La nostra gang – Philip Roth

Incipit La nostra gang - Philip Roth

Incipit La nostra gang

CITTADINO Signore, voglio congratularmi con lei per essersi espresso il 3 aprile in favore della santità della vita umana, inclusa la vita dei non ancora nati. C’è voluto un gran coraggio, soprattutto in vista delle elezioni di novembre.
TRICKY La ringrazio. Avrei potuto fare la scelta più popolare, lo so, ed esprimermi contro la santità della vita umana. Ma francamente preferisco essere presidente per un solo mandato e fare quel che ritengo giusto piuttosto che essere presidente per due mandati prendendo una posizione di comodo come quella. Dopotutto, devo fare i conti con la mia coscienza, non solo con l’elettorato.
CITTADINO La sua coscienza, signore, non finisce mai di stupirci.
TRICKY La ringrazio.

Incipit tratto da:
Titolo: La nostra gang
Autore: Philip Roth
Traduzione: Norman Gobetti
Titolo originale: Our Gang
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di La nostra gang

La nostra gang - Philip Roth

Incipit Our Gang

CITIZEN: Sir, I want to congratulate you for coming out on April 3 for the sanctity of human life, including the life of the yet unborn. That required a lot of courage, especially in light of the November election results.
TRICKY : Well, thank you. I know I could have done the popular thing, of course, and come out against the sanctity of human life. But frankly I’d rather be a one-term President and do what I believe is right than be a two-term President by taking an easy position like that. After all, I have got my conscience to deal with, as well as the electorate.
CITIZEN : Your conscience, sir, is a marvel to us all.
TRICKY : Thank you.

Incipit tratto da:
Title: Our Gang
Author: Philip Roth
Publisher: Random House
Language: English

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Quarta di copertina / Trama

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Sul palcoscenico internazionale Trick E. Dixon e il suo gabinetto furoreggiano a suon di malefatte: in una crescente esasperazione grottesca della politica nixoniana, assistiamo all’invasione della Danimarca, al lancio dell’atomica su Copenaghen, a una rivolta di boy scout soffocata nel sangue. Fino a quando Dixon, giunto all’inferno, non proverà a soffiare il posto… a Satana in persona! Scritto di getto nella primavera del 1971, più di un anno prima dell’effrazione nella sede dei democratici al Watergate e ben tre anni prima delle dimissioni di Nixon, il quinto romanzo di Philip Roth procurò al suo autore l’appellativo di profeta. Immersione vertiginosa nella realtà americana degli anni Sessanta, La nostra gang è una fotografia spietata e sconcertante del linguaggio del potere e delle sue perversioni.
(Ed. Einaudi; Supercoralli)

I fatti. Autobiografia di un romanziere – Philip Roth

Incipit I fatti – Philip Roth

Incipit I fatti. Autobiografia di un romanziere

Caro Zuckerman,
in passato, come sai, i fatti sono sempre stati brevi appunti su un taccuino, il mio modo di scattare dalla realtà alla fantasia. Per me, come per quasi tutti i romanzieri, ogni avventura dell’immaginazione comincia laggiù, con i fatti, con lo specifico, e non col filosofico, l’ideologico o l’astratto. Eppure, con mia sorpresa, sembra che ora io mi sia messo a scrivere un libro applicando un metodo assolutamente opposto, prendendo ciò che avevo immaginato e, come dire, asciugandolo, in modo da ricondurre la mia esperienza all’originaria fattualità preromanzesca. Perché? Per dimostrare che c’è uno scarto significativo tra lo scrittore autobiografico che si pensa che io sia e lo scrittore autobiografico che sono? Per dimostrare che le informazioni che ho tratto dalla mia vita erano, nei romanzi, incomplete? Se questo fosse tutto, non credo che me ne sarei preoccupato, perché i lettori avveduti, se erano tanto interessati da curarsene, avrebbero potuto arrivarci da soli. E di questo libro non c’era l’esigenza; nessuno lo ha commissionato, nessuno ha chiesto un’autobiografia di Roth. La richiesta, se è stata mai fatta, risale a una trentina di anni fa, quando alcuni dei miei vecchi ebrei vollero sapere chi era il ragazzino che scriveva questa roba.

Incipit tratto da:
Titolo: I fatti. Autobiografia di un romanziere
Autore: Philip Roth
Traduzione: Vincenzo Mantovani
Titolo originale: The Facts. A Novelist’s Autobiography
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di I fatti

I fatti - Philip Roth

Incipit The Facts. A Novelist’s Autobiography

Dear Zuckerman,
In the past, as you know, the facts have always been notebook jottings, my way of springing into fiction.
For me, as for most novelists, every genuine imaginative event begins down there, with the facts, with the specific, and not with the philosophical, the ideological, or the abstract. Yet, to my surprise, I now appear to
have gone about writing a book absolutely backward, taking what I have already imagined and, as it were, desiccating it, so as to restore my experience to the original, prefictionalized factuality. Why? To prove that there is a significant gap between the autobiographical writer that I am thought to be and the autobiographical writer that I am? To prove that the information that I drew from my life was, in the fiction, incomplete? If that was all, I don’t think I would have gone to the trouble, since thoughtful readers, if they were interested enough to care, could have figured as much for themselves. Nor was there any call for this book; no one ordered it, no one sent down for an autobiography from Roth. The order, if it was ever even placed, went out thirty years ago, when certain of my Jewish elders demanded to know just who this kid was who was writing this stuff.

Incipit tratto da:
Title: The Facts: A Novelist’s Autobiography
Author: Philip Roth
Publisher: Vintage
Language: English

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Quarta di copertina / Trama

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Philip Roth invia una lettera a Nathan Zuckerman – protagonista di molti suoi libri e alter-ego per eccellenza – chiedendogli se valga la pena pubblicare il testo che gli allega. Sono pagine autobiografiche che l’autore di Pastorale americana ha scritto a seguito di una crisi emotiva ed esistenziale che lo ha condotto a un ripensamento tanto della sua letteratura, quanto della sua vita.
L’autore si concentra su cinque snodi del suo percorso esistenziale: l’infanzia protetta e circondata dall’affetto dei genitori negli anni Trenta e Quaranta, l’educazione alla vita americana durante gli anni universitari, il tormentato rapporto con la persona più arrabbiata del mondo («la ragazza dei miei sogni»), lo scontro con l’establishment ebraico seguito alla pubblicazione di Goodbye, Columbus, fino alla scoperta, negli scatenati anni Sessanta, del lato piú folle del suo talento che lo porterà a quel capolavoro che è Il lamento di Portnoy.
I fatti è l’autobiografia non convenzionale di uno scrittore non convenzionale.
(Ed. Einaudi; SuperCoralli)

Quando lei era buona – Philip Roth

Incipit Quando lei era buona – Philip Roth

Incipit Quando lei era buona

Non essere ricco, non essere famoso, non essere potente, nemmeno essere felice, ma essere civile – questo era il sogno della sua vita. Quando lasciò la casa, o baracca, di suo padre nei boschi del Nord dello stato, quali fossero le caratteristiche di una tale vita non avrebbe saputo spiegarlo; aveva in programma di viaggiare fino a Chicago per scoprirlo. Sapeva per certo quel che non voleva, cioè vivere come un selvaggio. Suo padre era un uomo violento e ignorante – cacciatore di pellicce, poi taglialegna e, negli ultimi anni della sua vita, sorvegliante alle miniere di ferro. La madre era una donna laboriosa e d’indole servile che non si sarebbe mai permessa di volere qualcosa di diverso da ciò che aveva; o se invece lo voleva, se invece era diversa da come sembrava, di certo non riteneva prudente parlare dei propri desideri di fronte al marito.

Incipit tratto da:
Titolo: Quando lei era buona
Autore: Philip Roth
Traduzione: Norman Gobetti
Titolo originale: When She Was Good
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Quando lei era buona

Quando lei era buona- Philip Roth

Incipit When She Was Good

Not to be rich, not to be famous, not to be mighty, not even to be happy, but to be civilized—that was the dream of his life. What the qualities of such a life were he could not have articulated when he left his father’s house, or shack, in the northern woods of the state; his plan was to travel all the way down to Chicago to find out. He knew for sure what he didn’t want, and that was to live like a savage. His own father was a fierce and ignorant man—a trapper, then a lumberman, and at the end of his life, a watchman at the iron mines. His mother was a hard—working woman with a slavish nature who could never conceive of wanting anything other than what she had; or if she did, if she was really other than she seemed, she felt it was not pr11dent to spea]< of her desires in front of her husband.

Incipit tratto da:
Title: When She Was Good
Author: Philip Roth
Publisher: Vintage
Language: English

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Quarta di copertina / Trama

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Quando era ancora una bambina, Lucy Nelson ha vissuto il fallimento di un padre alcolizzato e violento che entrava e usciva di prigione. Da allora ha sempre cercato di correggere gli uomini intorno a lei: anche se questo poteva voler dire sacrificare se stessa nel tentativo.
Con i ritratti infallibili e precisi di Lucy e di Roy, il marito infantile e sfortunato, Roth ha creato un grande quadro della vita americana e dei suoi sentimenti, dei suoi desideri e dei suoi rancori, una visione allo stesso tempo spietata e piena di compassione.
Il terzo romanzo di Philip Roth, pubblicato nel 1967 e proposto oggi in una nuova traduzione, procede con la stessa ineluttabilità della tragedia greca.