Strane storie – Carlo Lucarelli

Lubang è un isoletta al largo della costa del sud delle Filippine.

Incipit Strane storie

Lubang è un isoletta al largo della costa del sud delle Filippine. Fuori dalla baia di Manila, la capitale, c’è un isola grande che si chiama Mindoro, una piccola che si chiama Ambil, e una un po’ più estesa che si chiama, appunto, Lubang. È un bel posto, anche se non è una di quelle isole da vacanza, tipo le Bahamas o le Seychelles, spiaggie bianche, palme e dune. Lubang è un isolotto tropicale, montagnoso e ricoperto da una fitta vegetazione, e ha un suo fascino selvaggio.
Ma c’è un problema. C’è qualcosa che terrorizza gli isolani che vivono nei paesini sulla costa. Qualcosa che arriva all’improvviso, distrugge e sconvolge, come un uragano, e poi scompare.

Incipit tratto da:
Titolo: Strane storie
Autore: Carlo Lucarelli
Casa editrice: Skira

Libri di Carlo Lucarelli

Copertina di Strane storie di Carlo Lucarelli

Quarta di copertina / Trama

Una partita di calcio tra soldati inglesi e tedeschi, giocata su un campo improvvisato a pochi passi dal fronte occidentale, la sera di Natale del 1914; un ingegnere sopravvissuto alle bombe di Hiroshima e Nagasaki; un delinquente che si fa chiamare Charles Bronson; uno strano caso di suggestione collettiva nella California degli anni Sessanta… Donne avventurose, inventori derubati e geni incompresi, casi curiosi e delitti irrisolti.
“Strane, misteriose, incredibili storie che confermano in modo stupefacente il dato di fatto che la realtà supera di gran lunga la fantasia. Molte sono storie poco conosciute – o almeno, non le conoscevo io – altre sono più note e tutte sono state sicuramente raccontate da qualcun altro e probabilmente meglio di me. Ma non importa. Avevo una gran voglia di raccontarle anch’io.”
Carlo Lucarelli
(Ed. Skira)

Indice cronologico opere e bibliografia di Carlo Lucarelli

Eva. Una vita in gioco. Le vendicatrici- Massimo Carlotto e Marco Videtta

Incipit Eva. Una vita in gioco - Carlotto e Videtta

Incipit Eva. Una vita in gioco. Le vendicatrici

Salì le scale di corsa e si fermò davanti alla porta aperta. Lo sentì respirare e si decise ad entrare. Due mane le afferrarono le spalle e la spinsero contro la parete.
La baciò fino a farle mancare il respiro. Le sfilò il cappotto, la giacca, le sbottonò la camicetta e la spinse sul divano.
Lei si arrese senza condizioni al suo corpo muscoloso, travolta e sopraffatta come desiderava da molto tempo.
Sorrise al piacere di inebriarsi del suo profumo, proprio quello che aveva scelto per lui.
– Guardami, – sussurrò, e lei cercò i suoi occhi. Aveva dimenticato quanto fossero belli.
Aprí le gambe e gli afferrò i glutei per aiutarlo a entrare.
Mai piú senza di lui.
Insieme. Di nuovo.
Abbandonarsi. Senza diffidenza.
A una passione. Da troppo accantonata.
A un’emozione nuova. Ritrovata. Nuova.
Sconosciuta. Diversa. Ritrovata. Come una seconda prima
volta.
Senza pudore. Come un’amante.
Aspetta.
Con fiducia. Come una moglie.
Di nuovo. Insieme.
Aspetta
Uomo. Donna. Marito. Moglie. Amanti.
Insieme.
Mai piú senza di te.
Aveva dimenticato quanto fosse bello.
Troppo tempo. Da sola. Mai piú.
Insieme.
Di nuovo.
Per sempre.
Ti sento.
Mi sento.
Ancora.
Insieme.
Dio, che bello.
Che bello, sí.
Insieme.
Sí.

(Prologo)

Incipit tratto da:
Titolo: Eva. Una vita in gioco
Autori: Massimo Carlotto e Marco Videtta
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Eva. Le vendicatrici

Eva. Una vita in gioco. Le vendicatrici - M. Carlotto e M. Videtta

Quarta di copertina / Trama

Non c’è una romana piú romana di Eva D’Angelo. Schietta, solare, gestisce da sempre la profumeria Vanità. Il marito Renzo l’ha lasciata in un mare di debiti. Eppure, quando torna da lei, Eva non sa sottrarsi alla dolcezza di quell’amore ritrovato. Ma Renzo, come al solito, si è ficcato nei guai. Eva è disposta a salvarlo per l’ennesima volta, anche se questo significa sfidare le regole di un mondo crudele e sconosciuto, che la spaventa. Ksenia, Luz e Sara sono però al suo fianco, pronte a proteggerla. Perché quando le cose prendono una piega davvero minacciosa, la vendetta è l’unico modo per liberarsi dal passato.
(Ed. Einaudi; Stile Libero Big)

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Un covo di vipere – Andrea Camilleri

Incipit Un covo di vipere

Che la ‘ntricata foresta dintra alla quali lui e Livia si erano vinuti ad attrovarsi, senza sapire né pircome né pirchì, fosse virgini non c’era nisciun dubbio pirchì ‘na decina di metri narrè avivano viduto un cartello di ligno ‘nchiovato al tronco di un àrbolo supra il quali ci stava scrivuto con littre marchiate a foco. foresta vergine. Parivano Adamo e Eva in quanto erano tutti e dù completamenti nudi e cummigliavano le cosidette vrigogne, le classiche foglie di fico che si erano accattate da ‘na bancarella all’entrata a un euro l’una ed erano fatte di plastica. Siccome erano rigide, davano taticchia di fastiddio. Ma quello che cchiù fastiddiava era il camminare a pedi nudi.

Incipit tratto da:
Titolo: Un covo di vipere
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Sellerio

Libri di Andrea Camilleri

Copertina di Un covo di vipere di Andrea Camilleri

Quarta di copertina / Trama

Sognando, Montalbano è entrato in un sogno dipinto da Rousseau il Doganiere. Si è ritrovato, insieme alla fidanzata Livia, nel respiro di luce e nella convivenza innocente di un’edenica foresta. Gli intrusi riconoscono il luogo solo grazie a un cartello inciso a fuoco. Sono nudi. Ma portano addosso l’ipocrisia di foglie di fico posticce, fatte di plastica. L’armonia dell’eden, la sua mancanza di volgarità e violenza, è una finzione pittorica. Non appartiene a nessun luogo reale. E neppure ai sogni. Ciononostante, anche nella cieca e brutale realtà può sopravvivere la delicatezza del canto discreto e cortese di un uccello del paradiso saltato giù dai rami dipinti o sognati. Montalbano viene svegliato dal fischiettare di un garbato vagabondo che intona Il cielo in una stanza, con «alberi infiniti», imponendosi sul fracasso di un temporale.
La filologia congetturale del commissario deve applicarsi al fondo torbido e malsano di esistenze nascoste e incarognite dal malamore, dagli abusi e dalle sopraffazioni, dalla crudeltà e dalla sordidezza, dalle ritorsioni e dai ricatti, dalla gelosia e dal rancore: non meno che dall’interesse. Il ragioniere Cosimo Barletta, sciupafemmine compulsivo e strozzino, è stato trovato morto: ucciso con modalità che a prima vista appaiono inesplicabili, e addirittura insensate. Montalbano indaga sui segreti impenetrabili di una famiglia e sui misteri di una comunità. Sui rapporti di sangue e quelli di affinità. Entra nei recessi e nei meandri di tante vite private. Fa i conti con sensazioni equivoche, desolazioni, e disperate tenerezze. Incontra figuranti di sofisticata semplicità o di apatica frigidezza. Va alla ricerca di un testamento annunciato e paventato, ma che forse non c’è. Montalbano ha davanti un muro di buio, dietro il quale avverte qualcosa di terribile che lo spaventa. Si lascia risucchiare da un abisso, lungo una linea di faglia che gli dà le vertigini. Confinato nella sua solitudine, sente con trepidazione che il momento della verità si approssima. Aguzza l’ingegno. Ma il suo sguardo è tutt’altro che spietato. Compassionevole, il commissario raccoglie dalla divina foresta di Rousseau il Doganiere l’eco ancora riascoltabile di una aerea nota. E, senza prurigini, ha rispetto per il vero pudore: per la nudità, alla fine, di chi non è innocente e non è del tutto colpevole. Chiude il caso tragico, pietosamente: con dolorosa malinconia. Non dà voti di condotta. Dal dramma Hedda Gablerdi Ibsen ha imparato a sondare le psicologie controverse. E dal film Il cattivo tenente di Abel Ferrara ha appreso la forza della comprensione. Camilleri lascia che la sua scrittura pulsi di tutto un inventario di inquietudini letterarie e cinematografiche, e di atavici spaventi. Scrive un romanzo di solido impianto, su colpe che raggelano quanto il terrore gorgonico in una tragedia greca.
Salvatore Silvano Nigro
(Ed. Sellerio; La memoria)

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