Sono mancato all’affetto dei miei cari – Andrea Vitali

Incipit Sono mancato all’affetto dei miei cari - Andrea Vitali

Incipit Sono mancato all’affetto dei miei cari

Alice, la prima figlia, era stata una disgrazia già di per sé. Voglio dire averla avuta per prima e, a tempo debito, non poterla mettere a lavorare nella ferramenta. Cioè, avrei potuto. Ma una donna in una ferramenta, secondo me, non faceva bella figura. Quindi a studiare un po’, quel giusto. Tanto per tirarla grande, se no cosa stava lí a fare? Tra le scuole, le magistrali: quattro anni e via. Sennonché, una volta finito, s’era ficcata in testa di andare avanti, l’università. Voleva fare la professoressa. Forse pensava di essere nata nel paese del Bengodi, dove i soldi crescono nell’orto. Chi troppo studia matto diventa, era stata la mia risposta. Lo diceva sempre anche un mio zio che non aveva mai aperto un libro in vita sua e camminava ancora sulle sue gambe. Lo zio Pietro, il Píter, un’ostia di uno! Sputava sempre per terra. Nell’ospizio dove l’avevano ficcato, le suore, per punizione, gli portavano via il toscano. Ma lui ne aveva sempre un altro di scorta, perché li nascondeva dappertutto, anche nelle mutande. Comunque, per tornare al discorso, il bel guadagno di studiare era stato lí da vedere quando l’Alice aveva cominciato con le supplenze, roba da non sapere se fosse meglio ridere o piangere. Una settimana qua, quattro giorni là, il portafoglio del papà che si apriva e chiudeva come una fisarmonica perché, a quanto pareva, un impiego nello Stato doveva essere una specie di onore, tanto per mangiare e bere c’era sempre quello che vendeva chiodi, viti e compagnia ferruginosa, se no come campava la maestrina del villaggio? Sapevo io quello che ci voleva, matrimonio. I libri mica scappavano. Una volta sposata, con una casa tutta sua e un marito che la mantenesse, l’Alice poteva leggere tutti i libri che voleva: giusto o sbagliato? Però doveva essere un bel matrimonio. E alla fine l’aveva capito anche lei, la cavallina storna. Aveva capito che, finché fosse andata in giro per scuole, non avrebbe tirato a casa nient’altro che morti di fame. Uno me lo aveva addirittura portato a tavola.

Incipit tratto da:
Titolo: Sono mancato all’affetto dei miei cari
Autore: Andrea Vitali
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Sono mancato all’affetto dei miei cari

Sono mancato all’affetto dei miei cari - Andrea Vitali

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Quarta di copertina / Trama

Provincia lombarda, tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta del secolo scorso. Un padre tutto casa e lavoro ripercorre la storia del proprio rapporto con i figli, che non sono venuti esattamente come si aspettava. L’Alice, maestrina frustrata, malinconica e sognante, che rimpiange di non essere andata all’università – manco studiare servisse – ed è incapace di fare l’unica cosa che una donna deve saper fare: la moglie. L’Alberto, che i libri, bisogna rendergliene merito, li ha tenuti a debita distanza, ma in compenso si rivela un ingrato. Infine l’Ercolino, che apre bocca solo per mangiare voracemente, anche se è magro quanto un chiodo; e, pensa tu, a scuola pare sia un genio. Insomma, un disastro, cui si aggiunge una moglie pronta in ogni occasione a difendere quei tre disgraziati. Troppo, davvero troppo, anche per un uomo di ferro come lui.
(Ed. Einaudi; Stile Libero Big)

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