Il telefono senza fili – Marco Malvaldi

Incipit Il telefono senza fili - Marco Malvaldi

Incipit Il telefono senza fili

Il sole era sorto da est, dietro le colline, come al solito, e tutto faceva pensare che sarebbe tramontato a ovest, cambiando progressivamente colore dal giallo al rosso, per poi immergersi nel mare, come tutte le sere.
Il mare, a sua volta, risultava bagnato al tatto, salato al gusto e ripugnante all’olfatto, a causa delle esalazioni di petrolio e idrocarburi varî che il porto di Livorno recapitava sulle spiagge con diligenza nei giorni di scirocco, cioè tutti da un mese a questa parte.
Le foglie erano verdi, le strisce pedonali erano bianche e le schiene dei villeggianti erano sul rosso, come del resto il bilancio del Comune, nonostante le righe dei parcheggi ormai esclusivamente azzurre.
I bambini giocavano, le mamme allattavano, i vigili multavano e i giornalisti esageravano; il tutto mentre gli impiegati pubblici, consci dell’importanza di avere un comportamento stabile e prevedibile al fine di far stare tranquilli i cittadini, non facevano una sega, come al solito.
Insomma, sembrava un giorno di mezza estate esattamente come tutti gli altri, a Pineta.
E lo era.

Incipit tratto da:
Titolo: Il telefono senza fili
Autore: Marco Malvaldi
Casa editrice: Sellerio
Qui è possibile leggere le prime pagine di Il telefono senza fili

Il telefono senza fili – Marco Malvaldi

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Quarta di copertina / Trama

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“Ora, Ampelio, secondo lei io mi metto a parlare del caso qui, al bar, di fronte a tutto il paese?”. “Come, tutto il paese? Ci siamo solo noi quattro”. “Appunto” confermò la commissaria». Ma in realtà tra la giovane commissaria Alice Martelli e i quattro vecchietti del BarLume s’è creato un feeling operativo. Il pettegolezzo come sistema investigativo trova una riconosciuta efficacia.
È successo che Vanessa Benedetti è scomparsa. Venuta da fuori, dalla «lontana» Umbria, gestisce col marito Gianfranco, da cui ha divorziato per motivi fiscali, uno zoppicante agriturismo. Un giorno ordina chili e chili di carne, ma i tedeschi suoi ospiti pranzano regolarmente al Bocacito, il ristorante di uno dei pensionati. Poi svanisce nel nulla. Questo basta ai vecchietti per saltare al thriller: Vanessa uccisa dal marito che si è liberato del corpo. Tutte farneticazioni di anziani perdigiorno? A moltiplicare le ipotesi infinite che rimbombano nel BarLume, spunta una svolta imprevista. Atlante il Luminoso, un cartomante di successo, che aveva pronunciato da una televisione privata la sua preveggente verità sul caso Vanessa, viene ritrovato cadavere. Assassinio o suicidio?
Nonostante la canicola a Pineta, i vecchietti del BarLume, con l’interprete investigativo delle loro maldicenze Massimo il barrista, sono in forma smagliante per dissolvere ogni dubbio, con l’arma della battuta letale e della rissa verbale, nel loro nuovo mistero.
Nella pagina di Marco Malvaldi la raffica di battute in un italiano vernacolare che da solo ha effetto esilarante, la quantità di personaggi che ci appaiono come maschere grottesche e vere, l’imbroglio delle situazioni basate sull’equivoco, si fondono in un equilibrio tra comico e poliziesco che ha evidenti radici antiche nella commedia italiana; e che contemporaneamente è capace di affondare l’artiglio del sarcasmo nel costume dei nostri tempi.
(Ed. Sellerio)

Odore di chiuso – Marco Malvaldi

Incipit Odore di chiuso - Marco Malvaldi

Incipit Odore di chiuso

L’aspetto della collina di San Carlo dipende principalmente dall’ora della giornata.
Di mattina, il sole si alza alle spalle del colle; e poiché il castello è stato costruito un po’ sotto la sommità, i suoi raggi diretti non arrivano a penetrare nelle finestre delle camere dove riposano il settimo barone di Roccapendente, i suoi familiari e i suoi (solitamente molti) ospiti, che così possono tranquillamente dormire fino a tardi.
Nel primo pomeriggio, i raggi solari puntano impietosamente sul castello, sui suoi giardini e sulla tenuta circostante, e costringono chiunque si trovi fuori a sopportare una calura micidiale, resa ancora più spietata dall’umidità delle vicine paludi; ma, a quell’ora, il barone e i suoi familiari solitamente si trovano all’interno del castello, nelle cui stanzone dai soffitti a volta si gode una frescura piacevole e confortante, che aiuta le menti a concentrarsi nel gioco delle carte, nella lettura e nel ricamo di difficili intarsi. Fuori, sotto il sole che picchia, rimangono solo i braccianti, il fattore e gli addetti alle stalle e al giardino, che d’altronde al caldo ci sono abituati.

Incipit tratto da:
Titolo: Odore di chiuso
Autore: Marco Malvaldi
Casa editrice: Sellerio
Qui è possibile leggere le prime pagine di Odore di chiuso

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Quarta di copertina / Trama

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In un castello della Maremma toscana vicino alla Bolgheri di Giosue Carducci, arriva un venerdì di giugno del 1895 l’ingombrante e baffuto Pellegrino Artusi. Lo precede la fama del suo celebre La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene, il brioso e colto manuale di cucina, primo del genere, con cui ha inventato la tradizione gastronomica italiana. Ma quella di gran cuoco è una notorietà che non gli giova del tutto al castello, dove dimora la famiglia del barone Romualdo Bonaiuti, gruppo tenacemente dedito al nulla. La formano i due figli maschi, Gaddo, dilettante poeta che spera sempre di incontrare Carducci, e Lapo, cacciatore di servette e contadine; la figlia Cecilia, di talento ma piegata a occupazioni donnesche; la vecchia baronessa Speranza che vigila su tutto dalla sua sedia a rotelle; la dama di compagnia che vorrebbe solo essere invisibile, e le due cugine zitelle. In più, la numerosa servitù, su cui spiccano la geniale cuoca, il maggiordomo Teodoro, e l’altera e procace cameriera Agatina. Contemporaneamente al cuoco letterato è giunto al castello il signor Ciceri, un fotografo: cosa sia venuto a fare al castello non è ben chiaro, come in verità anche l’Artusi. In questo umano e un po’ sospetto entourage, piomba gelido il delitto. Teodoro è trovato avvelenato e poco dopo una schioppettata ferisce gravemente il barone Romualdo. I sospetti seguono la strada più semplice, verso la povera Agatina. Sarà Pellegrino Artusi, grazie alla sua saggezza e alle sue originali letture, a dare al delegato di polizia le dritte per ritrovare la pista giusta.
In Odore di chiuso Malvaldi ha lasciato al momento l’improvvisata squadra investigativa dei vecchietti del BarLume per potersi dedicare a un vero giallo classico, basato su interrogatori, intuizioni e conclusioni deduttive. Ha scelto l’epoca di un’Italia da poco unificata e ancora impastoiata nei particolarismi nobiliari con riferimenti storico letterari che occhieggiano ironicamente all’oggi. Ma senza abbandonare la sottigliezza umana che gli permette di disegnare ogni personaggio con insolente umorismo, offrendo gallerie di caratteri e situazioni comiche capaci di divertire tanto quanto l’ingegnosità dell’intreccio.
(Ed. Sellerio; La memoria)

Odore di chiuso - Audiolibro - Malvaldi

Sol levante e pioggia battente – Marco Malvaldi

Incipit Sol levante e pioggia battente - Marco Malvaldi

Incipit Sol levante e pioggia battente

Io non sono esattamente quel che si dice un viaggiatore nato. Per me, il concetto di relax si abbina con una casa vuota, un divano comodo (non troppo lontano dal frigorifero), un bel libro e una carabina di precisione con cui stecchire gli eventuali rompiscatole di passaggio.

Incipit tratto da:
Titolo: Sol levante e pioggia battente
Autore: Marco Malvaldi
Casa editrice: Corriere della Sera

Libri di Marco Malvaldi

Sol levante e pioggia battente - Marco Malvaldi

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Se pensate di sapere tutto dell’Olanda o del Giappone, magari perché ci siete stai in vacanza, questo è il libro che fa per voi. soltanto l’occhio allenato del non viaggiatore, quel salgariano poltrone abituato a girare il mondo dal salotto di casa sua con l’aiuto di un buon romanzo, è in grado di cogliere certe sfumature. Dai ritratti a confronto di olandesi e giapponesi scoprirete allora che il carattere nazionale, ancora prima che da filosofie e religioni, emerge da come si parla, si mangia, ci si lava. Il pratico manuale non mancherà poi di rendersi utile nelle situazioni più frequenti, soccorrendo il viandante ignaro della lingua locale con espressioni di uso quotidiano, come il nederlandese plimplemplotteln, cioè il gioco di lanciare sassi piatti sullo stagno per farli rimbalzare, o il nipponico tsuji-giri, «provare la spada nuova su un passante».
Ecco insomma un imprescindibile Baedeker da portare sempre con sé nei propri pellegrinaggi immaginari. In più, acquistando questa preziosa guida, riceverete in omaggio una dose di sano divertimento. Sol levante e pioggia battente è il perfetto vademecum del viaggiatore immobile.
(Ed. Corriere della sera; Inediti d’Autore)