Il sistema periodico – Primo Levi

Incipit Il sistema periodico – Primo Levi

Incipit Il sistema periodico

Ci sono, nell’aria che respiriamo, i cosiddetti gas inerti. Portano curiosi nomi greci di derivazione dotta, che significano «il Nuovo», «il Nascosto», «l’Inoperoso», «lo Straniero». Sono, appunto, talmente inerti, talmente paghi della condizione, che non interferiscono in alcuna reazione chimica, non si combinano con alcun altro elemento, e proprio per questo motivo sono passati inosservati per secoli: solo nel 1962 un chimico di buona volontà, dopo lunghi ed ingegnosi sforzi, è riuscito a costringere lo Straniero (lo xenon) a combinarsi fugacemente con l’avidissimo, vivacissimo fluoro, e l’impresa è apparsa talmente straordinaria che gli è stato conferito il Premio Nobel. Si chiamano anche gas nobili, e qui ci sarebbe da discutere se veramente tutti i nobili, e qui ci sarebbe da discutere se veramente tutti i nobili siano inerti e tutti gli inerti siano nobili; si chiamano infine anche gas rari, benché uno di loro, l’argon, l’Inoperoso, sia presente nell’aria nella rispettabile proporzione dell’I per cento: cioè venti o trenta volte più abbondante dell’anidride carbonica, senza la quale non ci sarebbe traccia di vita su questo pianeta.

Incipit tratto da:
Titolo: Il sistema periodico
Autore: Primo Levi
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Il sistema periodico

Il sistema periodico - Primo Levi

Cronologia opere, libri, biografia di Primo Levi su IncipitMania

Quarta di copertina / Trama

Con questo suo nuovo libro, Primo Levi ci dimostra come in lui la vocazione di scrittore-testimone non si sia esaurita nella pagine mirabili di Se questo è un uomo e di La tregua.
A prima vista, si tratta qui dell’autobiografia di un chimico, articolata in ventun «momenti» ognuno dei quali trae spunto da un elemento: l’azoto, il carbonio, il piombo, il nichel e così via. Sono dunque altrettanti incontri con la materia, vista volta a volta come madre o come nemica, davanti a cui si rinnova la condizione atavica dell’uomo cacciatore in lotta col mondo intorno a lui per conoscerlo e per sopravvivere: storie di un mestiere «che è poi un caso particolare, una versione più strenua, del mestiere di vivere»; ricco di sconfitte di vittorie e di miserie, di avventure e di incontri, capace di impegnare in pari misura la ragione e la fantasia.
Ma il libro racconta anche la storia di una generazione, qui rappresentata nei suoi esponenti migliori (si veda la splendida figura di Sandro Delmastro). Ne esce ricostruita la vicenda di una formazione civile maturata negli anni del fascismo, poi nelle drammatiche vicende della guerra, della lotta partigiana, della deportazione, del reinserimento nella faticosa ripresa del dopoguerra: è la storia esemplare di chi, partendo dalla concretezza del mestiere di chimico, si autoeduca a capire le cose e gli uomini, a prendere posizione, a misurarsi, con una ironia ed una autoironia che non escludono la fermezza.
O forse il libro può essere letto come un apologo: la sfida ininterrotta con la materia inerte o malevola è una metafora conradiana dell’esistenza, della sua opacità di fondo, su cui emergono stranezze, fallimenti e riuscite imprevedibili. Come in tutti i libri di Primo Levi, anche qui la serenità del giudizio morale fa tutt’uno con una scrittura di classica precisione; si ritrova, trasferita in un campo meno disumano, l’esigenza di testimoniare a favore della ragione e della dignità.
(Ed. Einaudi; Supercoralli)

La chiave a stella – Primo Levi

Incipit La chiave a stella - Primo Levi

Incipit La chiave a stella

«Eh no: tutto non le posso dire. O che le dico il paese, o che le racconto il fatto: io però, se fossi in lei, sceglierei il fatto, perché è un bel fatto. Lei poi, se proprio lo vuole raccontare, ci lavora sopra, lo rettifica, lo smeriglia, toglie le bavature, gli dà un po’ di bombé e tira fuori una storia; e di storie, ben che sono più giovane di lei, me ne sono capitate diverse. Il paese magari lo indovina, così non ci rimette niente; ma se glielo dico io, il paese, finisce che vado nelle grane, perché quelli sono brava gente ma un po’ permalosa».
Conoscevo Faussone da due o tre sere soltanto. Ci eravamo trovati per caso a mensa, alla mensa per gli stranieri di una fabbrica molto lontana a cui ero stato condotto dal mio mestiere di chimico delle vernici. Eravamo noi due i soli italiani; lui era lì da tre mesi, ma in quelle terre era già stato altre volte, e se la cavava benino con la lingua, in aggiunta alle quattro o cinque che già parlava, scorrettamente ma correntemente. E sui trentacinque anni, alto, secco, quasi calvo, abbronzato, sempre ben rasato. Ha una faccia seria, poco mobile e poco espressiva. Non è un gran raccontatore: è anzi piuttosto monotono, e tende alla diminuzione e all’ellissi come se temesse di apparire esagerato, ma spesso si lascia trascinare, ed allora esagera senza rendersene conto. Ha un vocabolario ridotto, e si esprime spesso attraverso luoghi comuni che forse gli sembrano arguti e nuovi; se chi ascolta non sorride, lui li ripete, come se avesse da fare con un tonto.

Incipit tratto da:
Titolo: La chiave a stella
Autore: Primo Levi
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di La chiave a stella

La chiave a stella - Primo Levi

Cronologia opere, libri, biografia di Primo Levi su IncipitMania

Quarta di copertina / Trama

Un gran numero d’italiani in questi anni passa periodi più o meno lunghi in paesi lontani ed esotici per lavori tecnici condotti da nostre imprese. Un tipo d’esperienza nuovo che entra nella nostra narrativa.
«La chiave a stella» racconta le avventure d’un montatore di gru, strutture metalliche, ponti sospesi, impianti petroliferi: un tecnico di grande perizia, tanto da essere chiamato a realizzare progetti difficilissimi in tutti i continenti, un operaio superspecializzato che passa la sua vita tra contratti e trasferte internazionali come un grande direttore d’orchestra e il cui lavoro si svolge tra fiumi indiani in piena, ghiacci dell’Alaska, foreste africane, tundre russe. Personaggio che solo Primo Levi poteva rappresentare fino in fondo nei suoi due aspetti principali: quello dell’appassionata competenza professionale per cui ogni avventura è anche la storia d’una «performance» tecnica, una battaglia (vinta o persa) con i materiali e con le condizioni d’ambiente; e quello della vita picaresca del giramondo, del piglio divertito e ironico nell’affrontare ogni avventura cosmopolita già pregustando il piacere di raccontarla ai compaesani, di trasformarla in dialetto e in gergo.
Perché è sempre la sua voce che sentiamo in queste pagine; la voce del montatore Faussone, un piemontese il cui dialetto è fiorito da un repertorio inesauribile d’invenzioni gergali, di metafore professionali, che Primo Levi registra e trascrive italianizzandole quei tanto che basta. Una doppia passione per il lavoro esatto e il linguaggio colorito anima il libro: per cui la tecnologia più ardita e la disinvoltura a muoversi nel mondo ci arrivano attraverso la voce scanzonata e riduttiva di questo personaggio dalle radici locali ben tenaci, che non si tira mai indietro di fronte al nuovo e all’insolito ma filtra ogni esperienza al lume del suo buon senso popolare e tradizionale (dietro di lui c’è una Torino vecchiotta e cerimoniosa di cui Levi ci dà uno scorcio con la visita alle zie; ma anche una dinastia d’operai-artigiani scesi dalla campagna in città seguendo le ondate della nostra rivoluzione industriale). Eppure questo Faussone chiacchierone e ingegnoso è pure un uomo che persegue un ideale con un rigore ossessivo, uno stilista d’una morale netta e metallica, un abitante dell’aria, su per i tralicci che va facendo crescere e controllando con la sua «chiave a stella»; sempre pronto a godere i piaceri del mondo di quaggiù ma solo dopo essersi assicurato che i cavi reggano la tensione dei carichi.
Primo Levi che con «Il sistema periodico» ci aveva già dato un libro esemplare, oltre che raro nella nostra letteratura, sulla formazione morale d’un uomo della nostra epoca, ora propone in questo nuovo libro un’immagine (felicemente «inattuale» rispetto agli umori dei tempi) di quella quasi ignota civiltà della competenza che pure esiste in Italia, ed in cui rivive l’antica nobiltà dell’artigiano che fa le cose con le proprie mani. E l’«allegro» del suo raccontare è quello che conosciamo fin dalle peregrinazioni della «Tregua», picaresche anche quelle, se pur su uno scenario tragicamente devastato.
Nel libro entra di persona anche lui, il chimico Primo Levi, a dialogare col concittadino Faussone incontrato in contrade remote, e a confrontare quelle del montatore di gru con le esperienze sue, delle sue due professioni: di «montatore di molecole» e di «montatore di racconti».
(Ed. Einaudi; Supercoralli)

Romanzo vincitore del Premio Strega nel 1979

Se questo è un uomo – Primo Levi

Incipit Se questo è un uomo

Ero stato catturato dalla Milizia fascista il 13 dicembre 1943. Avevo ventiquattro anni, poco senno, nessuna esperienza, e una decisa propensione, favorita dal regime di segregazione a cui da quattro anni le leggi razziali mi avevano ridotto, a vivere in un mio mondo scarsamente reale, popolato da civili fantasmi cartesiani, da sincere amicizie maschili e da amicizie femminili esangui. Coltivavo un moderato e astratto senso di ribellione.
Non mi era stato facile scegliere la via della montagna, e contribuire a mettere in piedi quanto, nella opinione mia e di altri amici di me poco più esperti, avrebbe dovuto diventare una banda partigiana affiliata a « Giustizia e Libertà ». Mancavano i contatti, le armi, i quattrini e l’esperienza per procurarseli; mancavano gli uomini capaci, ed eravamo invece sommersi da un diluvio di gente squalificata, in buona e in mala fede, che arrivava lassú dalla pianura in cerca di una organizzazione inesistente, di quadri, di armi, o anche solo di protezione, di un nascondiglio, di un fuoco, di un paio di scarpe.
A quel tempo, non mi era stata ancora insegnata la dottrina che dovevo più tardi rapidamente imparare in Lager, e secondo la quale primo ufficio dell’uomo è perseguire i propri scopi con mezzi idonei, e chi sbaglia paga; per cui non posso che considerare conforme a giustizia il successivo svolgersi dei fatti. Tre centurie della Milizia, partite in piena notte per sorprendere un’altra banda, di noi ben più potente e pericolosa, annidata nella valle contigua, irruppero in una spettrale alba di neve nel nostro rifugio, e mi condussero a valle come persona sospetta.
Negli interrogatori che seguirono, preferii dichiarare la mia condizione di «cittadino italiano di razza ebraica », poiché ritenevo che non sarei riuscito a giustificare altrimenti la mia presenza in quei luoghi troppo appartati anche per uno « sfollato », e stimavo (a torto, come si vide poi) che l’ammettere la mia attività politica avrebbe comportato torture e morte certa. Come ebreo, venni inviato a Fossoli, presso Modena, dove un vasto campo di internamento, già destinato ai prigionieri di guerra inglesi e americani, andava raccogliendo gli appartenenti alle numerose categorie di persone non gradite al neonato governo fascista repubblicano.

Incipit tratto da:
Titolo: Se questo è un uomo
Autore: Primo Levi
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Se questo è un uomo

Se questo è un uomo - Primo Levi

Cronologia opere, libri, biografia di Primo Levi su IncipitMania

Quarta di copertina / Trama

Questo libro, in cui Primo Levi descrive l’anno trascorso nel campo di concentramento di Auschwitz, è uno dei più alti usciti dall’inferno dei Lager: una testimonianza sconvolgente e al tempo stesso un capolavoro letterario. È il libro della dignità e dell’abiezione dell’uomo di fronte agli spietati meccanismi dello sterminio di massa. La vicenda della moltitudine che non aveva più nome, ma solo un numero impresso col tatuaggio sul braccio sinistro, viene evocato senz’ombra di retorica, lasciando alla tremenda realtà di commentare se stessa.
Dal coro degli indimenticabili personaggi del libro si leva un messaggio morale e civile ancora tutto da meditare.
(Ed. Einaudi)

Se questo è un uomo - Audiolibro - Levi