Certe fortune – Andrea Vitali

Incipit Certe fortune - Andrea Vitali

Incipit Certe fortune. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò

L’autocarro FIAT 505, modificato per il trasporto di bestiame, giunse nella frazione bellanese di Ombriaco alle prime ore della mattina del 4 luglio 1928.
Lo guidava Gustavo Morcamazza, bergamasco di Ponteranica, mediatore di bestiame e proprietario dell’allevamento A l’inseupà – Tori da monta. Il carico consisteva in un toro e due maiali.
Sceso dal furgone si guardò in giro, cielo limpido, aria ancora fresca.
Fischiettando, e zoppicando un po’, si avviò alla volta della casa di Mario Piattola e moglie Marinata.
I due, seduti al tavolo di cucina, silenziosi, aspettavano. Il Morcamazza aveva garantito il giorno della consegna ma sull’orario era stato vago, temevano ritardi.
Quando ne udirono il fischiettare quasi si stupirono.
Possibile che fosse arrivato così presto?
Il bergamasco invece era già lì, in casa loro, in piedi e a capo del tavolo.
Sorrideva.

Incipit tratto da:
Titolo: Certe fortune. I casi del maresciallo Ernesto Maccadò
Autore: Andrea Vitali
Casa editrice: Garzanti
Qui è possibile leggere le prime pagine di Certe fortune

Certe fortune - Andrea Vitali

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Quarta di copertina / Trama

Alle prime ore del 5 luglio 1928, come concordato, Gustavo Morcamazza, sensale di bestiame, si presenta a casa Piattola. Il Mario e la Marinata, marito e moglie, non avrebbero scommesso un centesimo sulla sua puntualità. Invece il Morcamazza è arrivato in quel di Ombriaco, frazione di Bellano, preciso come una disgrazia, portando sull’autocarro il toro promesso e due maiali, che non c’entrano niente ma già che era di strada… Il toro serve alla Marinata, che da qualche anno ha messo in piedi un bel giro intorno alla monta taurina: lei noleggia il toro e poi lucra sulla monta delle vacche dei vicini e sulle precedenze, perché, si sa, le prime della lista sfruttano il meglio del seme. Ma con un toro così non ci sarebbero problemi di sorta. Se non lo si ferma a bastonate è capace di ingravidare anche i muri della stalla. Almeno così lo spaccia il Morcamazza, che ha gioco facile, perché la bestia è imponente. Ma attenzione: se un animale del genere dovesse scappare, ce ne sarebbe per terrorizzare l’intero paese, chiamare i carabinieri, o solleticare il protagonismo del capo locale del Partito, tale Tartina, che certe occasioni per dimostrare di saper governare l’ordine pubblico meglio della benemerita le fiuta come un cane da tartufo. E infatti…
Con Certe fortune torna sulla scena allestita da Andrea Vitali il maresciallo Ernesto Maccadò. Già alle prese con gli strani svenimenti della moglie Maristella, che fatica ad ambientarsi, il maresciallo deve anche destreggiarsi tra la monta taurina, la prossima inaugurazione del nuovo tiro a segno e un turista tedesco chiuso a chiave nel cesso del battello: quanto basta per impegnare a fondo la pazienza e la tenuta di nervi perfino di un santo.
(Ed. Garzanti)

Certe fortune Audiolibro Vitali

La versione di Fenoglio – Gianrico Carofiglio

Incipit La versione di Fenoglio - Gianrico Carofiglio

Incipit La versione di Fenoglio

Pietro Fenoglio pedalava senza troppo entusiasmo ma seguendo con disciplina il ritmo assegnato. Sobbalzò leggermente quando si sentí toccare sulla spalla. Era Bruna, la fisioterapista, e lui non si era accorto del suo arrivo per via degli auricolari e della musica.
– L’ho spaventata, maresciallo?
– No, cioè sí. Insomma, mi ha sorpreso.
– Cosa ascolta oggi?
– Bach. Quando vengo qui ascolto sempre o Bach o Mozart. Li conosco meglio e non devo impegnarmi troppo a seguire i passaggi, visto che sono già abbastanza impegnato a farmi torturare da voi.
Lei gli fece il suo solito sorriso enigmatico. Fenoglio non era ancora riuscito a capire cosa significasse. A momenti dava l’impressione di una totale presenza, una consapevolezza profonda della situazione e dell’interlocutore; a momenti la sensazione di un allegro distacco, di una distrazione gentile: un essere altrove, ma trattando con cortesia chi era lí.

Incipit tratto da:
Titolo: La versione di Fenoglio
Autore: Gianrico Carofiglio
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di La versione di Fenoglio

La versione di Fenoglio - Gianrico Carofiglio

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Quarta di copertina / Trama

Siamo nel 1992, tra maggio e luglio. A Bari, come altrove, sono giorni di fuoco. Quando arriva la notizia che un bambino, figlio di un capo clan, è stato rapito, il maresciallo Pietro Fenoglio capisce che il punto di non ritorno è stato raggiunto. Adesso potrebbe accadere qualsiasi cosa. Poi, inaspettatamente, il giovane boss che ha scatenato la guerra, e che tutti sospettano del sequestro, decide di collaborare con la giustizia. Ma le dichiarazioni del pentito non basteranno a far luce sulla scomparsa del bambino. Per scoprire la verità Fenoglio sarà costretto a inoltrarsi in quel territorio ambiguo dove è piú difficile distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato. Ambientato al tempo delle stragi di Palermo, L’estate fredda offre uno sguardo pauroso sulla natura umana, regalandoci anche un protagonista di straordinaria dignità. E, alla fine, un inatteso bagliore di speranza.
(Ed. Einaudi)

La versione di Fenoglio - Audiolibro - Gianrico Carofiglio

L’isola dell’abbandono – Chiara Gamberale

Incipit L'isola dell'abbandono – Chiara Gamberale

Incipit L’isola dell’abbandono

No. Non aveva mai creduto che potesse venire qualcosa di buono da persone afflitte dallo stesso problema che stabiliscono programmaticamente di aiutarsi. Credeva semmai che la salvezza, come la sventura, ci sorprende, e arriva da dove meno ce lo aspetteremmo.
Eppure si ritrovava lì, perché Damiano aveva insistito e, nonostante tutto, aveva ancora il potere di condizionarla se si trattava di stare bene, stare male, provare a stare meglio.

Incipit tratto da:
Titolo: L’isola dell’abbandono
Autrice: Chiara Gamberale
Casa editrice: Feltrinelli
Qui è possibile leggere le prime pagine di L’isola dell’abbandono

L'isola dell'abbandono – Chiara Gamberale

Quarta di copertina / Trama

Pare che l’espressione “piantare in asso” si debba a Teseo che, uscito dal labirinto grazie all’aiuto di Arianna, anziché riportarla con sé da Creta ad Atene, la lascia sull’isola di Naxos. In Naxos: in asso, appunto.
Proprio sull’isola di Naxos, l’inquieta e misteriosa protagonista di questo romanzo sente l’urgenza di tornare. È lì che, dieci anni prima, in quella che doveva essere una vacanza, è stata brutalmente abbandonata da Stefano, il suo primo, disperato amore, e sempre lì ha conosciuto Di, un uomo capace di metterla a contatto con parti di sé che non conosceva e con la sfida più estrema per una persona come lei, quella di rinunciare alla fuga. E restare.
Ma come fa una straordinaria possibilità a sembrare un pericolo? Come fa un’assenza a rivelarsi più potente di una presenza?
Che cosa è davvero finito, che cosa è cominciato su quell’isola?
Solo adesso lei riesce a chiederselo, perché è appena diventata madre, tutto dentro di sé si è allo stesso tempo saldato e infragilito, e deve fare i conti con il padre di suo figlio e con la loro difficoltà a considerarsi una famiglia. Anche se non lo vorrebbe, così, è finalmente pronta per incontrare di nuovo tutto quello che si era abituata a dimenticare, a cominciare dal suo nome, dalla sua identità più profonda…
Dialogando con il mito sull’abbandono più famoso della storia dell’umanità e con i fumetti per bambini con cui la protagonista interpreta la realtà, Chiara Gamberale ci mette a tu per tu con le nostre fatali trasformazioni, con il miracolo e la violenza della vita, quando irrompe e ci travolge, perché qualcuno nasce, qualcuno muore, perché un amore comincia o finisce. Un romanzo coraggioso sulla paura che abbiamo di perdere il filo, il controllo della nostra esistenza: mentre è proprio in quei momenti – quando ci abbandoniamo a quello che non avevamo previsto – che rischiamo di scoprire davvero chi siamo.
“Se sapessimo di che cosa abbiamo bisogno, non avremmo bisogno dell’amore.”
(Ed. Feltrinelli)

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