Rebecca – Edoardo Nesi

Incipit Rebecca – Edoardo Nesi

Incipit Rebecca

Madeleine si rigira nel letto e dice:
“Mamma, me la racconti la storia del Tennis Roma?”
Nell’ultima settimana Madeleine si è sempre addormentata verso le dieci, dopo il latte freddo nel biberon con il tappo azzurro e la storia di Willow e Mad Martigan contro la regina cattiva Bavmorda. Prima c’era stata l’acqua frizzante nel biberon con il tappo giallo e il Fortunadrago della storia infinita che faceva paura ai tre Bambinacci che davano noia al povero Bastian. La storia del Tennis Roma gliela raccontavo l’estate scorsa, ma ora, a riaddormentarsi nello stesso letto. Madeleine se la dev’essere ricordata. Mi avvicino a lei, le carezzo i capelli a voce bassa, comincio a raccontare:
“Allora bambina, devi sapere che negli anni Ottanta, a Forte dei Marmi…”
“…c’era questo Tennis Roma…”

Incipit tratto da:
Titolo: Rebecca
Autore: Edoardo Nesi
Casa editrice: Bompiani
Qui è possibile leggere le prime pagine di Rebecca

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Quarta di copertina / Trama

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Rebecca. Bella, giovane, ricca, interessata alla vita dei divi cinematografici, intrappolata in un matrimonio infelice, ossessionata dalla sicurezza dei suoi tre bambini, concentrata sulla difesa a ogni costo del suo status sociale. Nell’arco di poche ore, mentre si consumano i preparativi e i festeggiamenti per il matrimonio di suo fratello Federico, Rebecca attraversa il mondo che la circonda con passo leggero. Intorno a lei, mentre i nervosismi si accavallano e le tensioni famigliari sono sul punto di esplodere, una generazione e una classe sociale escono allo scoperto in tutta la loro vuotezza e povertà, tra champagne, vestiti firmati e rinfreschi su un curatissimo prato all’inglese.
Con Rebecca, con tutte le sue incoerenze e debolezze, Edoardo Nesi offre uno straordinario ritratto delle contraddizioni di questi anni, grottesco e partecipe, coraggioso e irriverente, divertente e insieme tragico.
(Ed. Bompiani; Tascabili Narrativa)

Fughe da fermo – Edoardo Nesi

Incipit Fughe da fermo – Edoardo Nesi

Incipit Fughe da fermo

Marty ha un cellulare speciale che intercetta le telefonate degli altri cellulari: basta premere dei tasti in un certo ordine e il suo cellulare diventa ricevente. Oggi abbiamo sentito una telefonata incredibile. Erano due vecchi, avevano voci tremule, specialmente la donna. Lui, il Cipriani, parlava a voce alta come fanno i vecchi tessitori, e criticava con strana intensità tutte le persone che facevano parte della famiglia di lei, i figli, i nipoti, il marito. Non gli andava bene nulla di com’erano e di quello che facevano. La donna sembrava divertirsi, ma ogni tanto interveniva quando il Cipriani, sempre più stizzito, esagerava con le critiche e le offese. Lo chiamava sempre per cognome e gli dava del lei, e ogni tanto abbassava la voce perché, diceva, non voleva farsi sentire dal marito. Dopo un quarto d’ora di lamentele sfiatate lui sembrò riprendere fiato, come se avesse detto e pensato le stesse cose per anni. Rimase in silenzio per almeno trenta secondi, e lei non obiettò, come se ci fosse abituata. Poi il Cipriani fece un enorme sospiro e disse:
— Rosa, ma io mi ricordo bene? Perché certe volte mi sembra che sia stata tutta una grande fregatura, trent’anni fa
— Mah, Cipriani. Io non lo so.
— Io dico di sì, invece. Mi ricordo bene o mi ricordo male?
— Io non lo so davvero, Cipriani.
— Perché io mi ricordo tutto ancora oggi, di quella sera.
— No, io dico che lei non si può ricordare di nulla, Cipriani.
— Sì invece, di me e di te io mi ricordo tutto, ma era meglio se non mi ricordavo di niente, se avevo battuto il capo e avevo perso la memoria, era meglio se avevo picchiato nel muro con la macchina, perché da quella sera non ho avuto più pace, Rosa.
— Se dice così lei ha capito male davvero, Cipriani.
— No, io ho capito bene. E mi ricordo anche di tutti i giorni che ho passato in tutti questi trent’anni, a pensare e a ripensare a quella sera e a smadonnare.
— No, Cipriani, mi dia retta, non parli così.
— Perché io vagello, capito, Rosa?
— Ho capito, ho capito.
— No, io vagello tutte le volte che ti vedo e tutte le volte che ti sento al telefono, e a sessantadue anni non posso vagellare, capito?
— Ho capito, ma cerchi di capire anche lei, però.
— Eh, forse invece non ho capito niente per davvero.
— Mi dia retta, Cipriani. Tutto non si può dire, capisca.
E ripartì un’altra pausa incredibile, in cui questi vecchi più che altro respiravano nel telefono. Marty mi guardò.
— Io vorrei sapere perché mi sono sposato con mia moglie e te con tuo marito.

Incipit tratto da:
Titolo: Fughe da fermo
Autore: Edoardo Nesi
Casa editrice: Bompiani
Qui è possibile leggere le prime pagine di Fughe da fermo

Fughe da fermo - Edoardo Nesi

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Un amore lancinante quello di Federico per Cristina, un amore così intenso che può condurre fino ai limiti di una “vita normale”. Un romanzo poetico e scabroso insieme, in cui Nesi confessa l’inconfessabile, frugando nelle viscere e nel cuore dei personaggi che animano queste pagine spudorate e commoventi, drammatiche e autoironiche, sintonizzate maniacalmente sulla cultura bassa della quotidianità.
(Ed. Bompiani; Tascabili Narrativa)

Da questo romanzo il film Fughe da fermo per la regia di Edoardo Nesi (2001)

Le nostre vite senza ieri – Edoardo Nesi

Incipit Le nostre vite senza ieri – Edoardo Nesi

Incipit Le nostre vite senza ieri

Arrivo davanti alla scuola appena in tempo per sentir suonare la campanella, e dopo qualche minuto decine di ragazze e ragazzi sciamano nel cortile e poi in strada, sorridenti, intrisi di vita e di futuro, senza nemmeno degnare d’uno sguardo il traffico che si ferma per lasciarli passare. Spettinati, i volti pallidi schizzati di acne, le felpe con le scritte incongrue, le schiene gobbe sotto il peso degli zaini pieni di libri, si salutano come se non dovessero vedersi più, soprattutto le ragazze, che si abbracciano e si tengono per mano guardandosi negli occhi. Non conta nulla se domattina saranno di nuovo insieme, nella stessa classe, morte di sonno eppure piene d’energia, unite da un impegno e da una promessa. A quell’età meravigliosa ogni minuto è importante, e ogni abbraccio pesa. Qualcuno vocia una battuta in latino, molti ridono. È un liceo classico. Che Dio li benedica e li conservi, studiano il latino e il greco antico nel 2012.

Incipit tratto da:
Titolo: Le nostre vite senza ieri
Autore: Edoardo Nesi
Casa editrice: Bompiani

Le nostre vite senza ieri - Edoardo Nesi

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Quando sembra calare il sipario sullo splendore di un Paese, sulle sue passate ricchezze, si aprono due possibilità. Abbandonarsi al tramonto, oppure cogliere, nel presente, i segni del futuro. Le nostre vite senza ieri sceglie questa seconda strada e, non senza un bagliore di struggente nostalgia per gli anni della crescita spontanea dell’economia nazionale e mondiale, volge lo sguardo ai figli, ai ragazzi di oggi: a coloro che dovranno risollevare le sorti dell’Italia e del mondo; a coloro che hanno ereditato dai propri genitori – per la prima volta dopo tante generazioni – un mondo più povero e meno accogliente; a coloro che dovranno misurarsi, senza regole certe, con coetanei agguerriti da tutto il mondo e non solo dal paese accanto; a coloro che dovranno dimenticare il proprio “ieri” per aggredire il “domani”; che dovranno avere, e tradurre in realtà, idee che i propri genitori non potranno e non dovranno capire, altrimenti sarebbero idee già vecchie e inutili; a coloro che chiedono fiducia, almeno fiducia. Il nuovo libro di Edoardo Nesi – Premio Strega 2011 per Storia della mia gente – è un messaggio nella bottiglia, un intreccio inestricabile e misuratissimo di nostalgia, entusiasmo per la vita, il lavoro; è una lama che entra – con la precisione che solo la Letteratura ha – negli aspetti più vivi e dolenti ed essenziali della realtà che ci circonda.
(Ed. Bompiani; Assaggi e Passaggi)