Io sono il castigo – Giancarlo De Cataldo

Il cadavere era di un maschio, bianco, sui settanta, probabilmente qualcosa di piú.

Incipit Io sono il castigo. Un caso per Manrico Spinori

Il cadavere era di un maschio, bianco, sui settanta, probabilmente qualcosa di piú. Abiti un po’ stravaganti o forse soltanto antiquati: giacca color crema stile Carnaby Street anni Sessanta, calzoni svasati, stivali bianchi, il tutto coordinato con un codino di capelli di tonalità grigio vezzoso. L’insieme faceva pensare a un dandy addobbato per una festa in costume, ovvero al completo di scena di un artista. E in tal caso, che artista? Guitto, giullare, musicista? Il volto, peraltro nemmeno eccessivamente scomposto nella maschera della morte, risaltava cereo sotto il getto luminoso del pesante faro che due agenti della Scientifica dirigevano sui punti di volta in volta indicati dal professor Gatteschi, il medico legale.

Incipit tratto da:
Titolo: Io sono il castigo. Un caso per Manrico Spinori
Autore: Giancarlo De Cataldo
In copertina: illustrazione di Fabio Visintin
Progetto grafico: Riccardo Falcinelli
Casa editrice: Einaudi

Libri di Giancarlo De Cataldo

Copertine di Io sono il castigo di Giancarlo De Cataldo

Quarta di copertina / Trama

Un tipo eccentrico, cosí viene definito da chi lo conosce, il Pm Manrico Spinori della Rocca, Rick per gli amici, gentiluomo di antiche origini nobiliari, affascinante, un po’ donnaiolo e con una madre ludopatica. Ma anche i piú scettici devono fare i conti con la statistica: nel suo mestiere è bravissimo. In piú non perde mai la calma, cosa che gli torna utilissima quando si trova a indagare sulla morte di Ciuffo d’oro, famoso cantante pop degli anni Sessanta poi diventato potente guru dell’industria discografica. Subito era parso un incidente stradale, ma non è cosí: qualcuno lo ha ucciso. Del resto, alla vittima, i nemici non mancavano, per il movente c’è solo da scegliere. Rick, coadiuvato dalla sua squadra investigativa tutta al femminile, si mette dunque al lavoro. E fra serate musicali, vagabondaggi in una Roma barocca e popolana, cene grottesche con aristocratici incartapecoriti, arriverà ancora una volta alla soluzione del mistero.
«Il secondo atto si spense nel silenzio. Finalmente partí l’applauso. L’uomo dai capelli grigi si alzò e si diresse verso il foyer per un calice di vino. In quel momento gli vibrò il cellulare. Lesse il messaggio, sospirò, e scuotendo la testa uscí dall’edificio, avviandosi al vicino parcheggio di taxi. Il suo nome era Manrico Spinori, sostituto procuratore della Repubblica in Roma. Quel mercoledí era di turno ed era stato convocato in ben altro teatro».
(Ed. Einaudi; Stile Libero Big)

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