Il ciarlatano – Isaac B. Singer

Appena arrivati dicevano tutti la stessa cosa: l’America non fa per me.

Incipit Il ciarlatano

Appena arrivati dicevano tutti la stessa cosa: l’America non fa per me. Ma poi, a poco a poco, si sistemavano, e non peggio che a Varsavia.
Morris Kalisher aveva scelto il settore immobiliare e si era reso conto presto che qui, come in Polonia, non occorreva essere un esperto. Si comprava una casa, si incassava l’affitto, se ne usava una parte per vivere e per pagare il mutuo, e con l’avanzo si dava l’acconto su un’altra casa. Bastava cominciare. Morris Kalisher aveva comprato la prima casa nel 1935, e da allora la fortuna non lo aveva mai abbandonato.

Incipit tratto da:
Titolo: Il ciarlatano
Autore: Isaac Bashevis Singer
Traduzione: Elena Loewenthal
Titolo originale: The Charlatan
In copertina: Murfreesboro, Tennessee Fotografia di Ben Shahn
Casa editrice: Adelphi

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Quarta di copertina / Trama

Appena arrivati a New York, nei primi anni della guerra, gli ebrei polacchi dicono tutti la stessa cosa: «L’America non fa per me». Ma poi, a poco a poco, la maggior parte di loro in qualche modo si sistema, «e non peggio che a Varsavia». Non così il protagonista di questo romanzo, Hertz Minsker, che gira a vuoto, si barcamena, vive alle spalle degli amici ricchi, o delle donne che riesce a sedurre. Di queste ultime Minsker non può fare a meno: le avventure amorose sono «il suo oppio, le sue carte, il suo whisky», ogni giorno deve portare «nuovi giochi, nuovi drammi, nuove tragedie, nuove commedie». Minsker – che pure è un erudito, è stato in relazione con Freud, può recitare «poesie in greco e in latino», conosce il Talmud – lavora a un libro da quarant’anni, «ma non ha nemmeno finito il primo capitolo», e sembra capace solo di cacciarsi nei guai. In genere, però, le catastrofi che provoca, a se stesso e a chi gli sta intorno, si risolvono in una strepitosa commedia – una commedia alla Lubitsch, con mariti traditi, amanti imbufalite, sedute spiritiche fasulle, crisi di nervi, mercanti di quadri falsi, audaci e fumose teorie edonistico-cabalistiche… Anche qui, come sempre in Singer, il comico e il grottesco si intrecciano mirabilmente con un pathos lacerante.
(Ed. Adelphi)

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