Olalla – Robert Louis Stevenson

Incipit Olalla

“Adesso” disse il dottore “la mia parte è fatta e posso dire, con una certa vanità, fatta bene. Non vi rimane che andarvene da questa città fredda e velenosa, e concedervi due mesi d’aria pura e di coscienza tranquilla. Quest’ultima, è affar vostro. Per la prima, credo di potervi aiutare. È un caso piuttosto strano; proprio l’altro giorno il Padre è tornato dalla campagna, e poiché siamo vecchi amici, sebbene le altre professioni siano l’una il contrario dell’altra, si è rivolto a me per certi suoi parrocchiani, che si trovano in angustie. Si tratta di una famiglia… ma voi non conoscete la Spagna, e conoscete appena gli stessi nomi dei nostri nobili; e allora, basti ch’io vi dica che una volta erano gente d’importanza, e ora sono sull’orlo della miseria. Non possiedono più che una residencia, e certe leghe di montagne deserte, nella maggior parte delle quali nemmeno una capra potrebbe trovar di che vivere. Ma la casa è bella è antica, ed è molto in alto sulle montagne, in luogo assai salubre; e non appena sentii le parole del mio amico, mi ricordai di voi. Gli dissi che avevo un ufficiale ferito, ferito per la buona causa, che adesso era in grado di muoversi; e gli proposi che i suoi amici vi prendessero come pensionante. Subito il viso del Padre si fece scuro, come avevo maliziosamente previsto. Non c’era neppure da pensarci, disse “E allora, che muoiano di fame” dissi io, “perché non ho nessuna simpatia per l’orgoglio degli straccioni.” E così ci lasciammo, non molto contenti l’uno dell’altro; ma ieri con mia meraviglia, il Padre ritornò e riconobbe una cosa; s’era informato, disse, e la difficoltà era minore che non avesse temuto; o, in altre parole, quella gente orgogliosa, aveva messo da parte il suo orgoglio. Gli tornai a fare la mia offerta; e, a condizione che approviate, ho preso un appartamento per voi nella residencia. L’aria dei monti rinnoverà il vostro sangue; e la quiete nella quale vivrete vale tutte le maldicenze del mondo.”

Incipit tratto da:
Titolo: Olalla
Autore: Robert Louis Stevenson
Traduzione: Aldo Camerino
Titolo originale: Olalla
Casa editrice: Mondadori su licenza Einaudi

Libri di Robert L. Stevenson

Copertine di Olalla di Robert Louis Stevenson

Incipit Olalla

‘Now,’ said the doctor, ‘my part is done, and, I may say, with some vanity, well done. It remains only to get you out of this cold and poisonous city, and to give you two months of a pure air and an easy conscience. The last is your affair. To the first I think I can help you. It fells indeed rather oddly; it was but the other day the Padre came in from the country; and as he and I are old friends, although of contrary professions, he applied to me in a matter of distress among some of his parishioners. This was a family — but you are ignorant of Spain, and even the names of our grandees are hardly known to you; suffice it, then, that they were once great people, and are now fallen to the brink of destitution. Nothing now belongs to them but the residencia, and certain leagues of desert mountain, in the greater part of which not even a goat could support life. But the house is a fine old place, and stands at a great height among the hills, and most salubriously; and I had no sooner heard my friend’s tale, than I remembered you. I told him I had a wounded officer, wounded in the good cause, who was now able to make a change; and I proposed that his friends should take you for a lodger.Instantly the Padre’s face grew dark, as I had maliciously foreseen it would. It was out of the question, he said. Then let them starve, said I, for I have no sympathy with tatterdemalion pride. There-upon we separated, not very content with one another; but yesterday, to my wonder, the Padre returned and made a submission: the difficulty, he said, he had found upon enquiry to be less than he had feared; or, in other words, these proud people had put their pride in their pocket. I closed with the offer; and, subject to your approval, I have taken rooms for you in the residencia. The air of these mountains will renew your blood; and the quiet in which you will there live is worth all the medicines in the world.’

Incipit tratto da:
Title: Olalla
Author: Robert Louis Stevenson
Publisher: eBooks@Adelaide
Language: English

Quarta di copertina / Trama

“La situazione è assolutamente classica; anzi epica, paladinesca; dovessimo cercare una fonte psicologica e simbolica a questo racconto, dovremmo pensare ad una chanson de geste corrotta – non in senso filologico, ma per l’appunto sfatta, depravata, maliziosa”. Così scriveva Giorgio Manganelli presentando al lettore questo racconto poco noto di Robert Luis Stevenson; e Italo Calvino, ospitandolo nella celebre collana “Centopagine” che dirigeva per l’editore Einaudi, si chiedeva se tra le fonti di Stevenson non ci fosse stato il “Manoscritto trovato a Saragozza” di Potocki, in quanto “la Spagna in cui Stevenson fa svolgere il suo racconto “Olalla” è la stessa di Potocki, sia per l’epoca storica sia come teatro d’incarnazioni diaboliche”.
(Ed. Passigli)

Cronologia opere e bibliografia di Robert L. Stevenson

Un tetto per la notte – Robert Louis Stevenson

S’era agli ultimi di novembre del 1456

Incipit Un tetto per la notte

S’era agli ultimi di novembre del 1456. La neve cadeva su Parigi con implacabile pertinacia: ora il vento la faceva mulinare in vortice leggeri, ora riprendeva il sopravvento la monotonia dei fiocchi che cadevano l’uno sull’altro nell’aria buia, silenti, vorticosi, incessanti. Levando al cielo le umide sopracciglia, i poveretti si chiedevano sbigottiti donde potesse venirne giù tanta. Quella sera Mastro François Villon s’era posto un dilemma mentre guardava fuori dalla finestra della taverna: si trattava di Giove che spennava oche su nell’Olimpo, o erano forse gli angeli che facevano la muta delle penne? Lui, aggiungeva, era solo un Mastro d’Arte e poiché la faccenda investiva in certo senso il divino, non s’azzardava a trarre conclusioni. Un prete di Montargis, un vecchiaccio balzano che era della combriccola, costrinse il giovane birbante a tracannare una bottiglia di vino brindando a tale quesito e ai lazzi che l’avevano accompagnato, e giurò sulla sua barba bianca che anche lui, all’età di Villon, era stato un botolo irriverente.

Incipit tratto da:
Titolo: Un tetto per la notte: un racconto su Francis Villon
Autore: Robert Louis Stevenson
Traduzione: Attilio Brilli
Titolo originale: A lodging for the night
Casa editrice: Mondadori

Libri di Robert L. Stevenson

Copertine di Un tetto per la notte di Robert Louis Stevenson


Incipit A lodging for the night

It was late in November 1456. The snow fell over Paris with rigorous, relentless persistence; sometimes the wind made a sally and scattered it in flying vortices; sometimes there was a lull, and flake after flake descended out of the black night air, silent, circuitous, interminable. To poor people, looking up under moist eyebrows, it seemed a wonder where it all came from. Master Francis Villon had propounded an alternative that afternoon, at a tavern window: was it only Pagan Jupiter plucking geese upon Olympus? or were the holy angels moulting? He was only a poor Master of Arts, he went on; and as the question somewhat touched upon divinity, he durst not venture to conclude. A silly old priest from Montargis, who was among the company, treated the young rascal to a bottle of wine in honour of the jest and the grimaces with which it was accompanied, and swore on his own white beard that he had been just such another irreverent dog when he was Villon’s age.

Incipit tratto da:
Title: A lodging for the night: a story of Francis Villon
Author: Robert Louis Stevenson
Publisher: eBooks@Adelaide
Language: English

Quarta di copertina / Trama

C’è qualcosa di fatale nell’incontro tra l’autore de L’isola del tesoro e il poeta ‘maledetto’ François Villon. Il poeta francese, esperto in enigmi, beffe e provocazioni, rappresentava un’attrattiva molto forte per il giovane Stevenson, che su di lui aveva già scritto alcuni saggi ammirativi. In questo racconto poco noto del 1877, egli lo segue in una Parigi coperta di neve, tra gozzoviglie e omicidi, nella peregrinazione notturna in cerca di un alloggio, nell’empatico e divertito incontro con le circostanze disgraziate di una vita errabonda del geniale delinquente.
(Ed. Ibis)

Cronologia opere e bibliografia di Robert L. Stevenson

Weir di Hermiston – Robert L. Stevenson

Incipit Weir di Hermiston

Nella periferia selvaggia di un distretto di brughiere, nascono agli sguardi di ogni umana dimora, sorge fra le eriche un tumolo, e poco lontano, a est, sul pendio della collina, una lapide che reca incisi alcuni versi semicancellati. Fu qui che Claverhouse in persona sparò al tessitore di Balweary raccolto in preghiera, e lo scalpello della Morte ha rintoccato contro quella solitaria lapide. La storia pubblica e quella privata hanno dunque segnato con un dito insanguinato questa cavità tra le colline, e dal giorno in cui Cameroniano, inconsapevolmente e senza rimpianti, rese qui lo spirito a Dio duecento anni or sono or sono in un accesso di ebbra follia, il silenzio muschioso è stato infranto ancora una volta dal fragore delle armi e dal rantolo di un morente.
(Introduzione)

Incipit tratto da:
Titolo: Weir di Hermiston
Autore: Robert Louis Stevenson
Traduzione: Franco Marucci
Titolo originale: Weir of Hermiston
Casa editrice: Mondadori

Libri di Robert L. Stevenson

Copertine di Weir di Hermiston di Robert L. Stevenson

Incipit Weir of Hermiston

In the wild end of a moorland parish, far out of the sight of any house, there stands a cairn among the heather, and a little by east of it, in the going down of the brae-side, a monument with some verses half defaced. It was here that Claverhouse shot with his own hand the Praying Weaver of Balweary, and the chisel of Old Mortality has clinked on that lonely gravestone. Public and domestic history have thus marked with a bloody finger this hollow among the hills; and since the Cameronian gave his life there, two hundred years ago, in a glorious folly, and without comprehension or regret, the silence of the moss has been broken once again by the report of firearms and the cry of the dying.
(Introduction)

Incipit tratto da:
Title: Weir of Hermiston
Author: Robert Louis Stevenson
Publisher: eBooks@Adelaide
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Nel 1950, commemorando il centenario della nascita di Robert Louis Stevenson, mentre la ricorrenza passava nella disattenzione delle lettere italiane, Silvio D’Arzo si diceva convinto che Stevenson sarebbe ritornato trionfante, non poteva non ritornare, perché, scriveva: «noi possiamo anche non amare noi stessi, ma non potremo mai non amare la nostra fanciullezza e tutto ciò che la fanciullezza vuol dire». Facile la profezia di D’Arzo (morto lui stesso non lontano dalla fanciullezza dopo aver scritto uno dei più bei racconti italiani, e fogli di un quaderno di letture di inesausto incanto), oggi Stevenson è tornato, eppure ancora, giunti al centenario della morte, si stenta – in Italia almeno – ad allegarlo automaticamente nella schiera dei grandi. Nell’epoca del racconto giallo (che lo scozzese considerava un troppo asettico artificio) e dello schermo, la sua forza romanzesca urta il buonsenso: senza far appello ad alcun manierismo neogotico, la sua pagina, passata di una patina di antico come se sempre fosse un vecchio manoscritto ritrovato, incatena oltre ogni senso critico l’intelletto più disincantato. Convince a credenze cui non si è più abituati: «Il bene e il male sono illusioni: nella vita c’è solo il destino»; « Alcuni posti parlano con voce distinta. Certi giardini stillanti reclamano a tutti i costi un delitto; certe vecchie case esigono di essere popolate da fantasmi; certe coste sono messe da parte per i naufraghi. Sembrano ancora in attesa della leggenda giusta. La stessa cosa avviene coi nomi e i volti». Weir di Hermiston, che Stevenson considerava il suo capolavoro, è l’ultima opera alla quale lavorò, lasciandola incompiuta, fino all’ultimo giorno di vita. Nacque dal ritratto, ammirato in gioventù, di un giudice inflessibile: un volto di «un vecchio signore inumano e intrepido», modellato dalla vita, cioè dal destino. E racconta dello scontro tragico tra un grande padre, e un figlio oppresso e a lui eguale; nella Scozia tra Sette e Ottocento; in un’epoca, cioè, in cui non era affatto ovvio che per crescere occorresse uccidere l’immagine del padre.
(Ed. Sellerio; La memoria)

Cronologia opere e bibliografia di Robert L. Stevenson