La solitudine dei numeri primi – Paolo Giordano

Incipit La solitudine dei numeri primi – Paolo Giordano

Incipit La solitudine dei numeri primi

Alice Della Rocca odiava la scuola di sci. Odiava la sveglia alle sette e mezzo del mattino anche nelle vacanze di Natale e suo padre che a colazione la fissava e sotto il tavolo faceva ballare la gamba nervosamente, come a dire su, sbrigati. Odiava la calzamaglia di lana che la pungeva sulle cosce, le moffole che non le lasciavano muovere le dita, il casco che le schiacciava le guance e puntava con il ferro sulla mandibola e poi quegli scarponi, sempre più piccoli di un paio di numeri, che la facevano camminare come un gorilla.

Incipit tratto da:
Titolo: La solitudine dei numeri primi
Autore: Paolo Giordano
Casa editrice: Mondadori
Qui è possibile leggere le prime pagine di La solitudine dei numeri primi

La solitudine dei numeri primi di Paolo Giordano

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Quarta di copertina / Trama

Alice ha sette anni e odia la scuola di sci, ma suo padre la obbliga ad andarci. È una mattina di nebbia fitta, lei ha freddo e il latte della colazione le pesa sullo stomaco. In cima alla seggiovia si separa dai compagni e, nascosta nella nebbia, se la fa addosso. Per la vergogna decide di scendere a valle da sola, ma finisce fuori pista, spezzandosi una gamba. Resta sola, incapace di muoversi, al fondo di un canalone innevato, a domandarsi se i lupi ci sono anche in inverno.
Mattia è un ragazzino intelligente con una gemella ritardata, Michela. La presenza costante della sorella umilia Mattia di fronte ai suoi coetanei. Per questo, la prima volta che un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, Mattia decide di lasciare Michela nel parco, con la promessa che tornerà presto da lei.
Questi due episodi iniziali, con le loro conseguenze irreversibili, saranno il marchio impresso a fuoco nelle vite di Alice e di Mattia, adolescenti, giovani e infine adulti. Le loro esistenze, così profondamente segnate, si incroceranno e i due protagonisti si scopriranno strettamente uniti eppure invincibilmente divisi. Come quei numeri speciali, che i matematici chiamano primi gemelli: due numeri primi separati da un solo numero pari, vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero.
Questo romanzo è la storia dolorosa e commovente di Alice e di Mattia, e dei personaggi che li affiancano nel loro percorso. Paolo Giordano tocca con sguardo lucido e profondo, con una scrittura di sorprendente fermezza e maturità, una materia che brucia per le sue implicazioni emotive. E regala ai lettori un romanzo capace di scuotere per come alterna momenti di durezza e di spietata tensione a scene più rarefatte e di trattenuta emozione, piene di sconsolata tenerezza e di tenace speranza.
(Ed. Mondadori; Narrativa moderna e contemporanea)

Romanzo vincitore del Premio Strega nel 2008
Romanzo vincitore del Premio Campiello Opera Prima nel 2008

Da questo romanzo il film La solitudine dei numeri primi per la regia di Saverio Costanzo (2010)

La solitudine dei numeri primi Audiolibro Giordano

La madre – Grazia Deledda

Incipit La madre

Anche quella notte, dunque, Paulo si disponeva ad uscire.
La madre, nella sua camera attigua a quella di lui, lo sentiva muoversi furtivo, aspettando forse, per uscire, ch’ella spegnesse il lume e si coricasse.
Ella spense il lume ma non si coricò. Seduta presso l’uscio si stringeva una con l’altra le sue dure mani di serva, ancora umide della risciacquatura delle stoviglie, calcando i pollici uno sull’altro per farsi forza; ma di momento in momento la sua inquietudine cresceva, vinceva la sua ostinazione a sperare che il figlio s’acquietasse, che, come un tempo, si mettesse a leggere o andasse a dormire. Per qualche minuto, infatti, i passi furtivi del giovane prete cessarono: si sentiva solo, di fuori, il rumore del vento accompagnato dal mormorio degli alberi del ciglione dietro la piccola parrocchia: un vento non troppo forte ma incessante e monotono che pareva fasciasse la casa con un grande nastro stridente, sempre più stretto, e tentasse sradicarla dalle sue fondamenta e tirarla giù.

Incipit tratto da:
Titolo: La madre
Autrice: Grazia Delledda
Casa editrice: Ilisso

Libri di Grazia Deledda

La madre di Grazia Deledda

Quarta di copertina / Trama

Questo romanzo di Grazia Deledda fu pubblicato inizialmente a puntate sul giornale Il Tempo nel 1919 e successivamente come volume completo nel 1920. La madre del titolo è Maria Maddalena, il cui figlio Paulo è parroco di un paesino immaginario che si trova sui monti sardi. L’uomo è innamorato di Agnese, una giovane ragazza che vive sola, con la quale inizia una relazione. Paulo vive con tormento il contrasto tra l’amore per Dio e quello per Agnese e allo stesso modo la madre, scoperta la relazione, inizia a tormentarsi. L’epilogo è sorprendente e merita di essere scoperto dai lettori in un testo breve, che scorre veloce e intenso. I temi sono quelli del rimorso, del senso di colpa, del contrasto tra la fede spirituale e il sentimento terreno, argomenti di enorme attualità trattati dalla tipica maestria dell’autrice premio Nobel per la letteratura. Sullo sfondo una Sardegna ancorata alle tradizioni del passato e che guarda con diffidenza a un secolo turbolento, tratteggiata con intensità e realismo.
(Ed. Fermento)

Bibliografia e cronologia opere di Grazia Deledda

Da questo romanzo il film Proibito per la regia di Mario Monicelli (1954)

L’eleganza del riccio – Muriel Barbery

Incipit L'eleganza del riccio – Muriel Barbery

Incipit L’eleganza del riccio

“Marx cambia completamente la mia visione del mondo” mi ha dichiarato questa mattina il giovane Pallières che di solito non mi rivolge nemmeno la parola.
Antoine Pallières, prospero erede di un’antica dinastia industriale, è il figlio di uno dei miei otto datori di lavoro. Ultimo ruttino dell’alta borghesia degli affari – la quale si riproduce unicamente per singulti decorosi e senza vizi -, era tuttavia raggiante per la sua scoperta e me la narrava di riflesso, senza sognarsi neppure che io potessi capirci qualcosa. Che cosa possono mai comprendere le masse lavoratrici dell’opera di Marx? La lettura è ardua, la lingua forbita, la prosa raffinata, la tesi complessa.
A questo punto, per poco non mi tradisco stupidamente.
“Dovrebbe leggere L’ideologia tedesca” gli dico a quel cretino in montgomery verde bottiglia.

Incipit tratto da:
Titolo: L’eleganza del riccio
Autrice: Muriel Barbery
Traduzione: Emanuelle Caillat e Cinzia Poli
Titolo originale: L’élegance du hérisson
Casa editrice: E/O
Qui è possibile leggere le prime pagine di L’eleganza del riccio

L'eleganza del riccio - Muriel Barbery

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Incipit L’élegance du hérisson

— Marx change totalement ma vision du monde, m’a déclaré ce matin le petit Pallières qui ne m’adresse d’ordinaire jamais la parole.
Antoine Pallières, héritier prospère d’une vieille dynastie industrielle, est le fils d’un de mes huit employeurs. Dernière éructation de la grande bourgeoisie d’affaires — laquelle ne se reproduit que par hoquets propres et sans vices —, il rayonnait pourtant de sa découverte et me la narrait par réflexe, sans même songer que je puisse y entendre quelque chose. Que peuvent comprendre les masses laborieuses à l’œuvre de Marx ? La lecture en est ardue, la langue soutenue, la prose subtile, la thèse complexe.
Et c’est alors que je manque de me trahir stupidement.
— Devriez lire l’Idéologie allemande, je lui dis, à ce crétin en duffle-coat vert sapin.

Incipit tratto da:
Titre: L’élegance du hérisson
Auteur: Muriel Barbery
Editeur: Gallimard
Langue: Français
L'eleganza del riccio – Audiolibro - Barbery

Quarta di copertina / Trama

L’eleganza del riccio, una raffinata commedia francese, è stato il caso letterario del 2007 in Francia: ha venduto centinaia di migliaia di copie grazie a un impressionante passaparola e ha vinto il Premio dei librai assegnato dalle librerie.
Siamo a Parigi in un elegante palazzo abitato da famiglie dell’alta borghesia. Dalla sua guardiola assiste allo scorrere di questa vita di lussuosa vacuità la portinaia Renée, che appare in tutto e per tutto conforme all’idea stessa della portinaia grassa, sciatta, scorbutica e teledipendente. Invece all’insaputa di tutti, Renée è una coltissima autodidatta, che adora l’arte, la filosofia, la musica, la cultura giapponese. Poi c’è Paloma, la figlia del ministro ottuso: dodicenne geniale, brillante e fin troppo lucida che, stanca di vivere, ha deciso di farla finita (il 16 giugno, giorno del suo tredicesimo compleanno, per l’esattezza). Fino ad allora continuerà a fingere di essere una ragazzina mediocre e imbevuta di sottocultura adolescenziale come tutte le altre.
Due personaggi in incognito, quindi diversi eppure accomunati dallo sguardo ironicamente disincantato, che ignari l’uno dell’impostura dell’altro, si incontrano solo grazie all’arrivo di monsieur Ozu, un ricco giapponese, il solo che saprà smascherare Renée e il suo antico, doloroso segreto.
(Ed. e/o)

Da questo romanzo il film Il riccio (Le hérisson) per la regia di Mona Achache (2009)