Arrivano i pagliacci – Chiara Gamberale

Incipit Arrivano i pagliacci – Chiara Gamberale

Incipit Arrivano i pagliacci

Durante un trasloco bisogna stare molto attenti a quello che ficchi negli scatoloni, a quello che butti nell’immondizia, a quello che lasci, a quello che regali alla portiera e a non finire tu negli scatoloni, nell’immondizia o dalla portiera. Altrimenti è meglio restare dove sei e rimandare tutto alla prossima volta, se è possibile (a me non lo è).
(Io lascio quasi tutto.)
È un problema molto serio, soprattutto se hai vent’anni e li compi il venti febbraio del duemila. Il 20-02-2000 20 anni! Il due del giorno e quello del mese si eliminano a vicenda e così anche il due dell’anno e il due dei miei anni e viene fuori ZERO. Viene fuori l’anno zero e se mi dimentico dalla portiera insieme alle pantofole con gli ippopotami sopra sono finita perché non mi ricapiterà più una scusa così per pensare che quanto è successo sia giusto e non scappare via. Già è una fortuna che mi capiti una volta, credo e credo anche che a gente come Marilyn Monroe o a qualche Papa l’anno zero sia capitato almeno tre volte. All’edicolante qua sotto pare sia capitato due volte, l’ultima poco prima di morire.

Incipit tratto da:
Titolo: Arrivano i pagliacci
Autrice: Chiara Gamberale
Casa editrice: Mondadori

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Arrivano i pagliacci - Chiara Gamberale

Quarta di copertina / Trama

Allegra Lunare ha vent’anni, è nel momento in cui la vita, per molti, comincia: invece per lei finisce, e deve trovare il coraggio per iniziarne una tutta nuova. Allora Allegra scrive: per non avere paura, per salvarsi l’infanzia, per non dimenticare il senso delle persone e delle cose che sono stati il suo mondo fino a quel momento. Scrive una lettera ai nuovi inquilini che abiteranno la casa dove ha vissuto con la sua bizzarra famiglia, e prende spunto dagli oggetti che rimangono nell’appartamento e di quei pochi che porterà con sé. Ognuno di essi racconta una storia: quella di suo padre, universitario rivoluzionario, e della mamma, giovanissima modella americana; la nascita di suo fratello Giuliano, con la sindrome di down; l’amore magico tra Adriana e Matilde; l’incontro strepitoso con Zuellen, che è affamata d’amore e sa trasformare tutto in qualcos’altro; le cose che ha imparato a teatro e al circo, la più importante: che dopo il numero dei trapezi – quando trattieni il fiato e la felicità sembra spezzarsi a ogni passo – arriva sempre il numero dei pagliacci… La scrittura di Allegra procede come il respiro veloce della giovinezza, quando si ha fretta di capire: per libere associazioni, per assonanze del cuore, accostando ai sentimenti cose che ne sono i correlativi oggettivi, e che spesso li esprimono con molta maggior potenza. Il suo sguardo si posa su ogni spazio da una prospettiva inattesa, filtrato dalle lenti colorate con cui ha imparato a osservare la vita per non essere lambita dalle sue ombre: e ci restituisce un’istantanea sorprendente, candida e acutissima al tempo stesso. «Ho scritto Arrivano i pagliacci quattordici anni fa: avevo ventidue anni, ero alla ricerca pazza di non sapevo neanche io che cosa e quello che scrivevo lo era con me. Quando si fa così il rischio è quello di dare voce a un’urgenza, anziché riflettere bene per dare urgenza a una voce. E forse l’ho corso.» Così scrive nella Nota che chiude questo romanzo Chiara Gamberale, che su quel testo giovanile ha rilavorato con passione e che è davvero una scrittrice intrepida: capace, ogni volta che crea un personaggio, di lasciarsene possedere, e di restituircene poi la voce con un timbro autentico, urgente – appunto – come una domanda che ci riguarda da vicino. Allegra Lunare è proprio così: nel raccontare di sé finisce per porre domande su di noi. Domande vive, che scorticano le apparenze e guardano oltre la superficie: domande rischiose, ma senza correre questo pericolo non c’è vita, e non ci sarebbe letteratura.
(Ed. Mondadori; Scrittori italiani e stranieri)

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