Incipit La bella estate
A quei tempi era sempre festa. Bastava uscire di casa e traversare la strada, per diventare come matte, e tutto era cosí bello, specialmente di notte, che tornando stanche morte speravano ancora che qualcosa succedesse,che scoppiasse un incendio, che in casa nascesse un bambino, e magari venisse giorno all’improvviso e tutta la gente uscisse in strada e si potesse continuare a camminare camminare fino ai prati e fin dietro le colline. –Siete sane, siete giovani, – dicevano, – siete ragazze, non avete pensieri, si capisce –. Eppure una di loro, quella Tina che era uscita zoppa dall’ospedale e in casa non aveva da mangiare, anche lei rideva per niente, e una sera, trottando dietro gli altri, si era fermata e si era messa a piangere perché dormire era una stupidaggine e rubava tempo all’allegria.
Incipit tratto da:
Ginia, se queste crisi la prendevano, non si faceva accorgere ma accompagnava a casa qualche altra e parlava parlava, finché non sapevano piú cosa dire. Veniva cosí il momento di lasciarsi, che già da un pezzo erano come sole, e Ginia tornava a casa tranquilla, senza rimpiangere la compagnia. Le notti piú belle, si capisce, erano al sabato, quando andavano a ballare e l’indomani si poteva dormire. Ma bastava anche meno, e certe mattine Ginia usciva, per andare a lavorare, felice di quel pezzo di strada che l’aspettava. Le altre dicevano: – Se torno tardi, poi ho sonno; se torno tardi, me le suonano –. Ma Ginia non era mai stanca, e suo fratello, che lavorava di notte, la vedeva soltanto a cena, e di giorno dormiva.
Titolo: La bella estate
Autore: Cesare Pavese
Casa editrice: Einaudi
Quarta di copertina / Trama
La bella estate (1949) contiene tre romanzi, di cui ciascuno basterebbe a far libro: La bella estate, Il diavolo sulle colline e Tra donne sole. Senza costituire una trilogia, c’è in essi un clima morale, un incontro di temi che li accomuna: sono tre romanzi cittadini (per quanto sempre la campagna, la nitida e favolosa campagna di Pavese vi sia presente), tre romanzi di scoperta della città e della società, di giovanili passioni amorose, d’entusiasmi e sconfitte. Un tema ricorrente in ciascuno dei vari intrecci e ambienti è quello della tentazione, dell’ascendente che i giovani sono tutti condannati a subire. Un altro è la ricerca affannata del vizio, il bisogno baldanzoso di violare la norma, di varcare il limite. Un altro, l’abbattersi della naturale sanzione sul piú incolpevole e inerme, sul piú «giovane». Ma quest’elenco di temi non può render giustizia all’unità e pienezza di ciascuno dei tre romanzi, al suo nitido carattere di studio di un ambiente e di una vicenda, al ritmo della sua prosa.
(Ed. Einaudi; Nuovi coralli)
Premio Strega 1950
Cronologia opere di narrativa Cesare Pavese