La carta più alta – Marco Malvaldi

Incipit La carta più alta - Marco Malvaldi

Incipit La carta più alta

In piedi, di fronte alla finestra aperta, Massimo rimirava il suo pratino rasato di fresco. A piedi nudi, tazzina in mano, il caffè ancora troppo caldo per tentare di berlo, il nostro stava approvando orgoglioso con lo sguardo il risultato del proprio lavoro.
Si, sarebbe stato tutto meraviglioso.
Tagliare l’erba richiedeva di svegliarsi un’oretta prima del solito, certo; ma i dieci minuti successivi alla fine dell’impresa erano una goduria. Dopo aver passato la falciatrice e rifilato i bordi, quindi, Massimo si era preparato il caffè e si era messo davanti alla finestra aperta, mentre l’aroma dell’erba appena tagliata gli rinfrescava le narici. Mattina serena, odore di fresco e di pulito, e un bel pratino ordinato da guardare.

Incipit tratto da:
Titolo: La carta più alta
Autore: Marco Malvaldi
Casa editrice: Sellerio
Qui è possibile leggere le prime pagine di La carta più alta

La carta più alta - Marco Malvaldi

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Quarta di copertina / Trama

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«Non è che tutti gli anni possono ammazzare qualcuno per farvi passare il tempo», sbotta disperato Massimo il barrista. Ma è impossibile sottrarsi al nuovo intrigo in cui stanno per trascinarlo i quattro vecchietti del BarLume: nonno Ampelio, il Rimediotti, il Del Tacca del Comune, Aldo il ristoratore. Dalla vendita sottoprezzo di una villa lussuosa, i pensionati, investigatori per amor di maldicenza, sono arrivati a dedurre l’omicidio del vecchio proprietario, morto, ufficialmente, di un male rapido e inesorabile. Massimo il barrista, ormai in balìa dei vecchietti che stanno abbarbicati tutto il giorno al tavolino sotto l’olmo del suo bar nel paese immaginario e tipico di Pineta, al solito controvoglia trasforma quel fiume di malignità e di battute in una indagine. Il suo lavoro d’intelletto investigativo si risolve grazie a un’intuizione che permette di ristrutturare le informazioni, durante un noioso ricovero ospedaliero: proprio come avviene nei classici del giallo deduttivo. E a questo genere apparterrebbero, data la meccanica dell’intreccio, i romanzi del BarLume, se non fosse per le convincenti innovazioni che vi aggiunge Marco Malvaldi. La situazione comica dei quattro temibili vecchietti che sprecano allegramente le giornate tra battute diatribe e calunnie, le quali fanno da base informativa e controcanto farsesco al mistero. La feroce satira che scioglie nell’acido ogni perbenismo ideologico. La rappresentazione, umoristica e aderente insieme, della realtà della provincia italiana nel suo localismo, nel suo vitalismo e nel suo eccentrico civismo, incarnata in un paesino balneare della costa toscana, da dove passano e ripassano i personaggi di una commedia di costume in forma di giallo.
(Ed. Sellerio; La Memoria)