Puttane assassine – Roberto Bolaño

Incipit Puttane assassine

Così vanno le cose, Mauricio Silva, detto l’Ojo, aveva sempre cercato di fuggire la violenza anche a rischio di essere considerato un vigliacco, ma la violenza, la vera violenza, non si può fuggire, o almeno non possiamo farlo noi, nati in America latina negli anni Cinquanta, noi che avevamo una ventina d’anni quando morì Salvador Allende.
Il caso dell’Ojo è paradigmatico ed esemplare e forse non è male ricordarlo, soprattutto adesso che sono passati tanti anni.
Nel gennaio del 1974, quattro mesi dopo il colpo di Stato, l’Ojo Silva se ne andò dal Cile. Prima si fermò a Buenos Aires, poi la brutta aria che tirava nella vicina repubblica lo spinse in Messico, dove visse un paio d’anni e dove lo conobbi io.
Non era come la maggior parte dei cileni che vivevano allora nel Distrito Federal: non si vantava di aver partecipato a una resistenza più fantomatica che reale, non frequentava gli ambienti degli esuli.

Incipit tratto da:
Titolo: Puttane assassine
Autore: Roberto Bolaño
Traduzione: Ilide Carmignani
Titolo originale: Putas asesinas
Casa editrice: Adelphi

Libri di Roberto Bolaño

Puttane assassine di Roberto Bolaño

Incipit Putas asesinas

Lo que son las cosas, Mauricio Silva, llamado el Ojo, siempre intentó escapar de la violencia aun a riesgo de ser considerado un cobarde, pero de la violencia, de la verdadera violencia, no se puede escapar, al menos no nosotros, los nacidos en Latinoamérica en la década de los cincuenta, los que rondábamos los veinte años cuando murió Salvador Allende.
El caso del Ojo es paradigmático y ejemplar y tal vez no sea ocioso volver a recordarlo, sobre todo cuando ya han pasado tantos años.
En enero de 1974, cuatro meses después del golpe de Estado, el Ojo Silva se marchó de Chile. Primero estuvo en Buenos Aires, luego los malos vientos que soplaban en la vecina república lo llevaron a México, en donde vivió un par de años y en donde lo conocí.
No era como la mayoría de los chilenos que por entonces vivían en el DF: no se vanagloriaba de haber participado en una resistencia más fantasmal que real, no frecuentaba los círculos de exiliados.

Título : Putas asesinas
Autor : Roberto Bolaño
Lengua : Español

Quarta di copertina / Trama

«La violenza, la vera violenza, non si può fuggire, o almeno non possiamo farlo noi, nati in America latina negli anni Cinquanta, noi che avevamo una ventina d’anni quando morì Salvador Allende»: fin dalla soglia del primo di questi tredici racconti, Bolaño mette le carte sul tavolo. In tutti si manifesta infatti una qualche forma di violenza, alla quale nessuno (che sia vittima o carnefice) potrà sottrarsi: né il nerboruto giovanotto che pagherà caro l’aver seguito una donna per concupiscenza o vanità; né il fotografo che cerca di salvare due bambini indiani rinchiusi in un bordello per omosessuali; né il padre di B. (trasparente controfigura dell’autore) che durante una vacanza ad Acapulco si siede a giocare a carte con la gente sbagliata; né quel Lalo Cura (lo ritroveremo in 2666) che da bambino viene portato dalla madre sui set dei film a luci rosse da lei interpretati; né il fantasma dell’uomo che assiste alla vendita del proprio cadavere a un necrofilo – né il narratore stesso, costretto alla crudele erranza dell’esilio. Giocando, come sempre, sui registri più vari – dal malinconico al grottesco, dal pornografico al fantastico, dall’ossessivo al comico –, Bolaño ci offre qui una sorta di sintesi della sua opera, trasformando ognuno di noi lettori (come ha scritto «The Observer») in «un voyeur, avido di vite travagliate e di fantasmi».
(Adelphi; Fabula)

Cronologia opere e bibliografia di Roberto Bolaño

Notturno cileno – Roberto Bolaño

Incipit Notturno cileno

Ora muoio, ma ho ancora molte cose da dire. Ero in pace con me stesso. Muto e in pace. Ma all’improvviso le cose sono emerse. La colpa è di quel giovane invecchiato. Io ero in pace. Ora non sono più in pace. Bisogna chiarire certi punti. Quindi mi appoggerò su un gomito e solleverò la testa, la mia nobile testa tremante, e cercherò nell’angolo dei ricordi quelle azioni che mi giustificano e perciò smentiscono le infamie che il giovane invecchiato ha sparso in giro a mio discredito in una sola notte fulminea. A mio presunto discredito. Bisogna essere responsabili. È tutta la vita che lo dico. Abbiamo l’obbligo morale di essere responsabili delle nostre azioni e anche delle nostre parole e perfino dei nostri silenzi, sì, dei nostri silenzi, perché anche i silenzi salgono al cielo e Dio li sente e solo Dio li comprende e giudica, per cui molta attenzione ai silenzi. Io sono responsabile di tutto. I miei silenzi sono immacolati. Che sia chiaro. Ma soprattutto che sia chiaro a Dio. Il resto è trascurabile. Dio no. Non so di cosa sto parlando. A volte mi sorprendo appoggiato su un gomito. Divago e sogno e cerco di essere in pace con me stesso. Ma a volte dimentico perfino il mio nome. Mi chiamo Sebastián Urrutia Lacroix. Sono cileno. I miei antenati, da parte di padre, erano originari della Biscaglia o dei Paesi Baschi o di Euskadi, come si dice oggi. Da parte di madre provengo dalle dolci terre di Francia, da un villaggio il cui nome significa Uomo in terra o Uomo a piedi, il mio francese, in queste ore finali, non è più buono come un tempo. Ma ho ancora la forza di ricordare e di rispondere alle offese di quel giovane invecchiato che all’improvviso si è presentato alla porta di casa mia e senza la minima provocazione e del tutto inopinatamente mi ha coperto di insulti. Questo sia chiaro. Io non cerco lo scontro, non l’ho mai cercato, io cerco la pace, la responsabilità delle azioni e delle parole e dei silenzi. Sono un uomo ragionevole. Sono sempre stato un uomo ragionevole.

Incipit tratto da:
Titolo: Notturno cileno
Autore: Roberto Bolaño
Traduzione: Ilide Carmignani
Titolo originale: Nocturno de Chile
In copertina: Chile, Valparaíso (1979). Foto di Sergio Larrain
Casa editrice: Adelphi

Libri di Roberto Bolaño

Notturno cileno di Roberto Bolaño

Incipit Nocturno de Chile

Ahora me muero, pero tengo muchas cosas que decir todavía. Estaba en paz conmigo mismo. Mudo y en paz. Pero de improviso surgieron las cosas. Ese joven envejecido es el culpable. Yo estaba en paz. Ahora no estoy en paz. Hay que aclarar algunos puntos. Así que me apoyaré en un codo y levantaré la cabeza, mi noble cabeza temblorosa, y rebuscaré en el rincón de los recuerdos aquellos actos que me justifican y que por lo tanto desdicen las infamias que el joven envejecido ha esparcido en mi descrédito en una sola noche relampagueante. Mi pretendido descrédito. Hay que ser responsable. Eso lo he dicho toda mi vida. Uno tiene la obligación moral de ser responsable de sus actos y también de sus palabras e incluso de sus silencios, sí, de sus silencios, porque también los silencios ascienden al cielo y los oye Dios y sólo Dios los comprende y los juzga, así que mucho cuidado con los silencios. Yo soy responsable de todo. Mis silencios son inmaculados. Que quede claro. Pero sobre todo que le quede claro a Dios. Lo demás es prescindible. Dios no. No sé de qué estoy hablando. A veces me sorprendo a mí mismo apoyado en un codo. Divago y sueño y procuro estar en paz conmigo mismo. Pero a veces hasta de mi propio nombre me olvido. Me llamo Sebastián Urrutia Lacroix. Soy chileno. Mis ancestros, por parte de padre, eran originarios de las Vascongadas o del País Vasco o de Euskadi, como se dice hoy. Por parte de madre provengo de las dulces tierras de Francia, de una aldea cuyo nombre en español significa Hombre en tierra u Hombre a pie, mi francés, en estas postreras horas, ya no es tan bueno como antes. Pero aún tengo fuerzas para recordar y para responder a los agravios de ese joven envejecido que de pronto ha llegado a la puerta de mi casa y sin mediar provocación y sin venir a cuento me ha insultado. Eso que quede claro. Yo no busco la confrontación, nunca la he buscado, yo busco la paz, la responsabilidad de los actos y de las palabras y de los silencios. Soy un hombre razonable. Siempre he sido un hombre razonable.

Título : Nocturno de Chile
Autor : Roberto Bolaño
Lengua : Español

Quarta di copertina / Trama

«Ora muoio, ma ho ancora molte cose da dire. Ero in pace con me stesso. Muto e in pace. Ma all’improvviso le cose sono emerse». L’uomo che in una notte di agonia e delirio decide di ripercorrere la propria esistenza, per «chiarire certi punti», per smentire le «infamie» messe in giro su di lui da quel «giovane invecchiato» che da un pezzo lo perseguita coprendolo di insulti – ombra, o fantasma, o figura della sua innocenza perduta –, è stato un sacerdote, un membro dell’Opus Dei, e anche un poeta e un autorevole critico letterario. Ma è stato soprattutto uno che ha sempre badato a tenersi al riparo da ogni rischio, e per riuscirci si è piegato a molti compromessi, ha chiuso gli occhi dinanzi a molte nefandezze, si è macchiato di molte viltà. Ha accettato e svolto coscienziosamente incarichi bizzarri, come dare lezioni di marxismo a Pinochet e ai membri della sua giunta, e ha preso parte a squisite serate letterarie in una sontuosa villa, alla periferia di Santiago, nei cui sotterranei venivano torturati gli oppositori politici al regime. E adesso che le cose e i volti del suo passato gli turbinano davanti come sospinti da un soffio infernale, «si scatena la tempesta di merda». In questo, che è l’ultimo grande romanzo pubblicato in vita, Roberto Bolaño fa i conti una volta per tutte con la storia di quel Cile che non ha mai smesso di amare e odiare con identico furore. Lo fa scegliendo, paradossalmente, il punto di vista di un personaggio equivoco e meschino, e riuscendo tuttavia a costruire, mediante la sua querula voce, un possente «romanzo-fiume di centocinquanta pagine».
(Ed. Adelphi; Fabula)

Indice cronologico opere e bibliografia di Roberto Bolaño

I detective selvaggi – Roberto Bolaño

Incipit I detective selvaggi

2 novembre

Sono stato cordialmente invitato a far parte del realismo viscerale. Come è ovvio, ho accettato. Non c’è stata alcuna cerimonia di iniziazione. Meglio così.

3 novembre

Non so bene in che cosa consista il realismo viscerale. Ho diciassette anni, mi chiamo Juan García Madero, sono al primo semestre del corso di laurea in Giurisprudenza. Io non volevo studiare Giurisprudenza ma Lettere, mio zio però ha insistito e alla fine ho dovuto cedere. Sono orfano. Diventerò avvocato. Ho detto così a mio zio e a mia zia, e dopo mi sono chiuso in camera e ho pianto per tutta la notte. O almeno per una buona parte. Poi, con apparente rassegnazione, sono entrato nella gloriosa facoltà di Giurisprudenza, ma nel giro di un mese mi sono iscritto al seminario di poesia di Julio César Álamo, alla facoltà di Lettere e Filosofia, e così ho conosciuto i realvisceralisti o viscerealisti e anche vicerealisti come a volte amano chiamarsi. In quattro volte che ero stato al seminario non era mai successo nulla, si fa per dire, perché a ben guardare succedeva sempre qualcosa: leggevamo delle poesie e Álamo, a seconda dell’umore, le lodava o le demoliva; leggeva uno di noi, Álamo analizzava, leggeva un altro, Álamo analizzava, leggeva un altro ancora, Álamo analizzava. A volte Álamo si annoiava e chiedeva anche a noi (che in quel momento non stavamo leggendo) di analizzare, e allora noi analizzavamo e Álamo si metteva a leggere il giornale.
Era il metodo giusto perché nessuno fosse amico di nessuno o perché le amicizie si fondassero sul disagio e sul rancore.

Incipit tratto da:
Titolo: I detective selvaggi
Autore: Roberto Bolaño
Traduzione: Ilide Carmignani
Titolo originale: Los detectives salvajes
Casa editrice: Adelphi

Libri di Roberto Bolaño

I detective selvaggi di Roberto Bolaño

Incipit Los detectives salvajes

2 DE NOVIEMBRE

He sido cordialmente invitado a formar parte del realismo visceral. Por supuesto, he aceptado. No hubo ceremonia de iniciación. Mejor así.

3 DE NOVIEMBRE

No sé muy bien en qué consiste el realismo visceral. Tengo diecisiete años, me llamo Juan García Madero, estoy en el primer semestre de la carrera de Derecho. Yo no quería estudiar Derecho sino Letras, pero mi tío insistió y al final acabé transigiendo. Soy huérfano. Seré abogado. Eso le dije a mi tío y a mi tía y luego me encerré en mi habitación y lloré toda la noche. O al menos una buena parte. Después, con aparente resignación, entré en la gloriosa Facultad de Derecho, pero al cabo de un mes me inscribí en el taller de poesía de Julio César Álamo, en la Facultad de Filosofía y Letras, y de esa manera conocí a los real visceralistas o viscerrealistas e incluso vicerrealistas como a veces gustan llamarse. Hasta entonces yo había asistido cuatro veces al taller y nunca había ocurrido nada, lo cual es un decir, porque bien mirado siempre ocurrían cosas: leíamos poemas y Álamo, según estuviera de humor, los alababa o los pulverizaba; uno leía, Álamo criticaba, otro leía, Álamo criticaba, otro más volvía a leer, Álamo criticaba. A veces Álamo se aburría y nos pedía a nosotros (los que en ese momento no leíamos) que criticáramos también, y entonces nosotros criticábamos y Álamo se ponía a leer el periódico.
El método era el idóneo para que nadie fuera amigo de nadie o para que las amistades se cimentaran en la enfermedad y el rencor.

Título : Los detectives salvajes
Autor : Roberto Bolaño
Lengua : Español

Quarta di copertina / Trama

«Anziché lo scrittore,» ha detto una volta Roberto Bolaño «mi sarebbe piaciuto fare il detective privato. Sicuramente sarei già morto. Sarei morto in Messico, a trenta, trentadue anni, sparato per strada, e sarebbe stata una morte simpatica e una vita simpatica». Simpatica, eppure segnata già dalla sconfitta e dalla follia, dissipata e bohémienne, esaltante e allucinata, dopata di sesso, poesia, marijuana e mezcal, è sicuramente la vita dei protagonisti di questo libro, che Enrique Vila-Matas ha descritto come «il viaggio infinito di uomini che furono giovani e disperati, ma non si annoiarono mai». I detective selvaggi è infatti il romanzo delle loro avventure, ed è quindi un romanzo di formazione; ma è anche un romanzo giallo nonché, come tutti quelli di Bolaño, un romanzo sul rapporto tra la finzione e la realtà. Un libro, ha scritto un critico messicano, «simile a uno stadio dove la gente entra ed e­sce in continuazione», e dove, come avviene in 2666, si incrociano e si aggrovigliano, spesso contraddicendosi, le «versioni» di un’infinità di personaggi (tutta gente che «on the wild side» non si è limitata a farci un giro): poetesse scomparse nel deserto del Sonora e puttane in fuga, ex scrittori di avanguardia e magnaccia imbufaliti, architetti vaneggianti e poliziotti corrotti, cameriere libidinose e poeti bisessuali, e poi avvocati, editori, neonazisti e alcolizzati. «Credo» ha affermato Bolaño «che il mio romanzo possegga tante letture quante sono le voci che contiene. Lo si può leggere come un’agonia. Lo si può leggere anche come un gioco».
(Ed. Adelphi; Fabula)

Cronologia opere e bibliografia di Roberto Bolaño