Todo modo – Leonardo Sciascia

Incipit Todo modo

«A somiglianza di una celebre definizione che fa dell’universo kantiano una catena di causalità sospesa a un atto di libertà, si potrebbe» dice il maggior critico italiano dei nostri anni «riassumere l’universo pirandelliano come un diuturno servaggio in un mondo senza musica, sospeso ad una infinita possibilità musicale: all’intatta e appagata musica dell’uomo solo».
Credevo di aver ripercorso, à rebours, tutta una catena di causalità; e di essere riapprodato, uomo solo, all’infinita possibilità musicale di certi momenti dell’infanzia, dell’adolescenza: quando nell’estate, in campagna, lungamente mi appartavo in un luogo, che mi fingevo remoto e inaccessibile, di alberi e d’acqua; e tutta la vita, il breve passato e il lunghissimo avvenire, musicalmente si fondevano, e infinitamente, alla libertà del presente. E per tante ragioni, non ultima quella di esser nato e per anni vissuto in luoghi pirandelliani, tra personaggi pirandelliani, con traumi pirandelliani (al punto che tra le pagine dello scrittore e la vita che avevo vissuta fin oltre la giovinezza non c’era più scarto, e nella memoria e nei sentimenti); per tante ragioni, dunque, rivolgevo nella mente, sempre più precisa (tanto che la trascrivo ora senza controllare), la frase del critico: appunto come frase o tema dell’infinita possibilità musicale di cui disponevo. O, almeno, di cui mi illudevo di disporre.

Incipit tratto da:
Titolo: Todo modo
Autore: Leonardo Sciascia
Casa editrice: Einaudi

Libri di Leonardo Sciascia

Copertine di Todo modo di Leonardo Sciascia

Quarta di copertina / Trama

Un gruppo di notabili democristiani che si riunisce per gli esercizi spirituali nell’albergo di un sacerdote imprenditore. Un pittore miscredente che s’intrufola tra loro per curiosità, e racconta la storia di una serie di delitti. Un magistrato e un commissario che litigano tra loro senza risolvere l’enigma della catena di morti violente. Un’ambigua dichiarazione di colpevolezza del narratore che non viene creduta. Todo modo (1974), secondo la definizione dell’eretico Leonardo Sciascia, è un Contesto sotto specie cattolica.
(Ed. Einaudi; Tascabili)

Cronologia opere e bibliografia di Leonardo Sciascia

Da questo romanzo il film Todo modo per la regia di Elio Petri (1976)

La briscola in cinque – Marco Malvaldi

Incipit La briscola in cinque – Marco Malvaldi

Incipit La briscola in cinque

Quando cominci a ciondolarti sulle gambe, quando ti accendi un’altra sigaretta per far passare altri cinque minuti anche se hai la gola che ti brucia e la bocca talmente impastata da credere di aver mangiato un copertone, così anche gli altri se ne accendono una e si sta lì ancora un po’, insomma quando è così è veramente ora di andare a letto.
Erano le quattro e dieci di mattina, in pieno agosto, e tre ragazzi stavano in piedi accanto a una Micra verde. Avevano bevuto tutti più dello stretto necessario, il proprietario della Micra più degli altri. Altri che ora stavano cercando di convincerlo a non guidare.

Incipit tratto da:
Titolo: La briscola in cinque
Autore: Marco Malvaldi

Casa editrice: Sellerio
Qui è possibile leggere le prime pagine di La briscola in cinque

La briscola in cinque - Marco Malvaldi

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Quarta di copertina / Trama

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La rivalsa dei pensionati. Da un cassonetto dell’immondizia in un parcheggio periferico, sporge il cadavere di una ragazza giovanissima. Siamo in un paese della costa intorno a Livorno, l’immaginaria Pineta, «diventata località balneare di moda a tutti gli effetti, e quindi la Pro Loco sta inesorabilmente estinguendo le categorie dei vecchietti rivoltandogli contro l’architettura del paese: dove c’era il bar con le bocce hanno messo un discopub all’aperto, in pineta al posto del parco giochi per i nipoti si è materializzata una palestra da body-building all’aperto, e non si trova più una panchina, solo rastrelliere per le moto». L’omicidio ha l’ovvio aspetto di un brutto affare tra droga e sesso, anche a causa della licenziosa condotta che teneva la vittima, viziata figlia di buona famiglia. E i sospetti cadono su due amici della ragazzina nel giro delle discoteche. Ma caso vuole che, per amor di maldicenza e per ammazzare il tempo, sul delitto cominci a chiacchierare, discutere, contendere, litigare e infine indagare il gruppo dei vecchietti del BarLume e il suo barista. In realtà è quest’ultimo il vero svogliato investigatore. I pensionati fanno da apparato all’indagine, la discutono, la spogliano, la raffinano, passandola a un comico setaccio di irriverenze. Sicché, sotto all’intrigo giallo, spunta la vita di una provincia ricca, civile, dai modi spicci e dallo spirito iperbolico, che sopravvive testarda alla devastazione del consumismo turistico modellato dalla televisione. Un giallo in toscanaccio.
(Ed. Sellerio; La Memoria)

La briscola dei cinque - Audiolibro - Malvaldi

La carta più alta – Marco Malvaldi

Incipit La carta più alta - Marco Malvaldi

Incipit La carta più alta

In piedi, di fronte alla finestra aperta, Massimo rimirava il suo pratino rasato di fresco. A piedi nudi, tazzina in mano, il caffè ancora troppo caldo per tentare di berlo, il nostro stava approvando orgoglioso con lo sguardo il risultato del proprio lavoro.
Si, sarebbe stato tutto meraviglioso.
Tagliare l’erba richiedeva di svegliarsi un’oretta prima del solito, certo; ma i dieci minuti successivi alla fine dell’impresa erano una goduria. Dopo aver passato la falciatrice e rifilato i bordi, quindi, Massimo si era preparato il caffè e si era messo davanti alla finestra aperta, mentre l’aroma dell’erba appena tagliata gli rinfrescava le narici. Mattina serena, odore di fresco e di pulito, e un bel pratino ordinato da guardare.

Incipit tratto da:
Titolo: La carta più alta
Autore: Marco Malvaldi
Casa editrice: Sellerio
Qui è possibile leggere le prime pagine di La carta più alta

La carta più alta - Marco Malvaldi

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Quarta di copertina / Trama

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«Non è che tutti gli anni possono ammazzare qualcuno per farvi passare il tempo», sbotta disperato Massimo il barrista. Ma è impossibile sottrarsi al nuovo intrigo in cui stanno per trascinarlo i quattro vecchietti del BarLume: nonno Ampelio, il Rimediotti, il Del Tacca del Comune, Aldo il ristoratore. Dalla vendita sottoprezzo di una villa lussuosa, i pensionati, investigatori per amor di maldicenza, sono arrivati a dedurre l’omicidio del vecchio proprietario, morto, ufficialmente, di un male rapido e inesorabile. Massimo il barrista, ormai in balìa dei vecchietti che stanno abbarbicati tutto il giorno al tavolino sotto l’olmo del suo bar nel paese immaginario e tipico di Pineta, al solito controvoglia trasforma quel fiume di malignità e di battute in una indagine. Il suo lavoro d’intelletto investigativo si risolve grazie a un’intuizione che permette di ristrutturare le informazioni, durante un noioso ricovero ospedaliero: proprio come avviene nei classici del giallo deduttivo. E a questo genere apparterrebbero, data la meccanica dell’intreccio, i romanzi del BarLume, se non fosse per le convincenti innovazioni che vi aggiunge Marco Malvaldi. La situazione comica dei quattro temibili vecchietti che sprecano allegramente le giornate tra battute diatribe e calunnie, le quali fanno da base informativa e controcanto farsesco al mistero. La feroce satira che scioglie nell’acido ogni perbenismo ideologico. La rappresentazione, umoristica e aderente insieme, della realtà della provincia italiana nel suo localismo, nel suo vitalismo e nel suo eccentrico civismo, incarnata in un paesino balneare della costa toscana, da dove passano e ripassano i personaggi di una commedia di costume in forma di giallo.
(Ed. Sellerio; La Memoria)