A cosa servono gli amori infelici – Gilberto Severini

L’estate del 1999 sarà l’estate più calda del millennio

Incipit A cosa servono gli amori infelici

L’estate del 1999 sarà l’estate più calda del millennio, come le altre. Le sole informazioni su come procede la stagione le ricevo da una finestra alle mie spalle. Non posso vederla, ma proietta una macchia di luce chiara sulla parete di fronte al mio letto, d’intensità mutevole dal mattino sino al tramonto, quando si accendo le lampade. Altro, sull’andamento delle giornate nell’ambiente asettico e con l’aria condizionata sempre alla stessa temperatura, non posso sapere se non dalla radiolina con auricolare da cui a volte ascolto le previsioni del tempo. Qualche infermiera è abbronzata. Potrebbe essere quella una traccia del sole d’agosto. Non del tutto attendibile: ci si abbronza anche in casa o dal parrucchiere…

Incipit tratto da:
Titolo: A cosa servono gli amori infelici
Autore: Gilberto Severini
Casa editrice: Playground

Libri di Gilberto Severini

Copertine di A cosa servono gli amori infelici di Gilberto Severini

Quarta di copertina / Trama

Alla vigilia del nuovo millennio, un uomo si ammala e deve subire un delicato intervento chirurgico rinviato per un esame preliminare andato male. Nella lunga attesa decide di non riceve visite. Preferisce passare il tempo leggendo e prendendo appunti per un ipotetico libro che non ha mai trovato il tempo o la voglia di scrivere, Scrive anche tre lettere fondamentali. A un suo collega d’ufficio. A un sacerdote che lo ha amato e da cui è scappato. A un misterioso personaggio senza nome, un specie di altar ego, vero o inventato, con cui a creduto di parlare tutta la vita. In queste tre lettere l’uomo racconta incontri ed eventi fondamentali della propria esistenza, svela retroscena, e nello stesso tempo riflette sulla storia del proprio paese: il mitico e mancato ’68, il lavoro odiato, le contestazioni al teatro di parola alla fine degli anni Settanta, i desideri fuggiti, gli amori infelici vissuti e suscitati, la rivoluzione tecnologica. Un percorso accidentato, ironico, doloroso, accompagnato da un dubbio: “Ho trascurato davvero la parte migliore della vita?”
(Ed. Playground)

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