La forma della paura – Giancarlo De Cataldo e Mimmo Rafele

Incipit La forma della paura

Il giorno in cui l’esercito regolare croato riprese Knin e l’operazione Tempesta spazzò via la Repubblica serba di Krajina, quello stesso giorno il Comandante uccise quattro dei suoi uomini migliori. Si erano persi di vista sulle alture intorno a città, mentre la sua banda e quella di Pilic davano la caccia ai pochi serbi armati che s’intestardivano a resistere alle truppe di Franjo Tudman. La tenacia disperata dei serbi riempiva di ammirazione il Comandante. Anche se un complesso gioco di circostanze lo aveva obbligato a schierarsi dalla parte di Zagabria, le sue simpatie andavano a quei combattenti spietati ma al tempo stesso leali che, in fondo, non facevano che difendere la propria vita. Purtroppo per loro, i molteplici interessi del Comandante non prevedevano, in quel momento, nessuna forma di collaborazione con i serbi di Krajina: altrimenti, forse, la vicenda avrebbe preso tutt’altro corso.

Incipit tratto da:
Titolo: La forma della paura
Autore: Giancarlo De Cataldo e Mimmo Rafele
Casa editrice: Einaudi

Libri di Giancarlo De Cataldo

Copertina di La forma della paura di Giancarlo De Cataldo e Mimmo Rafele

Quarta di copertina / Trama

È il Comandante che dà forma alla paura. Governa con mente lucida una corte di mercenari, sbirri corrotti, politicanti spregiudicati.
E una bellissima donna senza pietà.
Si infiltra nel cuore dello Stato.
Coltiva accortamente l’odio. Manipola il terrore vero e quello virtuale. E se un cucciolo del Maggio, un po’ sbadato, si innamora della donna sbagliata e rischia di lasciarci le penne, peggio per lui. Ma il cucciolo ha la pelle dura. E un potente alleato. Lupo. Un poliziotto che sta dalla parte giusta. L’uomo che conosce meglio di chiunque altro il Comandante.
E non lo teme.
(Ed. Einaudi; Stile libero Big)

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Nelle mani giuste – Giancarlo De Cataldo

L’uomo che dovevamo eliminare si faceva chiamare Settecorone.

Incipit Nelle mani giuste

L’uomo che dovevamo eliminare si faceva chiamare Settecorone. Sicuro di sé fino alla spavalderia, si nascondeva in un casolare in un pieno territorio dei Casalesi, dalla parte degli infedeli, protetto da una rete d’informatori che avrebbero dovuto garantirgli l’inviolabilità del nascondiglio. Per sua disgrazia, uno di costoro, un mariulo di Acerra, era da tempo sul libro paga della Catena. Il Vecchio aveva girato la pratica a Stalin Rossetti.

Incipit tratto da:
Titolo: Nelle mani giuste
Autore: Giancarlo De Cataldo
Casa editrice: Einaudi

Libri di Giancarlo De Cataldo

Copertina di Nelle mani giuste di Giancarlo De Cataldo

Quarta di copertina / Trama

In seguito, per quanto cercasse di frugare nella memoria, ripercorrendo passo passo i momenti di quella conversazione che non avrebbe esitato a definire «surreale», in seguito Stalin Rossetti non sarebbe mai riuscito a determinare con esattezza la paternità dell’idea. Era stato lui a suggerirla o il mafioso? O ci erano arrivati insieme, ragionando con diligenza matematica sui pochi elementi di valutazione dei quali disponevano? O era stata la disperazione a impossessarsi delle loro menti? Sta di fatto che a un certo punto l’idea si materializzò. Aveva la forma inconfondibile della Torre di Pisa. Il riflesso cangiante della Cupola di San Pietro nelle meravigliose ottobrate romane. L’eleganza composta e distaccata della Loggia de’ Lanzi. Aveva il volto desiderabile della pura bellezza. Era la bellezza. La bellezza rovinata. La bellezza corrotta. Era l’Italia, in fondo.
(Ed. Einaudi; Stile Libero Big)

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Romanzo criminale – Giancarlo De Cataldo

Se ne stava rannicchiato fra due auto in sosta e aspettava il prossimo colpo cercando di coprirsi il volto

Incipit Romanzo criminale

Se ne stava rannicchiato fra due auto in sosta e aspettava il prossimo colpo cercando di coprirsi il volto. Erano in quattro. Il più cattivo era il piccoletto, con uno sfregio di coltello lungo la guancia. Tra un assalto e l’altro scambiava battute al cellulare con la ragazza: la cronaca del pestaggio. Menavano alla cieca, per fortuna. Per loro era solo un gran divertimento. Pensò che potevano essergli figli. A parte il negro, si capisce. Pischelli sbroccati. Pensò che qualche anno prima, solo a sentire il suo nome, si sarebbero sparati da soli, piuttosto che affrontare la vendetta. Qualche anno prima. Quando i tempi non erano ancora cambiati. Un attimo fatale di distrazione. Lo scarpone chiodato lo prese alla tempia. Scivolò nel buio.

Incipit tratto da:
Titolo: Romanzo criminale
Autore: Giancarlo De Cataldo
Casa editrice: Einaudi

Libri di Giancarlo De Cataldo

Copertina di Romanzo criminale di Giancarlo De Cataldo

Quarta di copertina / Trama

Un’organizzazione nascente, spietata e sanguinaria, dalle periferie cerca la conquista del cielo. Tre giovani eroi maledetti, che hanno un sogno ingenuo e terribile. Un poliziotto molto deciso, un coro di malavitosi, giocatori d’azzardo, criminologi, giornalisti, giudici, cantanti, mafiosi, insieme a pezzi deviati del potere e terroristi neri. E il più esclusivo bordello in città. Un romanzo epico di straordinaria potenza, il cuore occulto della Storia d’Italia messo a nudo.
(Ed. Einaudi; Stile Libero Big)

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Da questo romanzo il film Romanzo criminale per la regia di Michele Placido (2005)