Incipit La casa sulla collina
La Casa sulla collina era in fermento.
Incipit tratto da:
I camion degli operai risalivano il lungo viale coperto di ghiaia. Dalle due sponde opposte del fiume erano state convocate due squadre di idraulici per rimettere in sesto i cinque bungalow dietro la casa padronale, e gli uomini non si stavano simpatici. In un bungalow bisognava sostituire in tutta fretta le finestre, in un altro una famiglia di topi campagnoli aveva rosicchiato i cavi elettrici. Il tuttofare, che non viveva sulla proprietà, era talmente sopraffatto dallo stato delle cose che si era ritirato sotto l’ampia veranda a mangiare a morsi decisi un panino col formaggio. La padrona di casa, Masha, aveva abbassato le tende nel suo studio al pianterreno per sottrarsi alla cacofonia delle attrezzature moderne e delle sonore imprecazioni rurali. Di tanto in tanto dava un’occhiata fuori e prendeva nota delle superfici da spazzare, una volta andati via gli operai. Natasha (che preferiva essere chiamata Nat), la figlia di otto anni, era di sopra, illuminata dallo schermo nell’oscurità della sua stanza, dentro un solitario mondo pubblico tutto suo.
L’unico membro felice della famiglia era Alexander Borisovich Senderovsky, per gli amici Sasha. Dovremmo scrivere «felice» con un asterisco. Era contemporaneamente agitato ed emozionato. Una tempesta aveva fatto cadere i pesanti rami di due alberi defunti del viale, spargendo ovunque sul pratone la carie bianca del legno. A Senderovsky piaceva dilungarsi sulla natura entropica della proprietà, e spiegare come a ogni forma di vita fosse consentito di svilupparsi a modo suo: arbusti di sommacchi che sgomitavano per scacciare piante più nobili, l’edera che avvelenava il perimetro, le marmotte che devastavano il giardino. Ma i rami morti sparsi ovunque conferivano alla Casa sulla collina un che di apocalittico, esattamente ciò da cui i suoi ospiti cercavano di fuggire venendo a rifugiarsi lì. Accampando un mal di schiena, il tuttofare non faceva niente per eliminare i rami, e il cosiddetto uomo degli alberi era scomparso. Con i pantaloni della tuta e una vestaglia dai colori sgargianti, Senderovsky aveva provato a spostare personalmente uno di quei rami dall’aria preistorica, ma al primissimo tentativo aveva temuto un’ernia.
Titolo: La casa sulla collina
Autore: Gary Shteyngart
Traduzione: Katia Bagnoli
Titolo originale: Our Country Friends
Casa editrice: Guanda
In copertina: illustrazione © Raphaëlle Martin
Grafica: Laura Dal Maso/theWorldofDOT
Incipit Our Country Friends
The House on the Hill was in a tizzy.
Title: Our Country Friends
Workmen’s trucks streamed up the long gravel driveway. Two sets of plumbers from both sides of the river had been summoned to dewinterize the five bungalows behind the main house, and they did not care for one another. A broken set of windows in one bungalow had to be replaced posthaste, and a family of field mice had chewed through the electrical cable powering another. The handyman, who did not live on the property, was so overwhelmed by the state of affairs, he retreated to the extensive covered porch to eat a cheese sandwich in long deliberative bites. The mistress of the house, Masha, had lowered the shades in her first-floor office to escape the cacophony of modern tools and loud country cursing. At times, she would peek out to note the surfaces that would have to be wiped down after the workmen left. Natasha (who liked to go by Nat), her eight-year-old daughter, was upstairs, illuminated by a screen in the darkness of her room, in a lonely public world of her own.
The only happy member of the household was Alexander Borisovich Senderovsky, known as Sasha to his friends. “Happy,” we should say, with an asterisk. He was agitated as well as excited. A windstorm had brought down the heavy branches of two dead trees flanking the driveway, scattering the vast front lawn with their dead white rot. Senderovsky liked to expound at length upon the “entropic” nature of his estate, the way all manner of growth was allowed to go its own way, sumacs elbowing out more well-heeled plants, ivy poisoning the perimeter, groundhogs bringing destruction upon the gardens. But the scattering of dead tree limbs made the House on the Hill look apocalyptic, the very thing Senderovsky’s guests were coming up to escape. The handyman claimed a bad back and was not handy enough to remove all the tree limbs on his own, and the so-called tree guy had gone missing. Senderovsky, in his athletic pants and wildly colored dressing gown, had tried to move one of these prehistoric-looking branches himself, but the very first heave made him fear a hernia.
Author: Gary Shteyngart
Language: English
Quarta di copertina / Trama
Nei mesi del lockdown, la tenuta di campagna degli immigrati ebrei sovietici Sasha e Masha Senderovsky diventa una destinazione ambita. Alla coppia e alla figlia adottiva Nat, una bambina di otto anni ansiosa e brillante, più interessata alla sua identità asiatica che alle lezioni di russo imposte dalla madre, si uniscono Dee, ex studentessa di Sasha specializzata nel provocare i benpensanti, L’Attore, divo hollywoodiano in incognito, e tre compagni di liceo di Sasha: Karen, multimilionaria creatrice di un’app di successo, Ed, erede di una ricca famiglia coreana, e Vinod, scrittore mancato. Nella piccola colonia lungo il fiume Hudson – rifugio dal virus come in un moderno Decameron, ma anche asfittica clausura da reality show, isola progressista sotto assedio nell’America trumpiana e decadente dacha cechoviana – si inseguono nostalgie e risentimenti, amori decennali inconfessati e nuove passioni scatenate da un Cupido digitale. Ma su tutto incombono la paura del contagio e i problemi finanziari del padrone di casa, la cui carriera di scrittore comico è tutt’altro che in ascesa. Per conservare l’adorata tenuta deve convincere L’Attore a trasformare la sua sceneggiatura in una serie televisiva, impresa per cui sembra disposto a sacrificare tutto: amicizie, dignità e perfino la moglie.
In questo nuovo romanzo Gary Shteyngart scatena il suo umorismo caustico contro le paranoie, le ipocrisie e i vezzi di un gruppo di privilegiati, ma al tempo stesso coglie il clima universale di quei mesi, la sospensione di progetti e legami, la forza di ciò che davvero conta e ci unisce.
(Ed. Guanda)