Incipit Tempo di uccidere
Ero meravigliato di essere vivo, ma stanco di aspettare soccorsi. Stanco soprattutto degli alberi che crescevano lungo il burrone, dovunque ci fosse posto per un seme che capitasse a finirvi i suoi giorni. Il caldo, quell’atmosfera morbida, che nemmeno la brezza del mattino riusciva a temperare, dava alle piante l’aspetto di animali impagliati.
Incipit tratto da:
Da quando il camion s’era rovesciato, proprio alla curva della prima discesa, il dente aveva ripreso a dolermi, e ora un impulso che sentivo irresistibile (forse l’impazienza della nevralgia) mi spingeva a lasciare quel luogo. “Io me ne vado” dissi alzandomi. Il soldato che fumava soddisfatto, ormai pronto a dividere con me gli imprevisti della nuova avventura, si rabbuiò. “E dove?” chiese.
Titolo: Tempo di uccidere
Autore: Ennio Flaiano
Casa editrice: Rizzoli
Quarta di copertina / Trama
Il romanzo di Flaiano ci riporta al tema della guerra: ma la sua è una guerra che non si rivela, nemmeno letterariamente, un serbatoio di storie esemplari da raccontare né di eroismi vitalistici da esaltare. Nel 1947, dopo la terribile esperienza della seconda guerra mondiale, nessuno aveva più voglia di ricordare la campagna d’Abissinia del 1936. Ma nelle pagine di Flaiano quella guerra e quell’Africa subiscono una metamorfosi radicale. Perdono, l’una, i suoi connotati esotici e cromatici più evidenti, l’altra, l’aspetto crudele o eroico che caratterizza in genere un’azione bellica; e acquistano, entrambe, una dimensione simbolica che nega sia la retorica del paesaggio sia l’eccezionalità della situazione. In questo contesto, anche i tratti del protagonista non corrispondono a quelli del modello di eroe positivo allora di moda, bensì riflettono un uomo comune che per una serie di circostanze fortuite si è trovato a vivere una esperienza particolare. Nella figura del giovane ufficiale italiano, come nell’avventura di cui è protagonista, non vi è nulla di eccezionale, anzi all’origine vi è la banalità più assoluta: un mal di denti e un viaggio da compiere alla ricerca di un dentista. Una situazione più gratuita e un personaggio più antieroe di così, quale fantasia di narratore poteva concepirli?
Ai grandi avvenimenti esteriori egli opponeva i travagli interiori senza mitizzarli, ma rendendoli nello stesso tempo emblematici di uno stato di disagio tipico dell’uomo contemporaneo. E così una irrazionale tendenza al male che porta a un esercizio inconscio della violenza, al punto di provocare anche la morte, va intesa non come manifestazione eroica ma, semmai, egoistica: non il beau geste romantico bensì l’atto gratuito anonimo e inutile. In tutto ciò è adombrata l’interpretazione più crudele e spietata della sconfitta dell’uomo sul piano dell’umano.
(dalla Postfazione di Sergio Pautasso)
Bibliografia e cronologia opere di Ennio Flaiano
Premio Strega
Dal romanzo è stato tratto il film Tempo di uccidere (1989) per la regia di Giuliano Montaldo