da Wenling – Gemma Ruiz Palà

Incipit da Wenling - Gemma Ruiz Palà

Incipit da Wenling

Non la troverai mai a girarsi i pollici. Quando fa le mani, deve concentrarsi per forza su una cosa sola, ma non le sfugge niente comunque. Per lei non esistono tempi morti. Con gli occhi mai fermi in un punto, sempre attenti, è la prima a dire ciao a chi entra. Prima che tu abbia il tempo di schiarirti la gola lei è già passata all’azione. Come fa a non scivolarle mai una bretella del grembiule? Se sapessi cucire, gliele accorcerei un paio di dita. Ma non so cucire, dovrei far venire mia zia. Indossano tutte lo stesso modello, incrociato, marrone scuro e con un bordino nero. Sembra un po’ la casacca di uno Jedi, mi piace. Non è la monotona divisa fucsia di tanti saloni di manicure, quasi che a noi donne non fosse permesso usare un
altro colore.

Incipit tratto da:
Titolo: da Wenling
Autrice: Gemma Ruiz Palà
Traduzione: Tiziana Camerani
Titolo originale: Ca la Wenling
Casa editrice: Voland
Qui è possibile leggere le prime pagine di da Wenling

da Wenling - Gemma Ruiz Palà

Quarta di copertina / Trama

Wenling, originaria della Cina, è arrivata a Barcellona incinta di sei mesi in cerca di un avvenire migliore per i propri figli. Ora, a distanza di dieci anni, gestisce con il marito un centro estetico che è il cuore nevralgico del quartiere Gràcia, frequentato anche da una regista di documentari stravagante e curiosa. Appuntamento dopo appuntamento, manicure dopo manicure, fra le due donne cresce una profonda amicizia, alimentata dai mille problemi di una società che continua a ostacolare l’integrazione e a favorire il pregiudizio. Nel salone di bellezza di Wenling, tra cure di mani e piedi, tagli di capelli e permanenti, lacrime e risate, si affrontano i grandi temi del presente…
(Voland; Amazzoni)

La regina dei colori – Valeria Corciolani

Incipit La regina dei colori - Valeria Corciolani

Incipit La regina dei colori

Chiudo la porta con tre mandate, infilo le chiavi nella tasca della borsa, liscio grinze inesistenti sul davanti della gonna, raddrizzo le spalle e inizio a scendere.
Osservo le mie scarpe violare il candore screziato del marmo. Tac toc tac, uno alla volta, i miei piedi magri si ritraggono e fanno capolino sotto la gonna nera, come grossi insetti scuri.
Allaccio l’ultimo bottone della giacca nera, chiusa sul sottile golfino di cotone, nero anche questo.
Sono un’ombra nera nella penombra grigia ferita dal bianco delle scale.
Avvolta nel mio nero sudario, affetto la luce di questo sfacciato mattino di aprile con il passo risoluto di chi ha abdicato la vita da martire, non da sconfitto.
Lo so che le mie nipoti tra loro mi chiamano Il Corvo e mio cognato Morticia, distinzione imputabile esclusivamente a fattori generazionali, non certo dettata da questioni elettive.
Se devo scegliere però mi piace di più il nome che mi ha affibbiato la bambina del secondo piano: Malefica, personaggio di diabolica eleganza e stimabile caparbietà, con cui tutto sommato trovo discrete analogie.
Per i meno fantasiosi sono banalmente La Vedova.
Per via del nero.
In realtà non ho mai seppellito nessun marito e, che io sappia, i miei spasimanti son solo passati e non trapassati.
In un certo senso però hanno ragione.
Una morte c’è stata.
E tremenda.
La mia.
Tutta colpa dei colori.

Incipit tratto da:
Titolo: La regina dei colori
Autrice: Valeria Corciolani
Casa editrice: Rizzoli
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La regina dei colori - Valeria Corciolani

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Quarta di copertina / Trama

Clotilde Podestà, acclamata star internazionale dell’interior design, ha dedicato i suoi sessant’anni di vita ai colori. Da un anno, tre mesi e quattro giorni, però, vede il mondo in bianco e nero. Acromatopsia da trauma, la chiamano i medici. Così torna in Liguria, dov’è nata; e, per non sbagliare gli abbinamenti, veste sempre di nero. Per questo suo cognato la chiama Morticia, la bambina del secondo piano Malefica e le sue nipoti Il Corvo. Già, abitano tutte lì, una accanto all’altra, le donne Podestà: la sorella maggiore Aurora, salda e prevedibile, la minore Mafalda, imperturbabile come una principessa, con le sue figlie Vittoria e Margherita, l’una single impenitente, l’altra impegnata in un complicato ménage familiare, tra un marito assente, tre figli piccoli e un lavoro che non la appassiona. E ci sono anche un saggio vicino di casa con il pollice verde, una bambina dalla Straordinaria Proprietà di Linguaggio, un pigro bassethound. E una lumaca. Sullo sfondo, una profumata primavera ligure, fatta di camelie in fiore, mercati variopinti, spettacolari tramonti. L’arrivo di Clotilde scompagina le carte e mette tutti di fronte alle loro scelte e al loro destino, tra amore, paure, rimpianti e aspettative.
(Rizzoli)

La regina dei colori - Audiolibro - Valeria Corciolani

Psicopompo – Amélie Nothomb

Incipit Psicopompo - Amélie Nothomb

Incipit Psicopompo

Il negoziante di stoffe vide passare uno stormo di bianche gru americane. Ammirato dalla loro bellezza, pensò che sarebbe stato un sogno scoprire un tessuto splendido come il loro piumaggio.
Tornato nella sua bottega, ricevette la visita di una cliente misteriosa. Era una fanciulla di una bellezza incomparabile. Aveva lunghi capelli neri e lisci, la pelle di un biancore luminoso, la punta delle labbra dipinta di rosso alla maniera delle donne di alto lignaggio. La sua nobiltà trovava conferma nelle maniche del kimono, che arrivavano fino a terra. L’indumento in questione ostentava il bianco raro delle famiglie altolocate.
La fanciulla sembrava non riuscire a decidersi su cosa comprare. Il negoziante le chiese se poteva esserle d’aiuto.
Dopo qualche momento di esitazione lei parlò con voce stranamente dolce:
– Mi sposi.
Stupito, il negoziante cercò di saperne di più. Chi era? Perché voleva sposarlo? Lei restò ostinatamente in silenzio. Alla fine l’uomo si disse che sarebbe stato assurdo rifiutare un’offerta così allettante e, pur senza capirci niente, sposò la giovinetta.
Il matrimonio si svolse senza inconvenienti. Gli sposini cominciarono la vita di coppia con serenità. Tutto andava per il meglio.

Incipit tratto da:
Titolo: Psicopompo
Autrice: Amélie Nothomb
Traduzione: Federica Di Lella
Titolo originale: Psychopompe
Casa editrice: Voland
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Psicopompo - Amélie Nothomb

Incipit Psychopompe

Le marchand de tissus vit passer un vol de grues blanches. Émerveillé par leur beauté, il pensa qu’il rêverait de découvrir une étoffe d’une splendeur comparable à leur plumage.
De retour à sa boutique, il reçut la visite d’une cliente mystérieuse. Il s’agissait d’une jeune fille d’une beauté sans précédent. Sa longue chevelure noire était lisse, sa peau étincelait de blancheur, le bout de ses lèvres portait ce trait de rouge qui signale le haut lignage. Cette noblesse trouvait sa confirmation dans les manches de son kimono, qui traînaient jusqu’au sol. L’habit en question arborait le blanc rare des familles élevées.
La jeune fille ne semblait pas se décider pour tel ou tel achat. Le marchand proposa de l’aider. Elle finit par parler, d’une voix d’une douceur étrange :
– Épousez-moi.
Stupéfait, le marchand tenta d’en savoir plus. Qui était-elle ? Pourquoi voulait-elle l’épouser ? Elle se tut avec obstination.
Finalement, l’homme songea qu’il serait absurde de refuser une offre aussi flatteuse, et même s’il n’y comprit rien, il épousa la demoiselle.
Le mariage se déroula sans encombre. Les époux commencèrent leur vie de couple avec sérénité. Tout allait pour le mieux.

Titre: Psychopompe
Auteur: Amélie Nothomb
Langue: Français

Quarta di copertina / Trama

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In questo trentaduesimo romanzo Amélie Nothomb ci parla del suo amore per gli uccelli e per il loro volo, della sua infanzia errabonda al seguito del padre diplomatico, della violenza subita appena dodicenne sulla spiaggia di Cox’s Bazar in Bangladesh. A cui fanno seguito il trauma, l’anoressia come crudele possibilità di resurrezione e infine il potere salvifico della scrittura con la severa disciplina necessaria… Pagine intrise di intimità per il romanzo più personale e autobiografico della pluripremiata e amatissima autrice belga. Un libro diverso dai precedenti ma che allo stesso tempo li illumina tutti.
(Voland)

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