Dare la vita – Michela Murgia

Incipit Dare la vita - Michela Murgia

Incipit Dare la vita

Se mi dessero cento euro per ogni volta in cui ho cercato di spiegare a gente confusa ma sinceramente interessata cosa significhi il termine queer nell’accezione in cui l’ho usato io per riferirmi alla mia esperienza familiare, sarei una donna ricca. Il dato curioso, a dire il vero, non è tanto che molte persone si siano appassionate alle mie scelte di vita e alle parole che ho scelto per raccontarle, ma che all’improvviso – o così mi sembrò dapprima – fossero disposte addirittura a pagare per capirle.
La questione del denaro non è secondaria, anzi: tornerà al centro di questo ragionamento (specie nella seconda parte del libro), ma teniamola momentaneamente nell’armadio. Per ora vorrei soffermarmi sul fatto che nel luglio del 2023, in Italia (Paese non certo noto per i suoi ricchi dibattiti pubblici sul tema della diversità e dell’inclusione), la domanda su cosa fosse la queerness mi è sembrata esplodere oltre i confini che erano stati la sua nicchia, al punto di attivare l’interesse di tanta gente che non se ne era mai occupata. Una quantità per me sorprendente di esseri umani di ogni genere ed età, di punto in bianco voleva sapere che cosa significasse una parola mai udita, o usata in ambiti che credeva non la riguardassero per il semplice fatto di essere, o di apparire, eterosessuale. Peggio: come mi resi conto presto, credevano non riguardasse me perché ai loro occhi io stessa apparivo tale.

Incipit tratto da:
Titolo: Dare la vita
Autrice: Michela Murgia
A cura di: Alessandro Giammei
Casa editrice: Rizzoli
Copertina: Illustrazione di Sonia Pulido | Art Director : Francesca Leoneschi | Graphic Designer: Alice Iuri / TheWorldOfDot
Qui è possibile leggere le prime pagine di Dare la vita

Dare la vita - Michela Murgia

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Si può essere madri di figlie e figli che si scelgono, e che a loro volta ci hanno scelte? Si può costruire una famiglia senza vincoli di sangue? La risposta è sì. La queerness familiare è ormai una realtà, e affrontarla una necessità politica, come lo è quella di un dialogo lucido e aperto sulla gestazione per altrə, un tema che mette in crisi la presunta radice dell’essere donne. Interrogarci, discutere intorno a questa radice significa sfidare il concetto di normalità e naturalità a cui siamo abituati. Michela Murgia lo ha fatto per anni, nei suoi libri e sui social, e nelle ultime settimane di vita ha raccolto i suoi pensieri per donarci questo pamphlet densissimo e prezioso, in cui ci racconta – partendo dall’esperienza personale – un altro modello di maternità, come si possa dare la vita senza generare biologicamente, come i legami d’anima possano sommarsi ai legami di sangue. Pagine straordinarie che ci permettono di entrare nelle infinite sfaccettature degli affetti e di comprendere come aprire all’altrə non riduce ma amplifica l’amore.
(Rizzoli)

Tre ciotole – Michela Murgia

Incipit Tre ciotole - Michela Murgia

Incipit Tre ciotole

«Lei ha una nuova formazione di cellule sul rene.»
Il medico parlava con tono così lieve che per un istante lei pensò che l’annuncio fosse qualcosa di cui rallegrarsi. A causa della mascherina bianca, di quell’uomo gentile sulla sessantina vedeva solo metà del volto e nei primi minuti della visita aveva creduto che fosse la metà giusta. Ora non ne era più così sicura. Oltre il paravento di plexiglas che sulla scrivania offriva a entrambi ulteriore protezione dal virus onnipresente, gli occhi del dottore la sfuggivano al punto che non riusciva a dirne con certezza il colore. Per ripicca cercò a sua volta di rendere il viso illeggibile. Dalle finestre ampie dell’ospedale di Monteverde entrava una luce galvanica che nel pieno del giorno splende con quella forza solo su Roma. Era convinta che a emanarla fossero le braci segrete dell’impero, quello vero, ancora covanti sotto alle rovine di tre civiltà troppo più deboli per spegnerle del tutto. In quella luce si sorrisero cauti e il medico, forse illuso di essere stato capito, continuò.
«In termini tecnici si chiama neoplasia perché vuol dire proprio “nuova formazione di cellule”.»
(Espressione intraducibile)

Incipit tratto da:
Titolo: Tre ciotole. Rituali per un anno di crisi
Autrice: Michela Murgia
Casa editrice: Mondadori
Qui è possibile leggere le prime pagine di Tre ciotole

Tre ciotole - Michela Murgia

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S’innamorano di una sagoma di cartone o di un pretoriano in miniatura, odiano i bambini pur portandoseli in grembo, lasciano una donna ma ne restano imprigionati, vomitano amore e rabbia, si tagliano, tradiscono, si ammalano. Sono alcuni dei personaggi del nuovo, strabiliante libro di Michela Murgia, un romanzo fatto di storie che si incastrano e in cui i protagonisti stanno attraversando un cambiamento radicale che costringe ciascuno di loro a forme inedite di sopravvivenza emotiva. “Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita.” A volte a stravolgerla è un lutto, una ferita, un licenziamento, una malattia, la perdita di una certezza o di un amore, ma è sempre un mutamento d’orizzonte delle tue speranze che non lascia scampo. Attraversare quella linea di crisi mostra che spesso la migliore risposta a un disastro che non controlli è un disastro che controlli, perché sei stato tu a generarlo.
(Mondadori; Strade Blu)

God Save the Queer – Michela Murgia

Incipit God Save the Queer - Michela Murgia

Incipit God Save the Queer. Catechismo femminista

«Come fai a tenere insieme la tua fede cattolica e il tuo femminismo? Non la senti la contraddizione?» Da anni ho smesso di tenere il conto delle occasioni in cui mi è stata rivolta questa domanda. Non ho smesso però di cercare la risposta, perché la questione che le sta dietro è fondata. Come si può essere femministə e persino attivistə quando si ha fede nel Dio in nome del quale si inginocchia un sistema religioso cosí patriarcale e inflessibile al cambiamento culturale? Come conciliare le proprie certezze spirituali con il dubbio di stare collaborando al mantenimento di un’istituzione maschilista plurimillenaria, che pratica la discriminazione nelle sue stesse strutture, prima ancora che nella sua dottrina? Non è una domanda per le donne, ma per ogni persona credente, perché tocca l’idea del Dio che condividiamo, ben prima di quella che abbiamo di noi singolarmente.
L’idea di Dio che la mia Chiesa professa include la mia libertà o la nega? È un’idea che mi condanna o mi accoglie? Mi giudica o mi ascolta? C’è spazio per me, c’è il riconoscimento della mia individualità? Dio mi ama come sono e vorrò essere, oppure rimarrò un disordine oggettivo nell’ordine della creazione, un’anomalia di programmazione destinata a stare ai margini, a essere guardata con sospetto, un peccato ambulante per il solo fatto di esistere cosí come sono? Queste domande, se le pongono nella loro quotidianità non solo le persone credenti LGBTQIA+, ma anche coloro che si trovano occasionalmente nella condizione di dover cercare un compromesso tra la propria coscienza e gli insegnamenti di fede, soprattutto quelli legati alla vita fisica: il sesso non generativo, l’aborto volontario, l’eutanasia, la fecondazione assistita e altre vie d’uscita dalla trappola deterministica della biologia. Le risposte sono complicate.

Incipit tratto da:
Titolo: God Save the Queer. Catechismo femminista
Autore: Michela Murgia
Casa editrice: Einaudi
Immagine di copertina: Mauro Biani
Qui è possibile leggere le prime pagine di Persone che devi conoscere 2

God Save the Queer - Michela Murgia

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Come fai a tenere insieme la tua fede cattolica e il tuo femminismo? È una domanda che Michela Murgia si sente rivolgere di continuo. È la stessa che si pongono le persone credenti LGBTIAQ+ e che si pone chiunque debba fare compromessi tra la propria coscienza e i precetti dottrinari, per esempio in merito ad aborto, eutanasia, fecondazione assistita. Per rispondere è necessario capire quali aspetti della vita e della fede siano davvero in contraddizione, e soprattutto se certi insegnamenti non siano semplicemente un’eredità storica da ridiscutere ogni giorno alla luce del Vangelo e della propria intelligenza. D’altronde, lo stesso Dio dei cristiani è contraddittorio: è divino ma anche umano, è uno ma anche trino, è onnipotente ma è morto in croce. Partendo dalla rilettura del Credo e attingendo alla propria esperienza personale – la sé bambina piena di dubbi, ma anche la nonna, la madre, la zia, le donne con le quali ha incontrato la fede – Michela Murgia fornisce gli strumenti per affrontare alcune di queste antinomie, e mostra come la pratica della soglia, che rigetta l’appartenenza a un unico recinto, cioè la queerness, sia una pratica cristologica. Accettarla come tale significa riconoscere che «il confine non ci circonda, ma ci attraversa, e che quel che avvertiamo come contraddizione è in realtà uno spazio fecondo di cui non abbiamo ancora compreso il potenziale vitale».
(Ed. Einaudi)

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