Il museo dell’innocenza – Orhan Pamuk

Era l’istante più felice della mia vita

Incipit Il museo dell’innocenza

Era l’istante più felice della mia vita, e non me ne rendevo conto. Se l’avessi capito, se allora l’avessi capito, avrei forse potuto preservare quell’attimo e le cose sarebbero andate diversamente? Sì, se avessi intuito che quello era l’istante più felice della mia vita non mi sarei lasciato sfuggire una felicità così grande per nulla al mondo. Quell’istante prezioso che avvolse il mio corpo in un abbraccio profondo e sereno forse durò solo qualche secondo, è vero, ma la felicità di quel momento parve proseguire per ore, estendersi per anni. Era il 26 maggio 1975, un lunedì, all’incirca le tre meno un quarto: in quell’istante ebbi la sensazione che ci fossimo liberati da tutti gli opprimenti sensi di colpa, dal peccato, dal castigo e dal pentimento, e che il mondo si fosse sottratto alle leggi della gravita e del tempo. Baciai la spalla di Füsun, sudata per il caldo e il sesso, l’abbracciai dolcemente da dietro e penetrai dentro di lei, mordicchiandole l’orecchio sinistro. Per un lungo istante l’orecchino rimase quasi sospeso nell’aria e poi cadde. Quel giorno non notai quale forma avesse. Eravamo così felici che fingemmo di non accorgercene e continuammo a baciarci.
(L’istante più felice della mia vita)

Incipit tratto da:
Titolo: Il museo dell’innocenza
Autore: Orhan Pamuk
Traduzione: Barbara La Rosa Salim
Titolo originale: Masumiyet Müzesi
Casa editrice: Einaudi

Libri di Orhan Pamuk

Copertine di Il museo dell’innocenza di Orhan Pamuk

Quarta di copertina / Trama

Entrato in un negozio per comprare una borsa alla fidanzata, Kemal Basmaci, trentenne rampollo di una famiglia altolocata di Istanbul, si imbatte in una commessa di straordinaria bellezza: la diciottenne Füsun, sua lontana cugina. Fra i due ha ben presto inizio un rapporto anche eroticamente molto intenso, che travalica le leggi morali della Turchia degli anni Settanta. Kemal tuttavia non si decide a lasciare Sibel, la fidanzata: per quanto di mentalità aperta e moderna, in lui sono comunque molto radicati i valori tradizionali (e anche un certo opportunismo); vuole la moglie ricca e la bella amante povera, il matrimonio e l’amour fou, i party a base di champagne (importato clandestinamente) della Istanbul bene e la seducente atmosfera di una stanza in un appartamento disabitato. Così si fidanza, con un sontuoso ricevimento all’Hilton. E perde tutto: sconvolta dal suo comportamento, Füsun scompare, mentre Kemal, preda di una passione che non gli dà tregua e mosso da una struggente nostalgia, trascura gli affari, si ritrae sempre più dal suo ambiente e alla fine scioglie il fidanzamento.
Quando, dopo atroci patimenti, i due amanti si ritrovano, nella vita di Füsun tutto è cambiato. Kemal però non si dà per vinto. In assoluta castità, continua a frequentarla per otto lunghi anni, durante i quali via via raccoglie un’infinità di oggetti che la riguardano: cagnolini di porcellana, apriscatole, righelli, orecchini, mozziconi di sigarette, ditali, saliere, mutandine, grattugie per mele cotogne… Poterli guardare, assaggiare, toccare, annusare, è spesso la sua unica fonte di conforto.
E quando la sua esistenza subisce una nuova dolorosa svolta, quegli stessi oggetti confluiranno nel Museo dell’innocenza, destinato a rendere testimonianza del suo amore per Füsun nei secoli futuri.
La storia di una incontenibile passione, ma allo stesso tempo uno sguardo ora severo, ora ironico, ma certamente non privo di profondo affetto sulla Istanbul di quegli anni e sulla sua contraddittoria borghesia, sempre scissa, allora come oggi, fra tradizione e modernità, fra Oriente e Occidente.
(Ed. Einaudi; SuperCoralli)

Cronologia opere e bibliografia di Orhan Pamuk

Istanbul – Orhan Pamuk

Fin da bambino

Incipit Istanbul

Fin da bambino, per tanti anni ho creduto che vivesse un altro Orhan, del tutto simile a me, un mio gemello, uno completamente uguale a me, in una strada di Istanbul, in un’altra casa simile alla nostra. Non mi ricordo dove e come ebbi per la prima volta questo pensiero. Molto probabilmente, il pensiero si era inciso dentro di me alla fine di un lungo processo, tessuto di incomprensioni, coincidenze, giochi e paure. Per poter spiegare cosa provavo quando questa idea mi balenava nella testa, devo raccontare uno dei primi momenti in cui l’avvertii nella sua forma più evidente.

Incipit tratto da:
Titolo: Istanbul
Autore: Orhan Pamuk
Traduzione: Semsa Gezgin
Titolo originale: Istanbul. Hatiralar ve Sehir
Casa editrice: Einaudi

Libri di Orhan Pamuk

Copertine di Istanbul di Orhan Pamuk

Quarta di copertina / Trama

Racconta Orhan Pamuk di aver vissuto fin dalla più tenera età nella convinzione che in un altro luogo di Istanbul abitasse un bambino identico a lui, un altro Orhan. Così, come in un gioco di specchi, Istanbul guarda verso l’Europa alla ricerca della città invisibile libera dalla miseria, tristezza e decadenza, forse una città che conservando un’identità orientale racchiuda qualità e successi dell’invidiato Occidente.
Tutto, nella città fantastica di Pamuk, si raddoppia: perfino lo sguardo che gli abitanti del Corno d’Oro gettano sulla propria vita cerca conferme e smentite nello sguardo giudicante degli occidentali, dai turisti ai grandi viaggiatori ottocenteschi, come Nerval, Gautier e Flaubert, affascinati e abbagliati dai miraggi dell’esotismo.
La tristezza che domina Istanbul, lo hüzün, che Pamuk descrive con geniale passione classificatoria, è una «condizione della mente che la città ha assimilato con orgoglio» e ha infinite forme e sfumature. Nasce dal declino dell’impero ottomano, dai sogni delusi di grandezza della Turchia moderna, dalle antiche rovine che le case hanno inglobato senza cancellare, dal legno delle vecchie costruzioni che si annerisce per l’umidità e il freddo. E si nutre di innumerevoli dettagli: le sirene dei battelli che urlano nella nebbia, i gabbiani immobili sotto la pioggia, i cantanti di terza classe che imitano le popstar americane e turche, e persino «le folle di uomini della mia infanzia, che tornavano a casa fumandosi una sigaretta dopo aver assistito a una delle partite di calcio della nazionale, sempre pesantemente sconfitta».
Tristezza che è bellezza, come scriveva Ahmet Rasim, uno dei numi tutelari della città di Pamuk. Gli scrittori non si stancano di cantare questa magia malinconica, forse per il senso di colpa di aver preferito la comodità moderna di un’Istanbul ormai occidentalizzata. La città che Pamuk continua ad amare resta quella della sua infanzia, «una fotografia in bianco e nero». Perciò i vecchi film e i disegni a chiaroscuro sono gli strumenti insieme più fedeli ed evocativi per rappresentarla (e il giovane Orhan, prima di decidere di fare lo scrittore, accarezzò a lungo l’idea di dipingere). Come la Recherche di Proust si può, volendo, riassumere in una frase («Marcel diventa scrittore»), così in Pamuk il destino di una città diventa il carattere del suo narratore. In questo senso, Istanbul è la storia di una vocazione.
(Ed. Einaudi; SuperCoralli)

Cronologia opere e bibliografia di Orhan Pamuk

Neve – Orhan Pamuk

Il silenzio della neve

Incipit Neve

Il silenzio della neve, pensava l’uomo seduto dietro all’autista del pullman. Se questo fosse stato l’inizio di una poesia, avrebbe chiamato «silenzio della neve» ciò che sentiva dentro.
Aveva preso il pullman che l’avrebbe portato da Erzurum a Kars all’ultimo minuto.Dopo due giorni di viaggio fra le tormente di neve, da Istambul era arrivato alla stazione dei pullman di Erzurum, e mentre con la borsa in mano nei corridoi sporchi e freddi cercava di capire dove fosse la fermata dei pullman per Kars, un tizio gli aveva detto che ce n’era uno in partenza.

Incipit tratto da:
Titolo: Neve
Autore: Orhan Pamuk
Traduzione: Marta Bertolini e Semsa Gezgin
Titolo originale: Kar
Casa editrice: Einaudi

Libri di Orhan Pamuk

Copertine di Neve di Orhan Pamuk

Quarta di copertina / Trama

Mandato a scrivere un reportage in una lontana città turca di confine, il poeta Ka deve fare i conti con la propria crisi esistenziale e spirituale, e con alcuni fatti inquietanti. Negli ultimi tempi, in città, sono avvenuti degli strani suicidi:ragazze obbligate a togliere il velo per entrare all’università hanno preferito farla finita. E poi terroristi islamici che minacciano attentati, e militari nazionalisti che preparano la repressione. Ka cerca di non farsi coinvolgere dalla tragedia che sta per insanguinare il piccolo centro. Tutto ciò che vuole è convincere Ipek, la donna che ama, a fuggire con lui in Germania. Intanto la neve, indifferente ai complotti, agli omicidi, all’odio e alle altre passioni umane, continua a cadere.
Il poeta Ka, esule in Germania da molti anni, ritorna in Turchia e viene mandato per un reportage a Kars, città di confine tra Turchia, Armenia e Georgia. Qui, negli ultimi tempi, sono avvenuti alcuni suicidi: giovani ragazze si sono uccise, a quanto sembra, perché costrette a togliersi il velo nelle aule dell’università.
Investita da una tormenta di neve, la città è un guazzabuglio di etnie e fazioni politiche. Ci sono turchi, curdi, georgiani, ci sono nazionalisti laici e integralisti religiosi. C’è la polizia segreta, c’è l’esercito e ci sono i terroristi islamici. Ka inizia la sua indagine, mentre la neve continua a cadere e le strade vengono chiuse. Kars è isolata.
In città Ka rivede dopo diversi anni Ipek, una compagna di università molto bella, trasferitasi a Kars con il marito da cui ora è separata. Ka se ne innamora e sogna di portarla con sé in Germania. Per realizzare questo sogno farà di tutto, fino a rischiare la vita e a tradire chi aveva avuto fiducia in lui.
La situazione precipita quando una compagnia di teatro mette in scena un dramma degli anni Venti, scritto in sostegno della laicità dello Stato fondato da Atatürk, dove una donna, coraggiosamente, brucia il chador in pubblico. Durante lo spettacolo alcuni giovani del liceo religioso inscenano una protesta. E la serata finisce nel sangue.
Ka viene coinvolto suo malgrado. È uno spettatore imparziale, ma molto confuso. Non sa nemmeno rispondere alla domanda: credi in Dio? Sostiene che a Kars ha ritrovato Allah, ma poi l’unica cosa che gli interessa è la ricerca, molto occidentale, della felicità.
Il dilemma di Ka ruota intorno al confronto tra Occidente e Islam. Il complesso di inferiorità che i personaggi del libro dicono di sentire verso la ricchezza occidentale. La reazione di vergogna o di rabbia, e quindi i tentativi di assomigliare agli occidentali, o di volerli uccidere tutti. Le voci della ragionevolezza, come il padre di Ipek, vengono messe a tacere. In questo luogo di confine, lontano dalla vetrina internazionale di Istanbul, l’unica alternativa al fondamentalismo sembra essere la repressione militare. E viceversa.
(Ed. Einaudi; SuperCoralli)

Cronologia opere e bibliografia di Orhan Pamuk