Io e te – Niccolò Ammaniti

Incipit Io e Te – Niccolò Ammaniti

Incipit Io e te

– Caffè
Una cameriera mi scruta da sopra la montatura degli occhiali. In mano ha un thermos argentato.
Le porgo la tazza. – Grazie.
Me la riempie fino al bordo. – È venuto per la fiera?
Faccio segno di no con la testa. – Che fiera?
– La fiera dei cavalli.
Mi guarda. Si aspetta che le dica per quale ragione mi trovo a Cividale del Friuli. Alla fine tira fuori un blocchetto. Che stanza ha?
Le mostro la chiave. – Centodiciannove.
Si segna il numero. – Se vuole un altro caffè lo può prendere da solo al buffet.
– Grazie.
– Dovere.
Appena si allontana tiro fuori dal portafogli un bigliettino piegato in quattro. Lo stendo sul tavolo.
Lo ha scritto mi sorella Olivia dieci anni fa, il ventiquattro febbraio duemila.
Io avevo quattordici anni e lei ventitré.

Incipit tratto da:
Titolo: Io e te
Autore: Niccolò Ammaniti
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Io e te

Io e Te – Niccolò Ammaniti

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Quarta di copertina / Trama

Barricato in cantina per trascorrere di nascosto da tutti la sua settimana bianca, Lorenzo, un quattordicenne introverso e un po’ nevrotico, si prepara a vivere il suo sogno solipsistico di felicità: niente conflitti, niente fastidiosi compagni di scuola, niente commedie e finzioni.
Il mondo con le sue regole incomprensibili fuori della porta e lui stravaccato su un divano, circondato di Coca-Cola, scatolette di tonno e romanzi horror.
Sarà Olivia, che piomba all’improvviso nel bunker con la sua ruvida e cagionevole vitalità, a far varcare a Lorenzo la linea d’ombra, a fargli gettare la maschera di adolescente difficile e accettare il gioco caotico della vita là fuori.
Con questo racconto di formazione Ammaniti aggiunge un nuovo, lancinante scorcio a quel paesaggio dell’adolescenza di cui è impareggiabile ritrattista. E ci dà con Olivia una figura femminile di fugace e struggente bellezza.
(Ed. Einaudi; Stile Libero Big)

Io e Te – Audiolibro - Ammaniti

Da questo romanzo il film Io e te per la regia di Bernardo Bertolucci (2012)

Che la festa cominci – Niccolò Ammaniti

Incipit Che la festa cominci – Niccolò Ammaniti

Incipit Che la festa cominci

A un tavolo della pizzeria Jerry2 di Oriolo Romano erano riunite le Belve di Abaddon.
Il loro leader, Saverio Moneta detto Mantos, era preoccupato.
La situazione era grave. Se non riusciva a riprendere in mano il comando della setta, quello rischiava di essere l’ultimo raduno delle Belve.
L’emorragia era cominciata da un po’. Per primo se ne era andato Paolino Scialdone detto Il Falciatore. Senza dire una parola li aveva mollati ed era entrato nei Figli dell’Apocalisse, un gruppo satanista di Pavia. Poche settimane dopo, Antonello Agnese detto Molten si era comprato una Harley Davidson di seconda mano e si era unito agli Hell’s Angels di Subiaco. E per finire Pietro Fauci detto Nosferatu, braccio destro di Mantos e storico fondatore delle Belve, si era sposato e aveva aperto un negozio di termoidraulica all’Abetone.
Erano rimasti in quattro.
Bisognava fare un discorso molto serio, rimetterli in riga e reclutare nuovi adepti.
-Mantos, tu che prendi? – gli domandò Silvietta, la vestale del gruppo. Una roscetta secca secca con due occhi a palla che sporgevano sotto le sopracciglia sottili, poste troppo in alto sulla fronte. Su una narice e al centro del labbro aveva un anello argentato.
Saverio diede un’occhiata distratta al menu. – Non so… Una marinara? No, meglio di no, l’aglio mi rimane sullo stomaco… Le pappardelle, dài.
– Le fanno ignoranti, ma so’ bone! – approvò Roberto Morsillo detto Murder, un ciccione alto quasi due metri, coi capelli lunghi e tinti di nero e gli occhiali da vista unti di grasso. Addosso aveva una maglietta slabbrata degli Slayer. Originario di Sutri, studiava Legge a Roma e lavorava al Bricocenter di Vetralla.
Saverio squadrò i suoi discepoli. Nonostante avessero superato la trentina si vestivano ancora come una manica di metallari sfigati. E dire che non faceva altro che raccomandarsi: «Dovete sembrare normali, via ’sti piercing, ’sti tatuaggi, ’ste borchie…» Ma non c’era verso.
Questo passa il convento, pensò rassegnato.

Incipit tratto da:
Titolo: Che la festa cominci
Autore: Niccolò Ammaniti
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Che la festa cominci

Che la festa cominci – Niccolò Ammaniti

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Quarta di copertina / Trama

Nel cuore di Roma, il palazzinaro Sasà Chiatti organizza nella sua nuova residenza di Villa Ada una festa che dovrà essere ricordata come il più grande evento mondano nella storia della nostra Repubblica.
Tra cuochi bulgari, battitori neri reclutati alla stazione Termini, chirurghi estetici, attricette, calciatori, tigri, elefanti, il grande evento vedrà il noto scrittore Fabrizio Ciba e le Belve di Abaddon, una sgangherata setta satanica di Oriolo Romano, inghiottiti in un’avventura dove eroi e comparse daranno vita a una grandiosa e scatenata commedia umana.
L’irresistibile comicità di Ammaniti sa cogliere i vizi e le poche virtù della nostra epoca. E nel sorriso che non ci abbandona nel corso di tutta la lettura annegano ideali e sentimenti.
E soli, alla fine, galleggiano i resti di una civiltà fatua e sfiancata. Incapace di prendere sul serio anche la propria rovina.
(Ed. Einaudi, Stile Libero Bio)

Che la festa cominci – Audiolibro - Ammaniti

Branchie – Niccolò Ammaniti

Incipit Branchie – Niccolò Ammaniti

Incipit Branchie

Le salamandre sono capaci di tornare nella loro tana con una precisione sorprendente.
Se le prendi e le porti oltre una montagna, quelle se ne tornano a casa.
Io no. Io mi perdo. Soprattutto quando bevo.
E stanotte fa un freddo cane e piove. Ho girato un sacco, magari fossi stato una salamandra. Avrei guardato gli astri e messo il naso all’aria e sarei tornato al negozio. Sì, forse avrei dovuto provarci.
Ma a Roma le stelle non si vedono. Una cappa grigio-fosforescente e i casermoni nascondono il cielo; e poi ho il raffreddore.
Devo vomitare.
Ho l’impressione di avere la pancia piena di murene.
Forza. Alzati, allora.
Da un sacco di tempo sono seduto sul cofano di questa macchina e sono tutto bagnato.
Alzati, sei arrivato.
Mi tiro su. Poggio la testa e le mani sulla saracinesca per bloccare il moto vorticoso della strada, dei lampioni e di tutto il resto. Trovo le chiavi in fondo alla tasca del cappotto.
Entro.
Passo attraverso il negozio ormai in disuso; dagli acquari che un tempo servivano ad attirare i clienti proviene un odore di decomposizione. Madonna quanta polvere.
Barcollando oltrepasso un corridoio lungo e scuro e sono finalmente nella tana.
È un enorme stanzone che dà su un giardino interno. Di giorno, i raggi del sole attraversano le grandi vetrate e permettono lo sviluppo di una densa vegetazione. Ci sono vasche di tutte le dimensioni, alcune così grandi che si potrebbe nuotarci dentro. Lunghi fili sostengono le lampade. I tubi dell’acqua si intrecciano per terra.
Gli acquari più grandi riproducono interi ecosistemi regionali. Uno dell’America del Sud con piante dai lunghi steli. Un altro del Sudest asiatico con le ninfee galleggianti. Ci sono poi quello europeo e quello africano.
Entrando sento l’umidità aderire ai vestiti e respirare diventa difficile. Le lampade basse riempiono gli acquari di una luce calda e dimessa. I pesci si muovono pigramente in banchi. Più su, l’oscurità e un odore forte, dolce. Pioggia e vegetazione. Mi riempie il naso e mi stordisce. I vetri sono appannati dal vapore. Su una parete, sopra un bancone ci sono una ventina di acquari più piccoli. Lì si trovano gli avannotti, i pesci appena nati.
A lato c’è un divano mezzo sfondato, il frigorifero, una televisione e una brandina.
Mi ci getto su.
Non ce la faccio a spogliarmi. Mi levo le scarpe e basta.
Trovo il telecomando nascosto sotto il cuscino e accendo la TV.
Tengo gli occhi chiusi.

Incipit tratto da:
Titolo: Branchie
Autore: Niccolò Ammaniti
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Branchie

Branchie-Niccolò Ammaniti

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Quarta di copertina / Trama

Quando Branchie uscí, nel 1994, da un piccolo editore, le poche copie pubblicate passarono subito di mano in mano come un testo clandestino. Lo proponiamo oggi a un pubblico piú vasto, intatto e fresco nella irriverenza, temerarietà e sfrenatezza festosa di allora. Protagonista è Marco Donati, un ragazzo che studia il comportamento dei pesci, malato terminale, con madre ossessiva e fidanzatina. Dall’abulico trascinarsi da una festa all’altra nella Roma dei quartieri alti, Marco precipita in una avventura senza limiti, come un cavaliere senza paura, in un’India che sembra il capolavoro di un falsario pazzo. Road movies, videogames, quiz col domandone nei momenti piú critici, tanta musica – da Ravi Shankar a Garbo – demenziali sport estremi, manie generazionali e molto altro, tutto Ammaniti frulla come in un “tramezzino , ripieno di baccalà, broccoli, maionese e cipolle al curry”.
(Ed. Einaudi, Tascabili stile libero)

Da questo romanzo il film Branchie per la regia di Francesco Ranieri Martinotti (1999)