La gita in barchetta – Andrea Vitali

Incipit La gita in barchetta - Andrea Vitali

Incipit La gita in barchetta

Fu il naso fino di Spinetta Buboli a entrare in allarme nella tarda mattinata di martedì 15 gennaio 1963. Giornata di vento, come succedeva da un po’ di tempo, ma vento strano, un mezzo föhn, non di stagione, insomma.
D’altronde passava davanti alla calzoleria, se ancora la si poteva chiamare così, almeno otto volte al giorno: quando andava alla messa del mattino, quando andava a prendere il pane, quando, più tardi, andava a prendere un quartino di vino, rosso, consigliato dal dottore per l’anemia, al Circolo dei lavoratori. Infine al pomeriggio, quando andava al rosario delle quattro.
Tra andare e tornare appunto otto volte.
Ma era il minimo quotidiano.
Sola com’era non perdeva occasione per uscire, soprattutto quando sentiva suonare le note dell’agonia. Le notizie sui morti freschi le facevano più gola del pesce in carpione.
Quella mattina sbaragliò la concorrenza di coloro che aspettavano il proprio turno nella sala d’attesa dell’ambulatorio del dottor Lonati, affermando che si trattava di cosa urgente.
Il Lonati ne riconobbe la voce fessa, da gabbiano irritato. Colse un paio di parole più acute nello stridio del tono: «scusèm» e «grave».
«Cosa c’è?» chiese quando si trovò davanti la Spinetta, seria come un ambasciatore.
«Per me è morto», rispose la donna.
«Morto?» ribatté il Lonati.
«Morto, morto», ripeté la Spinetta toccandosi la punta del naso. «C’è puzza di marcio, di cadavere.»
(Prologo)

Incipit tratto da:
Titolo: La gita in barchetta
Autore: Andrea Vitali
In copertina: 2012 Everett Collection / Shutterstock
Progetto grafico: Elisa Zampaglione / DUDOTdesign
Casa editrice: Garzanti
Qui è possibile leggere le prime pagine di La gita in barchetta

La gita in barchetta - Andrea Vitali

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Quarta di copertina / Trama

Nella Bellano insolitamente ventosa di inizio 1963, Annibale Carretta dovrebbe essere conosciuto come ciabattino. Dovrebbe, perché la sua indole è sempre stata un’altra. Nato «strusciatore di donne», uno che approfitta della calca per fare la mano morta, nella vita ha rimediato più sganassoni che compensi per le scarpe che ha aggiustato. Ed è finito in miseria, malato e volutamente dimenticato dai più. Ma non dalla presidentessa della San Vincenzo, che sui due locali di proprietà del Carretta, ora che lui sembra più di là che di qua, ha messo gli occhi. Vorrebbe trasformarli nella sede della sua associazione. Per questo ha brigato per farlo assistere da una giovane associata, Rita Cereda, detta la Scionca, con il chiaro intento di ottenere l’immobile in donazione. E in parte ci riesce anche, se non fosse che quelle due stanze del Carretta ora a Rita farebbero parecchio comodo. Le vorrebbe dare alla madre per il suo laboratorio di sartoria, e alleviarle così il peso della vita grama che fa: vedova e col pensiero di una figlia zoppa, Rita, appunto; una malmaritata, Lirina, che non sa come liberarsi del muratore avvinazzato che ha sposato; e poi Vincenza, bella ma senza prospettive, che seduta sul legno di una barchetta vede riflesso nello specchio del lago il destino che l’attende e al quale non sa sottrarsi. Su queste prime note si intona la sinfonia di voci e di vicende che hanno fatto di Bellano il paese-mondo in cui tutti possono ritrovare qualcosa di sé, e che nella Gita in barchetta interpreta una delle migliori partiture composte dalla penna leggera e tagliente di Andrea Vitali. Per i lettori è l’irresistibile occasione di immergersi ancora una volta nell’intreccio sorprendente di storie che è la vita
(Ed. Garzanti)

La gita in barchetta Audiolibro Vitali