La scomparsa di Majorana – Leonardo Sciascia

Incipit La scomparsa di Majorana

Roma, 16-4-38 XVI
Cara Eccellenza,
Vi prego di ricevere e ascoltare il dott. Salvatore Majorana, che ha bisogno di conferire con Voi pel caso disgraziato del fratello, il professore scomparso.
Da una nuova traccia parrebbe che una nuova indagine sia necessari, nei conventi di Napoli e dintorni forse per tutta l’Italia meridionale e centrale. Vi raccomando caldamente la cosa. Il prof. Majorana è stato in questi ultimi anni una delle maggiori energie della scienza italiana. E se, come si spera, si è ancora in tempo per salvarlo e ricondurlo alla vita e alla scienza, non bisogna tralasciar nessun mezzo intentato.
Con saluti cordiali e auguri di buona pasqua
Vostro
Giov. Gentile

Incipit tratto da:
Titolo: La scomparsa di Majorana
Autore: Leonardo Sciascia
Casa editrice: Adelphi

Libri di Leonardo Sciascia

Copertine di La scomparsa di Majorana di Leonardo Sciascia

Quarta di copertina / Trama

«Oggetto: Scomparsa (con proposito di suicidio) del Prof. Ettore Majorana». Un documento di polizia per aprire le indagini su uno di quei casi, prediletti da Sciascia, dove l’enigma insoluto, con la sua verità nascosta, induce ad andare oltre la cronaca, dentro l’anima di un uomo. Dal 26 marzo 1938 si perdono le tracce, fra la partenza e l’arrivo di un misterioso viaggio per mare da Palermo a Napoli, del trentunenne fisico siciliano Ettore Majorana, che Fermi non esiterà a definire un genio, della statura di Galileo e di Newton. Suicidio, come gli inquirenti dell’epoca vogliono credere e lasciar credere, o volontaria fuga dal mondo e dai terribili destini che una tale mente può aver letto nel futuro – e nel futuro vicino – della scienza? Su questo interrogativo Sciascia costruisce uno dei suoi libri più belli, di un’intensità di analisi e quasi di immedesimazione nelle motivazioni non dette, nella logica e nell’etica segreta del personaggio, che giunge a sfiorare l’incandescenza della verità: «Il suo è stato un dramma religioso, e diremmo pascaliano. E che abbia precorso lo sgomento religioso cui vedremo arrivare la scienza, se già non c’è arrivata, è la ragione per cui stiamo scrivendo queste pagine sulla sua vita». Tale ragione è un appassionato coinvolgimento, trattenuto ma vibrante, che si comunica immediatamente a chi legge, e che dalla vicenda contingente si allarga all’incommensurabile. La scomparsa di Majorana è apparso per la prima volta nel 1975.
(Ed. Adelphi; Fabula)

Cronologia opere e bibliografia di Leonardo Sciascia

I pugnalatori – Leonardo Sciascia

Incipit I pugnalatori

«Fino a tutto il 1860 io fui avvocato patrocinante in Ivrea. Con Regio Decreto 17 dicembre 1860, fui nominato sostituto avvocato dei poveri a Modena coll’annuo stipendio di lire 3000. Con decreto 25 maggio 1862, fui nominato Sostituto Procuratore Generale del Re presso la Corte d’Appello di Palermo collo stipendio di lire 5000».

Incipit tratto da:
Titolo: I pugnalatori
Autore: Leonardo Sciascia
Casa editrice: Einaudi

Libri di Leonardo Sciascia

Copertine di I pugnalatori di Leonardo Sciascia

Quarta di copertina / Trama

Nella notte del I° ottobre 1862, tredici persone cadono colpite quasi simultaneamente, in altrettanti punti di Palermo, sotto il coltello di misteriosi assalitori. Uno dei pugnalatori viene inseguito, braccato nella bottega di un ciabattino in cui si era rifugiato, arrestato con l’arma insanguinata ancora addosso. Dopo due giorni si decide a confessare tutti i particolari dell’«orribile macchinazione» che ha sconvolto la città: fa i nomi dei complici, del capogruppo che che gli aveva promesso cinque tari al giorno, persino quello del mandante: nientemeno che Romualdo Trigona, principe di Sant’Elia, senatore del Regno, forse l’uomo più ricco, rispettato e potente di Palermo. Sbalorditi, gli inquirenti non gli credono, convinti che quella del sicario sia pura calunnia. E in un primo momento non gli crede nemmeno il magistrato piemontese Guido Giacosa che, da pochi mesi a Palermo, si ritrova coinvolto nell’ingranaggio delle indagini. Ma una serie di attentati gli fa riaprire un’inchiesta che sembrava già chiusa, con risultati clamorosi: il caso Sant’Elia diventa un affare di Stato, un mistero che nessuno ha interesse a svelare.
Quella che Sciascia racconta in questo suo nuovo, serrato libro-inchiesta è una storia autentica, ricostruita pazientemente sui documenti che il prudente Giacosa ha conservato nel suo archivio privato. Eppure questo inquietante episodio di «strategia della tensione» di un secolo fa sembra uscire direttamente dalla cronaca di questi anni, con i suoi attentati atroci, i processi insabbiati, le oscure complicità, lo spregiò della legalità democratica, le istituzioni inquinate. La vicenda dei pugnalatori ci conferma che questo malessere, questa arroganza del potere hanno radici lontane, addirittura nei primissimi anni di vita unitaria.
Avvincente come i «gialli» che ci ha dato in questi anni, dal Giorno della civetta a Todo modo, il libro di Sciascia ci offre un’amara pagina di storia tutta da meditare.
(Ed. Einaudi; Nuovi coralli)

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Il contesto – Leonardo Sciascia

Incipit Il contesto

Il procuratore Varga era impegnato nel processo Reis, che durava da circa un mese e si sarebbe trascinato almeno per altri due, quando in una dolcissima sera di maggio, dopo le dieci e non oltre la mezzanotte secondo testimonianze e necroscopia, lo ammazzarono. Le testimonianze, in verità, non coincidevano strettamente coi risultati della necroscopia: il medico legale tirava verso la mezzanotte il momento del decesso, mentre gli amici coi quali il procuratore, uomo di rigide abitudini, usava intrattenersi ogni sera, e coi quali si era anche quella sera intrattenuto, affermavano che alle dieci, minuto più minuto meno, li aveva lasciati. E poiché non avrebbe impiegato, a piedi, più di dieci minuti per arrivare a casa, restava il vuoto di almeno un’ora, e da scoprire dove e come il procuratore avesse passato quell’ora. Forse le sue abitudini erano meno rigide di come apparivano e c’erano nella sua giornata ore non programmate, di solitaria e svagata deambulazione; forse aveva abitudini ignote anche ai suoi familiari e agli amici. Maliziose ipotesi furono segretamente formulate e sussurrate dalla polizia da un lato, dagli amici dall’altro; ma furono subito disinnescate, ad impedirne la pubblica esplosione, da una decisione al vertice, nata cioè da un incontro tra le massime autorità del distretto, che condannava ogni sospetto e indagine su quell’ora abbondante come attentato alla memoria di una vita che ormai negli specchi di tutte le virtù si specchiava. Anzi, essendo stato rinvenuto, il procuratore, sotto un muretto da cui traboccavano tralci di gelsomino, e con un fiore stretto tra le dita, il vescovo disse che nell’attimo fatale si era realizzata la piccola e significante fatalità di quel fiore appena colto, a simbolo di una vita incontaminata, di una bontà ancora olezzante nelle aule giudiziarie, nonché in seno alla famiglia e in ogni luogo che il procuratore aveva usato frequentare, la curia vescovile inclusa. E il concetto trovò svolgimento vario: nei verbali della polizia, che il fermarsi a cogliere il gelsomino aveva offerto al delinquente preciso bersaglio (un solo colpo, dritto al cuore, sparato da una distanza di due o tre metri); negli elogi pronunciati al funerale, che il gesto di cogliere il piccolo fiore diceva delicatezza d’animo e inclinazione alla poesia, del resto mai smentite da Varga e nell’esercizio del suo ministero e nella sua condotta privata. Ad un certo punto del suo discorso il cattedratico Siras gemendo citò avisad los jazmines con su blancura pequeña, nel suo dolore dimenticando che, date per certe le facoltà auricolari dei gelsomini, la nuova l’avevano avuta subito, da uno sparo che gli esperti valutavano piuttosto forte e dall’anelito ultimo del procuratore; mentre parecchie ore dopo era stata avvertita la polizia, quando già almeno un terzo degli abitanti della città aveva contemplato il cadavere.

Incipit tratto da:
Titolo: Il contesto
Autore: Leonardo Sciascia
Casa editrice: Adelphi

Libri Leonardo Sciascia

copertine di Il contesto di Leonardo Sciascia

Quarta di copertina / Trama

Racconta Sciascia che cominciò a scrivere questo romanzo come un «divertimento» – e presto gli si trasformò fra le mani in qualcosa di terribilmente serio. In un paese non nominato eppure a noi tutti familiare, una successione di assassinii e di funerali ufficiali scandisce la vita pubblica. Con assoluta chiarezza, ma su un fondo tenebroso, si disegna in questa storia la fisionomia di un anonimo protagonista, quel potere che – nelle parole di Sciascia – «sempre più digrada nella impenetrabile forma di una concatenazione che approssimativamente possiamo dire mafiosa». Il contesto apparve nel 1971 (ma fu scritto prima dell’omicidio Scaglione, tenne a precisare Sciascia) e venne accolto dalla critica con malcelato imbarazzo. Oggi riconosciamo in esso il primo rendiconto sobrio e veritiero di un’Italia da cui pare che nessuno sappia come uscire.
(Ed. Adelphi; Fabula)

Cronologia opere e bibliografia Leonardo Sciascia

Da questo romanzo il film Cadaveri eccellenti per la regia di Francesco Rosi (1975)