Corpo felice – Dacia Maraini

Avevo sei anni.

Incipit Corpo felice

Avevo sei anni. Ero a Kyoto. Non so perché quel pomeriggio mio padre era nervoso e mi ha incolpato di avere fatto cadere dell’inchiostro su un libro e averlo rovinato. Io il libro non l’avevo proprio toccato. Ma lui ha insistito che ero stata io e che mentivo per non farmi rimproverare. L’accusa mi è sembrata enorme e talmente ingiusta che ho pensato di suicidarmi per provargli che dicevo la verità. Poi ho riflettuto che era stupido morire solo per dimostrare la propria innocenza: l’avrei punito con un dolore bruciante, ma allo stesso tempo avrei impedito a me stessa di crescere e di curiosare sul mondo e sulle cose, il che mi dispiaceva. Allora ho deciso: sarei scappata di casa e non ci sarei tornata mai più.

Incipit tratto da:
Titolo: Corpo felice. Storia di donne, rivoluzioni e un figlio che se ne va
Autrice: Dacia Maraini
Casa editrice: Rizzoli

Libri di Dacia Maraini

Copertine di Corpo felice di Dacia Maraini

Quarta di copertina / Trama

Una madre che non ha avuto il tempo di esserlo. Un figlio mai cresciuto. Tra di loro, i giorni teneri e feroci, sognati eppure vividissimi che non hanno vissuto insieme. E un dialogo ininterrotto che racconta cosa significa diventare donne e uomini oggi.
A più di quarant’anni dai versi che hanno disegnato i contorni di un cambiamento possibile – “Libere infine di essere noi / intere, forti, sicure, donne senza paura” – Dacia Maraini riavvolge il filo di una storia tempestosa, quella al femminile, attraverso le parole di una madre a un figlio perduto, il suo, che cammina verso la maturità pur abitando solo nei ricordi. È così che l’immaginazione si fa più vera della realtà, come accade per tutte le donne che popolano i suoi libri – Marianna, Colomba, Isolina, Teresa – e sono arrivate a noi con le loro voci e i loro corpi. Corpi che non hanno mai smesso di cercare la propria via per la felicità, pieni di vita o disperati per la sua assenza, amati o violati, santificati o temuti, quasi sempre dagli altri, gli uomini. Ed è proprio a loro che parlano queste pagine. Agli occhi di un bambino maschio non ancora uomo. Per ricordare a lui e a tutti noi, sul filo sottile ma resistente della memoria, che solo quando l’amore arriva a illuminare le nostre vite, quello tra i sessi non sarà più uno scontro ma l’incontro capace di cambiare le regole del gioco.
(Ed. Rizzoli)

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Tre donne – Dacia Maraini

Incipit Tre donne

Odio i diari ma come una scema ne tengo uno in mano e ci scrivo pure, il problema è dove cavolo nasconderlo, mia madre per fortuna non è curiosa, ma mia nonna sì, una scimmia che ficca il naso dappertutto, anche se non mi denuncerebbe mai, la pensa come me, ma non mi va che legge quello che scrivo, questa è proprietà privata, vietato entrare, via, sciò! ho rotto con un martello la parete che è abbastanza spessa e poi ho chiuso il buco con una lastra di ferro che scivola in su e in giù e si può aprire e chiudere con un lucchetto attaccato a un chiodo dalla testa a occhiello e questo mi basta, poi ci ho appeso un quadro sopra e buonanotte, una abitudine che mi è rimasta da quando ero bambina: un diario, mia madre quando ci sono di mezzo libri o quaderni è sempre lì che mi dice: leggi! scrivi! e io con le mie piccole mani che neanche riuscivano a tenere in piedi una penna, provavo per fare piacere a lei, buttavo giù disegni, ghirigori, e alcune parole con una scrittura da cane ammaestrato, una malattia di famiglia, una sciagurata abitudine che mi ha contagiata come una malattia, ci sono le malattie di famiglia, no? eccomi qui col quaderno in mano, come mia nonna prima e poi mia madre, anche se mia nonna per tanti anni è stata sul palcoscenico e non le piace scrivere, ma parlare sì e così registra i suoi pensieri, un diario sonoro insomma, mio nonno prima di morire pare che scriveva poesie e la incoraggiava a mettere i pensieri sulla carta, mio padre, che è morto di leucemia sui trentotto anni, scriveva pure lui: articoli di sport, così dice mia madre, che io me lo ricordo appena perché è andato via quando avevo tre anni e mia madre è rimasta sola e ha dovuto mettersi a lavorare, e che poteva fare, visto che per lei scrivere e leggere in varie lingue era come respirare? la traduttrice, è chiaro! non poteva fare altro, lavorava e lavora tredici ore al giorno, praticamente si dimentica di mangiare per stare dietro alle parole… il fatto è che la pagano poco e sta sempre in bolletta, meno male che mia nonna guadagna qualcosa con le iniezioni, è così brava che la conoscono in tutto il quartiere e la chiamano da tutte le parti.

Incipit tratto da:
Titolo: Tre donne. Una storia d’amore e disamore
Autrice: Dacia Maraini
Casa editrice: Rizzzoli

Libri di Dacia Maraini

Copertina di Tre donne di Dacia Maraini

Quarta di copertina / Trama

Ogni donna è una voce, uno sguardo, una sensibilità unica e irripetibile. Lo sono anche Gesuina, Maria e Lori, una nonna, una madre e una figlia forzate dalle circostanze a convivere in una casa stregata dall’assenza prolungata di un uomo. Tanto Gesuina, più di sessant’anni e un’instancabile curiosità per il gioco dell’amore, è aperta e in ascolto del mondo, quanto Maria, sua figlia, vorrebbe fuggire la realtà, gli occhi persi tra le carte di traduttrice e i sentimenti rarefatti rivolti a un altrove lontano. Il ponte tra questi due universi paralleli è Lori, sedici anni fatti di confusione e rivolta, che del cuore conosce solo il ritmo istintivo dell’adolescenza. Ma il fragile equilibrio che regola la quotidianità di queste tre generazioni è destinato a incrinarsi quando un uomo irrompe nelle loro vite, e ristabilirne uno nuovo significherà abbandonarsi alla forma più pura di passione, quella per la libertà.
Tre donne illumina i percorsi nascosti e gli equilibri impossibili del desiderio, li fotografa con un taglio inedito che ne coglie le delicate sfumature in tutte le età della vita.
(Ed. Rizzoli)

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Se un personaggio bussa alla mia porta – Dacia Maraini

Parlo, quindi scrivo.

Incipit Se un personaggio bussa alla mia porta. “Come si racconta…”

Parlo, quindi scrivo. Lo pensano in molti. È un equivoco molto comune, e deriva dal fatto che per parlare e per scrivere usiamo gli stessi strumenti: parole, lettere, segni. In superficie, può sembrare che la scrittura sia una sorta di estensione della parola parlata. Invece, tra le due c’è una distanza abissale, e chi desideri introdursi nel mondo della scrittura deve entrare proprio in questa distanza, comprenderla, percorrerla a fondo.
La scrittura è un artificio che si affina col tempo. Non si nasce sapendo scrivere, né lo si apprende tanto facilmente. Mentre si nasce sapendo mangiare, sorridere, piangere, ascoltare. La distanza tra oralità e scrittura è fatta di tempo, di impegno, di consapevolezza, di preparazione e si apre in un mondo di segni, che cambiano peso e significato ogni momento.

Incipit tratto da:
Titolo: Se un personaggio bussa alla mia porta. “Come si racconta…”
Autrice: Dacia Maraini
Casa editrice: Rai Eri

Libri di Dacia Maraini

Copertina di Se un personaggio bussa alla mia porta di Dacia Maraini

Quarta di copertina / Trama

Quando un personaggio, «dopo aver bevuto il caffè, mi chiede la cena e poi un letto per dormire, vuol dire che si è accampato nella mia immaginazione, nella mia testa»: così Dacia Maraini illustra, in questa breve, profonda lezione di scrittura, un momento cruciale della creazione narrativa. Racconta come sono nati alcuni dei suoi protagonisti, quali sono le funzioni che assolvono nella trama, con quali metodi delinea la loro personalità, come gioca con i dettagli del loro aspetto, con il loro linguaggio… e anche cosa non bisogna mai fare.
Ne nasce un percorso attraverso i suoi romanzi, popolati da figure tra le più vivide e amate della letteratura italiana, arricchito dall’appassionata testimonianza di una lettrice vorace e curiosa, attenta al presente ma legata al fascino dei classici, capace di coinvolgerci fino all’ultima pagina in una lezione di scrittura che è anche e prima di tutto una lezione di lettura, e di osservazione attenta della realtà.
(Ed. Rai Eri)

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