Noli me tangere – Andrea Camilleri

«Mattia?»

Incipit Noli me tangere

«Mattia?»
«Come va, cara?»
«Ora meglio, la casa si è riscaldata e ho potuto lavorare. Da quando non ci venivamo?»
«Fammi pensare… Da gennaio.»
«Ho dovuto anche pulire un po’. C’era polvere dappertutto.»
«Hai cenato?»
«Sì.»
«Come ti senti?»
«Meglio.»
«Passato il ghibli?»
«Quasi del tutto. Ora vado a farmi un bel sonno.»
«Mi chiami domattina?»
«Alle nove va bene?»
«Va benissimo.»
«Buonanotte, Mattia.»
«Buonanotte, cara.»

Incipit tratto da:
Titolo: Noli me tangere
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Mondadori

Libri di Andrea Camilleri

Copertina di Noli me tangere di Andrea Camilleri

Quarta di copertina / Trama

Laura è giovane, bella e molto amata. Ha sposato un famoso scrittore che la venera, lei stessa scrive, va a teatro, è un’esperta storica dell’arte. È capace di concedersi emozioni intense con altri uomini, quando lo desidera, senza farsi travolgere dal senso di colpa. È generosa di sé e delle proprie ricchezze. Ma, in certi momenti, su di lei cala un cono d’ombra. «Ho il ghibli» dice, secondo l’immagine evocata da uno dei suoi amanti: perché davvero è come se si alzasse nel suo cuore il temibile vento del deserto, che la prostra e la costringe a giorni di reclusione durante i quali nessuno deve azzardarsi a toccarla. Poi torna la bonaccia, e Laura è di nuovo la donna volubile ma anche luminosa che tutti ammirano. Fino a che, una notte, Laura scompare. Incontrando chi l’ha conosciuta, il commissario Maurizi – uomo colto e fine indagatore dell’animo umano – capirà che di Laura, come di una divinità antica, ognuno ricorda un volto diverso. Al primo sguardo sembra una donna facile, che non vuole perdere una sola occasione. E invece le tracce che portano a lei sono quelle invisibili lasciate dalle domande che si è posta senza tregua, dalla tensione bruciante nascosta in ogni suo gesto… proprio come nel movimento dei corpi al centro dell’affresco del Beato Angelico che Laura stessa aveva saputo interpretare con una intuizione straordinaria, quello dedicato alle parole che Gesù dice a Maria Maddalena dopo essere risorto: Noli me tangere, non toccarmi. Queste pagine sono costruite con la sapienza di un pittore che, pennellata dopo pennellata, svela le luci e le ombre di un panneggio finissimo: quello dell’animo di una donna inconsueta, affamata di vita e bisognosa di assoluto, per la quale il corpo non è che lo strumento che ci consente di arrivare a toccare lo spirito con la massima intensità. Andrea Camilleri dà vita a una pièce affilata e appassionante, che con le potentissime armi dell’arte – dal Beato Angelico e Tiziano fino ai versi di Dino Campana e a Cocktail Party di T.S. Eliot – indaga il fascino e il tormento di una donna, scavando sotto la patina delle ipocrisie e delle definizioni frettolose con le quali spesso cerchiamo di far tacere le nostre urgenze più profonde: e riporta alla luce i colori autentici di uno spirito fiammeggiante, capace di scelte radicali, tanto vivo da non temere la morte.
(Ed. Mondadori; Scrittori Italiani e Stranieri)

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Certi momenti – Andrea Camilleri

Una mattina di metà gennaio del 1942, entrando nel caffè Cuocolo, vidi alla cassa uno sconosciuto

Incipit Certi momenti

Una mattina di metà gennaio del 1942, entrando nel caffè Cuocolo, vidi alla cassa uno sconosciuto: era un ragazzo sicuramente più grande di me di due o tre anni, paffutello, grassoccio, biondiccio, con lenti spesse, ed era così intento a leggere un libro che sollevava appena gli occhi solo per il tempo necessario a incassare, dare il resto e bofonchiare un saluto. Incuriosito, feci in modo di scoprire che cosa stesse leggendo: si trattava di La porta stretta di André Gide. Rimasi assolutamente sorpreso: quanti eravamo in tutta la provincia di Agrigento a leggere Gide? Sì e no una dozzina scarsa. Non seppi trattenermi dal rivolgergli la parola: «Ti piace Gide?».
La risposta fu: «Perché? Tu l’hai letto?».
«Io sì. Ti piace?»
«Non mi persuade del tutto.»
(Antonio)

Incipit tratto da:
Titolo: Certi momenti
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Chiarelettere

Libri di Andrea Camilleri

Copertina di Certi momenti di Andrea Camilleri

Quarta di copertina / Trama

Quasi una vita, momento per momento, quelli più intensi che nel tempo acquistano ancora più vigore e ritornano in tutta la loro vividezza. Tanti incontri qui offerti nella forma del racconto, ognuno dei quali ha una luce, un’atmosfera e dei personaggi indimenticabili che hanno segnato soprattutto la giovinezza e l’adolescenza di Camilleri. Alcuni conosciuti negli anni più maturi, durante la sua carriera di regista teatrale e televisivo, molti altri sconosciuti, che ci riportano ai tempi del fascismo, della guerra, momenti segnati da storie che nei loro risvolti più umani e sinceri acquistano un tratto epico e la magia del ricordo assoluto perché unico nel costituire una tappa, una svolta nella formazione dello scrittore.
L’anarchica, invincibile indifferenza di Antonio, insensibile ai richiami militari e agli orrori della guerra; la bellezza sorprendente dell’incontro con un vescovo libero nella mente e nel cuore; l’indelebile ricordo di quella notte di burrasca quando il padre di Camilleri andò a salvare l’eroico comandante Campanella, dato per disperso; il coraggio della “Sarduzza” e la determinazione nel difenderla dal tenente tedesco; l’ultimo saluto a “Foffa”, prostituta per necessità, sola nella vita e negli affetti.
Intermezzati gli uni con gli altri ecco l’incontro con Primo Levi e i suoi silenzi, la stravaganza di Gadda e la suscettibilità di D’Arrigo, il franco scontro con Pasolini riguardo alla regia di una sua opera teatrale, poco prima della sua morte, l’impareggiabile bravura di Salvo Randone (senza dimenticare Elio Vittorini, Benedetto Croce e il quasi incontro con Antonio Tabucchi). Tra tanti personaggi si staglia un libro, quello più importante, La condizione umana di André Malraux, la cui lettura fu decisiva nel far crollare la fede fascista di Camilleri.
(Ed. Chiarelettere)

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Le vichinghe volanti e altre storie d’amore a Vigàta – Andrea Camilleri

Al munno, è cosa cognita, ponno capitare tanto le catastrofi naturali,

Incipit Le vichinghe volanti e altre storie d’amore a Vigàta

Al munno, è cosa cognita, ponno capitare tanto le catastrofi naturali, che sarebbiro pri sempio il tirrimoto, l’alluvioni o la timpesta che sradica l’àrboli e fa cadiri le case, quanto le catastrofi provocate dall’omo, che sarebbiro pri sempio i bummardamenti a tappito, la rottura di ’na diga, l’incendio di ’na foresta o l’esplosioni del gas che fa crollari ’n intero palazzo e via di ’sto passo.
Il malo vero di tutte e dù le catagorie è che, ’na vota che sunno capitate, non sunno finute, in quanto che continuano lo stisso a fari danno a longo nell’anni appresso, sia pirchì ponno moriri pirsone care provocanno lutti amari difficili da scordari, sia pirchì ci si è vinuti a trovari all’improviso senza un tetto, sia pirchì si può perdiri ogni cosa, dai vistiti al travaglio e sia per tante autre raggiuni.
La catastrofi provocata dall’omo che cchiù a longo vinni arricordata dai vigatisi fu il primo granni bummardamento fatto dai miricani a mità del misi d’austo del 1942.
(Il terremoto del ’38)

Incipit tratto da:
Titolo: Le vichinghe volanti e altre storie d’amore a Vigàta
Autore: Andrea Camilleri
Casa editrice: Sellerio

Libri di Andrea Camilleri

Copertina di Le vichinghe volanti di Andrea Camilleri

Quarta di copertina / Trama

Letti, divani, e giacigli, sono ospitali a Vigàta. E contemplano ingorghi e soprassalti. La prodigalità è un ardore di istintiva e disfrenata voluttà. Si dipana come una corrente vitale a due fuochi: la passione gagliarda, che non si tiene ai limiti del ritegno; e la missione soccorrevole, da crocerossine che, per la società e la patria, e per il proprio piacere, esercitano le opere di bene come un darsi generoso secondo le esigenze ghiotte dell’«appetito» da soddisfare, del «boccone» prelibato, del «ristoro», e finanche del fervoroso «spolpamento». A Vigàta si acclimatano divinità pagane, santi, e creature circensi: una Venere di lago e un Apollo dormiente; uno splendore di ragazza, incline alle estasi, la quale, mentre dintorno preme il mistero del trascendente, corrompe e si corrompe con i propri aromi di purezza e la sua voglia di santità, compiacendosi dei sogni lascivi, illusoriamente tattili, che tra uno spandersi di afrori di peccato mettono in comunicazione notturna il letto suo e quello del proprio confessore; le quattro svedesi equilibriste, le vichinghe volanti che, avvenenti e fascinose, montano le loro roboanti motociclette come cavallerizze da circo.
Un’astuta e insolente provvidenza narrativa si prende gioco delle aspettative: imbroglia, sbroglia, imprevedibile alla fine; sbrigliata com’è, nel dare scacco matto. Un cacciatore sbadato non sa di essere cacciato da un cacciatore per diletto. Uno sgambetto è inevitabile. Come nel caso di un libertino, che ha una carriera non proprio riposata. Ha seminato corna dappertutto. Ma il capriccio della sorte lo ossessiona. Lo confonde. Lo disorienta. Gli infligge degli scherzi di natura, che sembrano offuscare la sua gloriosa carriera. Uno zio avido e di rara bassezza morale si illude di lucrare sulla verginità di una nipote rimasta orfana. Non ha fatto i conti con le burle di una fatalità per niente cieca, che dal mitico diavolo zoppo ha, fra l’altro, ereditato l’arte di sollevar coperchi; e di strappare le facciate alle case, le maschere, per svelare ciò che in esse si nasconde. Del resto, questa diabolica provvidenza mette in campo un terremoto. Spinge sulle scale i condomini di un palazzo. E si dà l’agio di svelare e intrecciare, nel generale andirivieni, di piano in piano, su e giù per i pianerottoli, le storie altrimenti segrete degli inquilini.
I racconti sono otto, scritti tutti in uno stato di felice e divertita creatività. Sono «seppiati» di una Vigàta d’epoca, ambientati tra il 1910 e la metà del secolo, quasi. E includono un’indagine del discreto commissario Bennici sulla cronaca di due fantasmi pittoreschi che avevano messo in subbuglio la giunta comunale, la cittadinanza, le testate regionali e quelle nazionali. Era l’inizio di un’infestazione?
Salvatore Silvano Nigro

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