Piccoli equivoci senza importanza – Antonio Tabucchi

Quando l’usciere ha detto

Incipit Piccoli equivoci senza importanza

Quando l’usciere ha detto: in piedi, entra la corte, e nell’aula per un attimo si è fatto silenzio, proprio in quel momento, quando Federico è sbucato dalla porticina guidando il piccolo corteo, con la toga e i capelli già quasi bianchi, mi è venuta in mente Strada anfosa. Li ho guardati sedersi, come assistendo ad un rituale incomprensibile e lontano ma proiettato nel futuro, e l’immagine di quegli uomini gravi seduti dietro al bancone sovrastato da un crocifisso si è dissolta sotto l’immagine di un passato che per me era il presente, proprio come in un vecchio film, e sul blocco per gli appunti che mi ero portato la mia mano ha scritto, quasi per proprio conto, Strada anfosa, mentre io ero altrove, abbandonato al ritroso dell’evocazione.
(Piccoli equivoci senza importanza)

Incipit tratto da:
Titolo: Piccoli equivoci senza importanza
Autore: Antonio Tabucchi
Casa editrice: Feltrinelli

Libri di Antonio Tabucchi

Copertine di Piccoli equivoci senza importanza di Antonio Tabucchi

Quarta di copertina / Trama

Una Toscana segreta e stregata, una stazione della Riviera, una Lisbona baudelairiana, un rallye di automobili d’epoca, un persecutore implacabile dall’aria distinta in un treno da Bombay a Madras. I racconti di Tabucchi sembrano, a una prima lettura, avventure esistenziali, ritratti di viaggiatori ironici e disperati. Poi l’apparente sintonia fra il reale e il narrato diventa all’improvviso turbamento e sconcerto. Come degli obliqui “racconti filosofici”, le storie di Tabucchi si trasformano in una riflessione intorno al caso e alla scelta, un tentativo di osservare gli interstizi che attraversano il tessuto dell’esistenza. Nelle pagine di Tabucchi aleggia un’inquietudine metafisica che evoca la migliore tradizione italiana da Piero della Francesca a De Chirico, a Pirandello. Ma questo scrittore, che ama i personaggi eccentrici e le vite sbagliate, carica i suoi enigmi di una luce strana; i suoi geroglifici “polizieschi” sono le ricerche di un investigatore che non cerca risposte, ma un messaggio, un segnale, un’apparizione.
(Ed. Feltrinelli; Universale Economica)

Bibliiografia e cronologia opere di Antonio Tabucchi

Da questo romanzo il film Rebus per la regia di Massimo Guglielmi (1988)

Notturno indiano – Antonio Tabucchi

Incipit Notturno indiano

Il tassista aveva una barba a pizzo, una reticella sui capelli e un codino legato con un nastro bianco. Pensai che fosse un sikh, perché la mia guida li descriveva esattamente così. La mia giuda si intitolava: India, a travel survival kit, l’avevo acquistata a Londra più per curiosità che per altro, perché forniva sull’India informazioni assai bizzarre e a prima vista superflue. Solo più tardi mi sarei accorto della sua utilità.

Incipit tratto da:
Titolo: Notturno indiano
Autore: Antonio Tabucchi
Casa editrice: Sellerio

Libri di Antonio Tabucchi

Copertine di Notturno indiano di Antonio Tabucchi

Quarta di copertina / Trama

Un’ipotesi dell’autore – una giustificazione per un modo di raccontare così allusivo – è che questo libro potrebbe servire da guida per un amante di percorsi incongrui. E vi è certo dell’incongruo in questa ricerca di un amico disperso, ombra di un passato segnato – s’indovina – da una qualche definitiva rottura; in quest’India conosciuta solo nelle camere d’albergo, negli ospedali, e che pure balugina attraverso i colloqui essenziali con profeti incontrati sui pullman, con gesuiti portoghesi, con gnostici di una società teosofica. Ma è un’incongruità che dall’esplicitarsi di suggerimenti, da concomitanze che si rivelano necessarie, si riordina a metodo. È il lato notturno e occulto delle cose il tema di Notturno indiano.
(Ed. Sellerio; La memoria)

Cronologia opere e bibliografia di Antonio Tabucchi

Da questo romanzo il film Notturno indiano per la regia di Alain Corneau (1989)

La fine del mondo storto – Mauro Corona

Incipit La fine del mondo storto - Mauro Corona

Incipit La fine del mondo storto

Una mattina d’inverno, le disgrazie d’altronde capitano spesso d’inverno, il mondo si sveglia e scopre che non ci sono più petrolio, né gas né carbone né corrente elettrica. A dir la verità, un po’ di corrente esiste ancora. Laddove l’acqua fa girare le turbine c’è forza elettrica, ma è poca cosa. Il problema sono gasolio, benzina, gas, insomma tutto ciò che tiene in vita i motori, e di conseguenza anche la gente, visto che la gente dipende dai motori.

Incipit tratto da:
Titolo: La fine del mondo storto
Autore: Mauro Corona
Casa editrice: Mondadori
Qui è possibile leggere le prime pagine di La fine del mondo storto

La fine del mondo storto - Mauro Corona

Cronologia opere, libri, biografia di Mauro Corona su Incipitmania

Quarta di copertina / Trama

Acquista qui 150

Un giorno il mondo si sveglia e scopre che sono finiti il petrolio, il carbone e l’energia elettrica. È pieno inverno, soffia un vento ghiacciato e i denti aguzzi del freddo mordono alle caviglie. Gli uomini si guardano l’un l’altro, hanno occhi smarriti e il terrore stringe i loro cuori. E ora come faranno? La stagione gelida avanza e non ci sono termosifoni a scaldare, il cibo scarseggia, non c’è nemmeno più luce a illuminare le notti. Le città sono diventate un deserto silenzioso, senza traffico e senza gli schiamazzi e la musica dei locali.
Rapidamente gli uomini si accorgono che tutto il benessere conquistato, fatto di oggetti meravigliosi e tecnologia all’avanguardia, è perfettamente inutile. Circondati dal superfluo e privi del necessario, intuiscono che una salvezza esiste, ma si nasconde in un sapere antico, da tempo dimenticato. Capiscono che se vogliono arrivare alla fine di quell’inverno di fame e paura,”l’inverno della morte bianca e nera”, devono guardare indietro, tornare alla sapienza dei nonni che ancora erano in grado di fare le cose con le mani e ascoltavano la natura per cogliere i suoi insegnamenti. Così, mentre un tempo duro e infame si abbatte sul mondo intero e i più deboli iniziano a cadere, quelli che resistono imparano ad accendere fuochi, cacciare gli animali costruendo trappole con i rami più teneri, riconoscere le erbe che nutrono e quelle che guariscono. Segnati dalla fatica e dalla paura, i superstiti si faranno più forti e insieme anche più saggi. La fine del mondo storto raddrizzerà gli animi, cancellerà la supponenza del ricco e punirà l’arroganza del povero, che si ritiene l’unico depositario di coraggio e resistenza. Resi uguali dalla difficoltà estrema, gli uomini si incammineranno verso la possibilità di un futuro più giusto e pacifico, che arriverà insieme alla tanto attesa primavera. Ma il destino del mondo è incerto, consegnato nelle mani incaute dell’uomo…
Facendo un passo indietro per trovare la voce più pura e poetica della natura imperiosa, e balzando in avanti con la forza di un’immaginazione visionaria e insieme intensamente realistica, Mauro Corona ancora una volta stupisce costruendo un romanzo imprevedibile. Un racconto che spaventa, insegna ed emoziona, ma soprattutto lascia senza fiato per la sua implacabile e accorata denuncia di un futuro che ci aspetta.
(Ed. Mondadori; Scrittori italiani e stranieri)

Romanzo vincitore del Premio Bancarella nel 2011