Di tutte le ricchezze – Stefano Benni

Incipit Di tutte le ricchezze

Lascia che in diversa musica racconti
Di me vivo tra le vive cose
Lascia che io sia il tuo miglior sguardo
Il tuo cuore e le parole che scegli
Oggi il vento autunnale spoglia gli alberi
Dei ricordi ardenti dell’estate
A terra li confonde, ma noi sappiamo
Che ciò che è narrato a noi rimane.

Vedi come tutto cambia e si prepara
La spoglia della biscia, il lampo della volpe
L’istrice che gonfia, attraverso la strada,
Il suo nero esercito di dardi
Il ruvido cinghiale, il trotto dei cavalli
E un cerbiatto che inatteso ti sorprende.

La solitudine sta ai vecchi
Come un vecchio vestito
E nelle tasche tintinnano
I sogni che più non spendono
Maudit l’amour/che da queste stanze è escluso
Scrisse un poeta sul muro della cella
Ove tutta la vita fu rinchiuso
E il suo tormento divenne il mio argomento.

Incipit tratto da:
Titolo: Di tutte le ricchezze
Autore: Stefano Benni
Casa editrice: Feltrinelli

Libri di Stefano Benni

Copertina di Di tutte le ricchezze di Stefano Benni

Quarta di copertina / Trama

Martin è un maturo professore e poeta che si è ritirato a vivere ai margini di un bosco: è una nuova stagione della vita, vissuta con consapevolezza e arricchita dai ricordi e dalle conversazioni che Martin intrattiene con il cane Ombra e con molti altri animali bizzarri e filosofi. In questa solitudine coltiva la sua passione di studioso per la poesia giocosa e per il Catena, un misterioso poeta locale morto in manicomio. Questa tranquillità, che nasconde però strani segreti, è turbata dall’arrivo di una coppia che viene a vivere in un casale vicino: un mercante d’arte in fuga dalla città e Michelle, la sua bellissima e biondissima compagna. L’apparizione di Michelle, simile a una donna conosciuta da Martin nel passato, gonfia di vento, pensieri e speranze i giorni del buon vecchio professore. Il ritmo del cuore e il ritmo della vita prendono una velocità imprevista. Una velocità che una sera, a una festa di paese, innesca il vortice di un fantastico giro di valzer.
Leggende, sogni, canzoni, versi di un poeta che la tradizione vuole folle e suicida, telefonate attese, contattisti rock, cinghiali assassini, visite di colleghi inopportuni, comiche sorprese, goffi corteggiamenti e inattese tentazioni – tutto riempie di nuova linfa una stagione che si credeva conclusa, e che si riapre sul futuro come un’alba.
Martin e tutti quelli che lo circondano sembrano chiusi in un bozzolo di misteri: si tratta di attendere la farfalla che ne uscirà.
(Ed. Feltrinelli; I Narratori)

Cronologia opere e bibliografiadi Stefano Benni

La traccia dell’angelo – Stefano Benni

Incipit La traccia dell’angelo

L’unico modo per non temere la morte è non pensarla e non crederle.Voltarle le spalle, anche se lei è ovunque, e non puoi voltare le spalle a ciò che è ovunque. Puoi voltare le spalle al deserto? Uno dei misteri della morte è proprio questa nostra follia: tentare di non temerla.

Incipit tratto da:
Titolo: La traccia dell’angelo
Autore: Stefano Benni
Casa editrice: Sellerio

Libri di Stefano Benni

Copertine di La traccia dell’angelo di Stefano Benni

Quarta di copertina / Trama

«Un angelo non c’è sempre. Se no, non è un angelo. La sua prerogativa è che qualche volta arriva e qualche volta ti abbandona. Ecco l’essenza, la traccia dell’angelo».
Un Natale degli anni Cinquanta. Tutta la famiglia è riunita intorno all’albero, che porta sulla cima un puntale con l’effige di un angelo che il piccolo Morfeo fissa incantato; ora il bambino si allontana, si rannicchia presso una finestra, quando una persiana si stacca piombandogli sul capo. Il trauma lo lascia per giorni tra la vita e la morte.
Ciò che segue è il tempo di Morfeo, da quel disgraziato incidente agli anni futuri. Ma ciò che segue può essere letto come un lungo delirio, come un sogno oppure come un racconto di verità alterato dal dolore, un dolore che c’è sempre, acquattato nelle pieghe della vita, e periodicamente mostra la smorfia.
Morfeo cresce, diventa scrittore, incontra il mondo e i suoi curiosi abitanti: ha amici, passioni, e un amatissimo figlio. Ma tutto il suo cammino è segnato dalla malattia, forse eredità di quella ferita, forse no, che lo rende diverso e non mette d’accordo i medici, tantomeno l’industria delle cure. Superbia, vanità, incompetenza, ma soprattutto il cinico affarismo lo lasciano in balia dei farmaci, ne diventa dipendente, le sue giornate sono ritmate da quel dominio chimico. E questo dominio diventa la metafora di tutti i domini del mondo, la lente attraverso la quale sono viste e deformate le infinite storie in cui Morfeo si imbatte, e da cui sono inquadrate le immagini multicolori e tutti i personaggi comici e le caricature grottesche.
La fantasia visionaria e surreale di Stefano Benni ne sdoppia la presenza: mentre Morfeo combatte la sua lotta contro il dominio chimico, un’altra battaglia si svolge, parallela: quella degli angeli «cattivi», dell’angelo ribelle contro il dominio celestiale. A meno che la ribellione debole di Morfeo non sia altro che la manifestazione dell’altra ribellione. Così Morfeo segue la traccia dell’angelo, ma è un angelo caduto.
Una sarabanda di personaggi e maschere, mostrata da una prosa coloratissima nella quale viene voglia, a lettura ultimata, di riimmergersi, di rileggere, per affidarsi alla musica di quel movimento, alla musica delle parole.
(Ed. Sellerio; La Memoria)

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Pane e tempesta – Stefano Benni

Nei sogni della notte i cattivi chiedono perdono e i buoni uccidono.

Incipit Pane e tempesta

Nei sogni della notte i cattivi chiedono perdono e i buoni uccidono.
Ma dietro gli occhi chiusi, ognuno mantiene il proprio segreto.
Perciò non sapremo mai cosa sognava il Nonno Stregone quella notte, quando all’alba il suo naso si svegliò.
La prima cosa, infatti, che il nonno faceva ogni mattina, non era aprire gli occhi ma annusare.
Era quella la prova di aver passato un’altra notte e di essere ancora momentaneamente vivo.
Aprendo gli occhi avrebbe infatti visto il buio e le ombre della sua stanza. E avrebbe potuto trovarsi ancora in qualche onirico inganno o oscuro mondo parallelo.
Ma annusando non poteva sbagliare.
Se avesse sentito odore di zolfo e alcol per accendere il grill, quello poteva essere l’inferno. Odore di pane e mosto, il paradiso. Sul purgatorio non aveva le idee chiare, ma pensava che odorasse di semolino.

Incipit tratto da:
Titolo: Pane e tempesta
Autore: Stefano Benni
Casa editrice: Feltrinelli

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Pane e tempesta Stefano Benni

Quarta di copertina / Trama

Quali sono le ventisette azioni dell’uomo civile?
Lo scoprirete a Montelfo, il paese più magico e fantastico del mondo. In un romanzo di una sfrenata comicità. Stefano Benni monta un grande circo di creature indimenticabili: il Nonno Stregone, Ispido Manidoro, Archivio, Frida Fon, lo gnomo Kinotto, il beato Inclinato, Simona Bellosguardo, il gargaleone e il cinfalepro, Fen il Fenomeno, Piombino, Raffaele Raffica, Alice, don Pinpon e don Mela, Zito Zeppa, la Jole, Gina Saltasù, il sindaco Velluti, Ottavio Talpa, Bubba Bonazzi, Bum Bum Fattanza, Nestorino e Gandolino, Sibilio Settecanal, Bingo Caccola e Tamara Colibrì, Maria Sandokan, Adelmo il cupo Checca e Caco.
(Ed. Feltrinelli; I Narratori)

Cronologia opere e bibliografia di Stefano Benni