Mia suocera beve – Diego De Silva

Incipit Mia suocera beve

Se c’è una cosa che non bisognerebbe assolutamente fare quando una storia d’amore comincia ad annuvolarsi, è chiedere alla propria donna cosa c’è che non va.
Perché se con quella domanda (che fra l’altro è una domanda ambigua, e come tutte le domande ambigue genera come risposta un’altra domanda) pensavi di sondare il terreno e magari approdare a un colloquio risolutivo di un problema che se ne stava lì buono e si sarebbe risolto da solo se il cretino di turno non l’avesse sollevato, allora vuol dire che non hai neanche capito che il cretino in questione sei tu.

Incipit tratto da:
Titolo: Mia suocera beve
Autore: Diego De Silva
Casa editrice: Einaudi

Libri di Diego De Silva

Copertina di Mia suocera beve di Diego De Silva

Quarta di copertina / Trama

Vincenzo Malinconico è un avvocato semi disoccupato, semi divorziato, semi felice. Ma soprattutto è un grandioso filosofo autodidatta, uno che mentre vive pensa, si distrae, insegue un’idea da niente facendola lievitare. E di deriva in deriva va lontano, con l’aria di sparare sciocchezze dice cose grosse sull’amore, la giustizia, il senso della vita.
Intorno a lui capitano eventi straordinari, ma più straordinari ancora sono i pensieri stravaganti e fuori luogo di cui ci mette a parte in tempo reale, facendoci ridere e riflettere, trascinandoci nella sua testa sgangherata e bellissima.
Al centro del romanzo questa volta c’è un sequestro di persona ripreso in diretta dalle telecamere di un supermercato. Ad averlo studiato ed eseguito è il mite ingegnere informatico che ha progettato il sistema di videosorveglianza. Il sequestrato è un boss della camorra che l’ingegnere considera responsabile della morte accidentale del suo unico figlio.
Il piano è d’impressionante efficacia: all’arrivo della televisione, l’ingegnere intende raccontare il suo dramma e processare in diretta il boss. La scena del sequestro diventa così il set di un tragicomico reality, con la folla e le forze dell’ordine che assistono impotenti allo «spettacolo».
La sola speranza d’impedire la tragedia è affidata, manco a dirlo, all’avvocato Vincenzo Malinconico, che l’ingegnere incontra casualmente nel supermercato e «nomina» difensore d’ufficio.
Malinconico, con la sua proverbiale irresolutezza, il suo naturale senso del ridicolo, la sua insopprimibile tendenza a rimuginare, uscire fuori tema, trovare il comico nel tragico, il suo riepilogare e riscrivere gli eventi recenti della sua vita privata (la crisi sentimentale con Alessandra Persiano, le incomprensioni dell’ex moglie e dei due figli, l’improvvisa malattia dell’ex suocera), riuscirà a sabotare il piano dell’ingegnere e forse anche quel gran pasticcio che è la sua vita.
(Ed. Einaudi; I Coralli)

Cronologia opere e bibliografia di Diego De Silva

Voglio guardare – Diego De Silva

Il litorale odora di ristoranti e di appena bruciato

Incipit Voglio guardare

Il litorale odora di ristoranti e di appena bruciato. Si contano le macchine, alle quattro di pomeriggio. Il mare è là ma non si sente. Sui cartelloni della pubblicità è pieno di occhi azzurri e denti dritti e cosce accavallate.
Sotto il manifesto di una radio locale – una faccia di femmina coperta da grandi occhiali scuri che sfiora la manopola della sintonia con le labbra socchiuse – Celeste aspetta.
Ha sedici anni e un corpo qualsiasi. Né bassa né magra. Porta spesso una bandana, in cui nasconde i capelli. Mai gonne, mai cappotti. Non si trucca, tranne un po’ di ombretto. Fa il terzo scientifico.
Oggi guarda in alto. La conosce, questa tinta del cielo. Sta per piovere, e sporco. Quell’acqua marcia che macchia i vestiti come varechina, e lascia sulle macchine una sabbiolina marrone che appiccica (spesso vedi la gente che prima di partire pulisce il vetro con un fazzoletto di carta, ché il tergicristallo farebbe solo peggio).
Celeste odora l’aria, la guarda, tira fuori la lingua e l’assaggia, con un dito si tasta prima una guancia e poi l’altra, come se dall’aderenza dell’umidità a quella zona della pelle potesse calcolare quanto manca alla caduta della pioggia.
Non si ferma mai a pensare a cose come queste. Se hanno fondamento, senso. Le fa. Non le ha imparate da nessuno. Non le ha mai dette a nessuno.

Incipit tratto da:
Titolo: Voglio guardare
Autore: Diego De Silva
Casa editrice: Einaudi

Libri di Diego De Silva

Copertine di Voglio guardare di Diego De Silva

Quarta di copertina / Trama

Celeste ha sedici anni, un corpo come molti e un segreto tutto suo. Ogni tanto, spinta da non si sa quale bisogno, scende sulla litoranea e aspetta. Quando una macchina si ferma, lei sale.
Davide Heller è un avvocato penalista di successo. Vive solo in un grande appartamento, è un uomo giovane, bello, taciturno. Anche lui ha un segreto da sempre.
Il loro incontro è come una bomba guasta che non esplode mai.
Una mattina Davide Heller esce di casa in tenuta da jogging, con un grosso zaino sulle spalle: dentro, il cadavere di una bambina. Celeste lo segue per non mollarlo più.
Di cosa è fatto l’interesse che porta Celeste a frequentare la casa di un assassino senz’altro scopo apparente che non sia quello di conoscerla, scoprirla, camminare per le sue stanze quasi visitasse il male che l’uomo ha dentro? E perché Heller permette a un’estranea che non lo denuncia, non lo ricatta, non vuole nulla, di occupare un posto nella sua vita? Che cosa spinge due esistenze doppie, ordinarie e malate, a instaurare un incomprensibile legame che le induce a cercarsi, aggredirsi e difendersi senza ragioni?
Se c’è una cosa che De Silva sa fare è formulare domande tra le righe. E così togliere alla devianza, in qualunque sua forma, ogni aura d’eccezionalità, e farne poltiglia inutilizzabile per qualsiasi discorso etico. Lasciando, alla fine, un nucleo caldo e pulsante che non può essere contemplato da uno sguardo morboso, ma solo, e senza parole, da un occhio annichilito e lucido. Quel nucleo è il nostro mondo – lo stesso di Certi bambini -, un mondo dove il male alligna, irriconoscibile, in forme sempre più equivoche.
(Ed. Einaudi; L’Arcipelago)

Bibliografia e cronologia opere di Diego De Silva

Sono contrario alle emozioni – Diego De Silva

Neanche comincio a descrivergli com’era vestita che già mi ferma.

Incipit Sono contrario alle emozioni

Neanche comincio a descrivergli com’era vestita che già mi ferma.
– Sa cosa? Mi sembra che questa storia non rappresenta affatto un problema, per lei.
«Andiamo bene, – penso, – manco ho iniziato e già ti sembra?»
– Come fa a dirlo, scusi?
È il tono che usa. Sembra orgoglioso di sé.
Lo fisso. Ci metto un po’ a riconoscere che è vero.
– Sì, in un certo senso lo sono.
– Ha visto.
Dio, come lo detesto quando ha ragione.
– Mi gratifica che lei mi ritenga all’altezza di abbordare una bellissima donna, – rilancio, sfrontato.
Mi guarda, inclinando appena il capo sulla spalla destra. Ed eccogli in faccia un bel sorriso soddisfatto.
– Molto bene, – osserva.
– Molto bene cosa?
– Considero un buon segno non vergognarsi della propria vanità.
Non so perché la sua risposta mi irrita.

Incipit tratto da:
Titolo: Sono contrario alle emozioni
Autore: Diego De Silva
Casa editrice: Einaudi

Libri di Diego De Silva

Copertine di Sono contrario alle emozioni di Diego De Silva

Quarta di copertina / Trama

Quando Malinconico fa l’avvocato di se stesso si difende come può, ubriacandosi di domande e avvalendosi della facoltà di non rispondere. Perché mentre ascoltiamo le nostre canzoni preferite ci assalgono vampe gratuite d’autostima, il desiderio improvviso di prenderci un cane o una nostalgia divorante delle polpette della nonna? E come fa Sharon Stone a disegnare nell’aria, semplicemente muovendosi, delle curve piú belle delle sue?
La verità è che Malinconico ha un problema e non dice quale. Soprattutto non lo dice al suo psicoterapeuta, che si trova davanti un pessimo paziente: bugiardo, logorroico, reticente, provocatore sino allo sfinimento. Che fa e disfa da solo la sua terapia digressiva. Non sappiamo se le sue acute stupidaggini siano soltanto un campionario di alibi, ma il bello è che, ridendo, pagina dopo pagina siamo d’accordo con lui.
Bisogna immaginarselo, Vincenzo Malinconico che va dallo psicoterapeuta e non è capace di fare il paziente.
Bisogna immaginarselo fuori dallo studio, per strada, o a casa, mentre vive la sua vita e si fa le domande più eccentriche e peregrine, e trova le risposte più folli e più logiche. Tagliarsi la lingua leccando una busta è o meno un infortunio che la racconta più lunga di quel che sembra? Ci siamo interrogati abbastanza sulla portata avanguardistica di Raffaella Carrà? Perché guardare una palma mozzata sul lungomare può falsificare in un attimo il bilancio di un’esistenza intera?
È una gioia stargli dietro, seguire la sua testa tortuosa e cristallina mentre formula teoremi, aforismi e vanvere, variazioni sul tema dell’amore, dell’emotività e dei sentimenti; improvvisi interrogativi su parole che a un tratto perdono di senso; recensioni estemporanee di vecchie canzoni, di strani film, di eventi e persone; appunti sulla vita che assomigliano agli spilli di un entomologo instancabile.
Nei suoi tentativi di analisi fai-da-te per ricomporre il senso di una storia finita, Vincenzo nasconde se stesso e il suo problema, per dirci molto di più. Un romanzo vorticoso, fatto di pezzi brevi, comici, filosofici, sempre folgoranti, dove la scrittura si palesa al lettore in una delle sue versioni più artigianali: quella di strumento per capire come la pensiamo sulle cose.
(Ed. Einaudi; I coralli)

Cronologia opere e bibliografia di Diego De Silva