Einaudi; Stile Libero Big)

Indice cronologico opere e bibliografia di Giancarlo De Cataldo