A grandezza naturale – Erri De Luca

Incipit A grandezza naturale – Erri De Luca

Incipit A grandezza naturale

Capita di ricevere l’insolubile domanda sul perché si scrive un libro. Le possibilità di risposta formano un genere letterario che svaria dall’impellente slancio creativo alla meno impegnativa giustifica. Mi avvicino di più alla seconda, devo giustificarmi.
Credo che il verbo più adatto alla narrativa non sia scrivere un libro ma commetterlo, alla maniera di un illecito. Mentre stendo questa nota lo sto commettendo.
Uno scrittore sta anche da imputato di fronte al lettore. Fattispecie del reato è lo spreco del suo tempo. Da qui la domanda indiscreta sul perché di un libro. Abbozzo una spiegazione relativa a questo.
Non sono padre. Il mio seme s’inaridisce con me, non ha trovato una via per diventare.
“La vita che in me si disperde si ritroverà in te e nel mio popolo,” scrive Nazim Hikmet nell’ultima lettera a suo figlio Mehmet. Non è così per me, niente prolungamenti.
Per un malinteso compenso ho piantato molti semi in terra, minuscoli granelli sprofondati sotto una compatta massa. Come hanno saputo da che parte dirigere il germoglio? Sepolto come sotto una valanga, il seme sa la più diretta linea di salita per affiorare all’aria. Ha iscritta in sé la notizia della legge di gravità e per contrasto cresce in direzione opposta.
(PREMESSA)

Incipit tratto dalla premessa di:
Titolo: A grandezza naturale
Autore: Erri De Luca
Casa editrice: Feltrinelli
Qui è possibile leggere le prime pagine di A grandezza naturale

A grandezza naturale Erri De Luca

Quarta di copertina / Trama

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Ho iniziato queste pagine da un ritratto di Marc Chagall che raffigura suo padre a grandezza naturale, uno a uno. Lo fece a memoria e a distanza.
Tra genitori e figli si apre la frattura di spazio e di tempo. Si allontanano anche abitando sotto lo stesso tetto. Qui passa tra loro la relazione tra due capi della stessa corda.
In matematica esiste una complicata Teoria dei nodi. In narrativa esiste tra genitori e figli l’innumerevole narrativa dei nodi. La più conosciuta, estrema, lega e slega Isacco e Abramo su una cima deserta e desolata.
Da figlio ho praticato lo scioglimento brusco, alla maniera di Alessandro con il nodo di Gordio. Lo aprì con un colpo di spada, che non è la soluzione dell’enigma, ma la sua negazione. Da figlio ho creduto di poter ignorare il vincolo, fare come se i miei fossero degli adottivi occasionali. È stata presunzione da pagare successivamente con il debito a vita.
Si attraversa un’età di rinnegamento degli affetti. Perfino il protagonista dei Vangeli non volle riconoscere in pubblico sua madre. La sua missione comportava l’azzeramento della vita precedente.
Negli atti di libertà presi e tenuti dalla mia generazione politica c’era l’impronta inevitabile dell’ingratitudine.
Nelle tempeste affettive, dentro un bicchiere d’acqua o nell’oceano, non si diventa più grandi né minori di chi ci ha preceduto. Ci si trova alla fine in un ritratto a grandezza naturale.
E.D.L.
Da te, dovevo dirgli, da te ho preso e lasciato, restando figlio tuo, cranio da cranio, libri, vino e montagne.
(Ed. Feltrinelli)

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