Via Katalin – Magda Szabó

Diventare vecchi è un processo diverso da come lo rappresentano gli scrittori

Incipit Via Katalin

Diventare vecchi è un processo diverso da come lo rappresentano gli scrittori, e somiglia poco anche alle descrizioni della scienza medica.
Nessuna opera letteraria, né tanto meno un medico, avevano preparato gli abitanti di via Katalin al particolare nitore che l’invecchiare avrebbe portato nella buia galleria percorsa quasi inconsapevolmente nei primi decenni delle loro vite, né all’ordine che avrebbe messo modificato i loro giudizi e la loro scala di valori. Avevano capto di dover mettere in conto alcuni cambiamenti biologici, perché il corpo aveva cominciato un lavoro di demolizione che avrebbe concluso con la stessa precisione e lo stesso impegno con cui si era preparato alla strada da compiere fin dall’istante del concepimento; avevano anche accettato il fatto che il loro aspetto sarebbe cambiato, i sensi si sarebbero indeboliti, i gusti ed eventualmente anche le abitudini o i bisogni si sarebbero adeguati alle variazioni del fisico, rendendoli più voraci o più frugali, più timorosi o forse più suscettibili; e sapeva persino che la regolarità di funzioni come il sonno o la digestione, che quando erano giovani sembravano scontate quanto l’esistere stesso, sarebbero diventate problematiche. Nessuno aveva spiegato loro che la fine della giovinezza è terribile non tanto perché sottrae qualcosa, quanto piuttosto perché lo apporta. E quel qualcosa non è saggezza, né serenità, né lucidità, né pace. È la consapevolezza che il Tutto si è dissolto.

Incipit tratto da:
Titolo: Via Katalin
Autrice: Magda Szabó
Traduzione: Bruno Ventavoli
Titolo originale: Katalin utca
Casa editrice: Einaudi

Libri di Magda Szabó

Copertine di Via Katalin di Magda Szabó

Quarta di copertina / Trama

Sono l’una adiacente all’altra le case degli Elekes, degli Held e dei Bíró in via Katalin, a Budapest, i giardini divisi solo da permeabili staccionate. I bambini – Irén, Blanka, Henriett e Bálint – giocano e crescono insieme in questo piccolo paradiso che neanche la guerra sembra intaccare. Con maggiore o minore consapevolezza e con modalità diverse, crescendo, le tre ragazze si innamorano tutte di Bálint. Non è un mistero per nessuno, però, che lui sposerà Irén, figlia maggiore dell’insegnante Ábel Elekes. Il loro fidanzamento, nella primavera del 1944, segnerà per tutti la contraddittoria e dolorosa uscita dall’infanzia e dall’adolescenza. Quel giorno, Irén, in attesa del pranzo, dalla finestra fa ancora in tempo a scorgere i signori Held, mentre escono per sbrigare una pratica. Poco dopo verranno intercettati durante una retata: vittime delle persecuzioni antisemitiche del governo Horthy, non faranno mai più ritorno. Solo la piccola, fragile Henriett si salva, immediatamente nascosta dal padre di Bálint, un maggiore dell’esercito ungherese. Sarà un breve rinvio. Spinta dal desiderio di risentire un’ultima volta gli odori della sua casa, che, posta sotto sequestro, sta per essere sgomberata, una notte Henriett scende di nascosto in giardino: impaurito, il soldato di guardia le spara «due colpi al chiaro di luna». Nessuno pensa più al fidanzamento o al matrimonio, in via Katalin tutto si sfalda, niente nella vita dei protagonisti sarà più come prima. La guerra finisce, l’Ungheria cambia, conosce altri drammi, e mentre Irén, Blanka e Bálint devono fare i conti con l’irrefrenabile naufragio delle loro esistenze, il fantasma di Henriett osserva l’evolversi dei rapporti fra le persone che ha amato.
Con un arco temporale che si estende da 1934 alla fine degli anni Sessanta, Via Katalin (che in Ungheria venne pubblicato nel 1969) è forse l’opera più corale di Magda Szabó: un romanzo di grande suggestione, che coinvolge il lettore nella dolente nostalgia del ricordo e dei sogni non realizzati.
(Ed. Einaudi; SuperCoralli)

Cronologia opere e bibliografia di Magda Szabó

La ballata di Iza – Magda Szabó

La notizia arrivò al mattino, la sorprese mentre abbrustoliva il pane.

Incipit La ballata di Iza

La notizia arrivò al mattino, la sorprese mentre abbrustoliva il pane.
Iza le aveva mandato tre anni prima un pratico apparecchio dove le fette di pane si doravano di una crosta color rosa pallido in mezzo a filamenti elettrici; lei se l’era rigirato tra le mani, l’aveva esaminato per un po’, poi l’aveva riposto nella sua scatola e messo in fondo all’armadio in cucina da dove non l’aveva piú tirato fuori. Non si fidava delle macchine, non si fidava nemmeno di qualcosa tanto abituale e quotidiano come l’elettricità. Se un corto circuito o un temporale interrompevano la corrente per un paio d’ore, tirava giú dalla credenza il candelabro di rame a due braccia, con le candele sempre pronte per precauzione, lo portava fuori dalla cucina, e quei rametti ardenti che teneva sopra la testa attraversando l’ingresso a piccoli passi sembravano le corna di un vecchio, mite, cervo. Non era riuscita neanche ad abituarsi all’idea del tostapane elettrico; le sarebbero mancate le soste accoccolata accanto al fuoco, il respiro particolare della brace simile a quello di un organismo vivente. I colori ininterrottamente cangianti dei tizzoni conferivano alla stanza una particolare vivezza; quando il fuoco era acceso, non si sentiva mai sola, anche se nell’appartamento non cera nessun altro a parte lei.

Incipit tratto da:
Titolo: La ballata di Iza
Autrice: Magda Szabó
Traduzione: Bruno Ventavoli
Titolo originale: Pilátus
Casa editrice: Einaudi

Libri di Magda Szabó

Copertine di ballata di Iza di Magda Szabó

Quarta di copertina / Trama

Alla morte del marito Vince, un vecchio magistrato, Etelka accetta la proposta della figlia di lasciare la cittadina di provincia dove ha trascorso gran parte della vita e di trasferirsi a Budapest. Iza, una dottoressa molto attiva e stimata da pazienti e colleghi, organizza la vita della madre in ogni dettaglio, eliminando qualsiasi traccia del passato. Poco alla volta l’anziana donna si ritrova come pietrificata in una sorta di non-esistenza, sino a quando non decide di tornare nella cittadina per assistere alla posa di una lapide sulla tomba del marito.
Il romanzo conferma il grande talento di Magda Szabó nell’accostare personalità ora antitetiche ora empatiche, coinvolgendo il lettore nelle loro frustrazioni e rimpianti, ma anche nei loro momenti di coraggio, tenerezza e amore.
Durante gli anni del fascismo ungherese, Vince Szocs, un magistrato incorruttibile, viene messo in disparte dal regime perché durante un processo non segue le direttive del potere e assolve alcuni scioperanti. La sua caduta in disgrazia fa sì che la figlia non possa andare all’università. Solo dopo il ’45, quando il padre viene riabilitato, Iza può tornare a studiare medicina; è così brava che dalla provincia si trasferisce in un ospedale di Budapest. Il torto subito dal padre l’ha tuttavia resa fredda, inavvicinabile, incapace di rapporti umani.
Quando Vince muore, Iza decide di portare nella capitale la madre e le organizza tutta l’esistenza; in modo perfetto com’è nel suo stile, ma anche assolutamente algido. Incapace di opporsi alla volontà della figlia, Etelka, che è una donna molto semplice, cade in una sorta di disperato mutismo. Dopo alcuni mesi fa ritorno nella cittadina per assistere alla posa di una stele sulla tomba del marito.
Scritto nei primi anni Sessanta, La ballata di Iza ha alcuni punti di contatto con La porta, il romanzo più noto di Magda Szabó: il complesso rapporto fra due donne, la generale incapacità umana di comprendersi e di comunicare, con la storia dell’Ungheria sullo sfondo. Si conferma così la straordinaria bravura della scrittrice, capace di narrare l’insopportabile solitudine di Etelka, il suo lento rinchiudersi e spegnersi, l’incapacità – o si dovrebbe forse dire la non volontà? – di Iza di immedesimarsi nella madre, con una scrittura lieve ma allo stesso tempo precisa e implacabile, alla quale è difficile sottrarsi.
(Ed. Einaudi; SuperCoralli)

Indice cronologico opere e bibliografia di Magda Szabó

L’altra Eszter – Magda Szabó

Sarei voluta uscire prima stamattina, ma dovevo aspettare Gyurica, e sai che lui è perennemente in ritardo.

Incipit L’altra Eszter

Sarei voluta uscire prima stamattina, ma dovevo aspettare Gyurica, e sai che lui è perennemente in ritardo. Avevo detto che sarebbe arrivato per le nove, ma quando l’ho visto entrare dal portone erano ormai le undici passate. Tutti hanno creduto che Gyurica fosse un educatore del popolo o un rappresentante di riviste, nonostante avesse la borsa da medico in mano. Si è fermato al centro del cortile, strizzando gli occhi in cerca del numero 39, dove era stato chiamato; le donne del ballatoio, vedendolo arrivare, sono velocemente rientrate in casa chiudendosi le porte alle spalle. Quando ci ha trovate aveva il fiatone, si è teso la fronte e ha chiesto a Gizike un bicchiere d’acqua. Riguardo al mio piede, ha detto che non era nulla di grave, dovevo solo fare degli impacchi ed evitare di camminare troppo.

Incipit tratto da:
Titolo: L’altra Eszter
Autrice: Magda Szabó
Traduzione: Bruno Ventavoli
Titolo originale: Az őz
Casa editrice: Einaudi

Libri di Magda Szabó

Copertine di L’altra Eszter di Magda Szabó

Quarta di copertina / Trama

È un lungo sfogo, crudele e pieno di astio, quello con cui Eszter, fra le più affermate attrici teatrali nell’Ungheria del secondo dopoguerra, si rivolge a Lorinc, il grande amore della sua vita. Astio che ha motivazioni antiche perché Eszter è figlia di due persone legate da una passione profonda, ma proprio per questo esclusiva ed escludente; perché pur di origini aristocratiche e di vecchia cultura mitteleuropea la famiglia è poverissima e lei subisce tutte le frustrazioni legate a questa condizione; perché, infine, la sua compagna di scuola e di giochi è Angéla Graff, incarnazione di tutto ciò che lei non è – bella, amabile e soave – e di tutto ciò che non può avere: una famiglia ricca e armoniosa, un fratello eroe, vestiti decenti, scarpe comode (non quelle tagliate in punta ereditate dalla zia Irma). È su Angéla che si concentrano l’odio e la gelosia di Eszter: sentimenti tanto radicati da indurla a compiere azioni moralmente inaccettabili, come quando dal giardino della compagna porta via un giovane capriolo da lei teneramente amato e ne provoca – chi sa quanto inavvertitamente – la morte.
Sarà così per tutta la vita: perché quando Eszter, ormai famosa, si innamora, lo farà proprio del marito della candida Angéla che non comprende niente, non vede niente, non si accorge neanche per un istante come la sua «amica» provi l’incessante bisogno di vederla soffrire e non riesca a reprimere il desiderio di ucciderla.
Straordinario quadro clinico di un gelosia incurabile, L’altra Eszter – che è del 1959 – anticipa tutti i temi che faranno di Magda Szabó una delle grandi scrittrici europee contemporanee.
(Ed. Einaudi; SuperCoralli)

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