Caminito – Maurizio de Giovanni

Incipit Caminito - Maurizio de Giovanni

Incipit Caminito. Un aprile del commissario Ricciardi

Dall’altra parte del mondo c’era un caffè.
Ci si arrivava in tram, uno di quelli verdi della Línea Lacroze, e in effetti la carrozza sferragliante avrebbe potuto lasciare la donna a pochi metri dall’ingresso; eppure a lei piaceva percorrere l’ultimo tratto a piedi, ascoltando il rumore dei tacchi sul granito, il ritmo del proprio passo ad accompagnare i tanti pensieri in conflitto.
Preferiva camminare, anche quando l’aria era fredda e umida di pioggia come in quello strano, assurdo aprile dell’altra parte del mondo, il quale tutto era tranne che primavera, il quale tutto era tranne che speranza. Un aprile che era gemello dell’ottobre del suo lato del mondo, e nemmeno assomigliava a quello della città in cui aveva vissuto fino a cinque anni prima.
Cinque anni, disse fra sé. Cinque anni. E ancora sento gli odori, ancora percepisco i suoni e le musiche, ancora rammento le parole di quelle canzoni.
Scacciò i ricordi, soffocandoli sul nascere. Ormai sapeva come impedire l’avvitamento nelle emozioni. Troppe notti aveva trascorso convinta di affogare nelle lacrime, all’inizio, subito dopo essere sbarcata dall’immenso transatlantico seguita dalle occhiate sognanti di ufficiali e passeggeri. Troppo dolore si era portata nei bauli e nelle valigie, insieme ad abiti che non avrebbe piú indossato e a memorie da cancellare.
Erano state settimane, e poi erano stati mesi. Passati a chiedersi se avesse fatto bene a cedere all’impulso di partire, a voltare le spalle a ciò che aveva sperato di conquistare. A dichiarare la propria sconfitta.

Incipit tratto da:
Titolo: Caminito. Un aprile del commissario Ricciardi
Autore: Maurizio de Giovanni
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Caminito

Caminito - Maurizio de Giovanni

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È il 1939, sono trascorsi cinque anni da quando l’esistenza di Ricciardi è stata improvvisamente sconvolta. E ora il vento d’odio che soffia sull’Europa rischia di spazzare via l’idea stessa di civiltà. Sull’orlo dell’abisso, l’unico punto fermo è il delitto. Fra i cespugli di un boschetto vengono ritrovati i cadaveri di due giovani, stavano facendo l’amore e qualcuno li ha brutalmente uccisi. Le ragioni dell’omicidio appaiono subito oscure; dietro il crimine si affaccia il fantasma della politica. Con l’aiuto del fidato Maione – in ansia per una questione di famiglia – Ricciardi dovrà a un tempo risolvere il caso e proteggere un caro amico che per amore della libertà rischia grosso. Intanto la figlia Marta cresce: ormai, per il commissario, è giunto il momento di scoprire se ha ereditato la sua dannazione, quella di vedere e sentire i morti.
(Ed. Einaudi; Stile Libero Big)

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