Nostra signora degli scorpioni – Laura Pariani e Nicola Fantini

Incipit Nostra signora degli scorpioni

Il vecchio Luis Piana rimase per più di un’ora a fumare in silenzio nell’oscurità della riva, dove tre grandi salici si curvavano al vento, come se a stento potessero sostenere le loro foltissime chiome che ricadevano a lambire la superficie del lago. Era proprio qui che veniva ai bei tempi con i ragazzi di casa Costa – Giovanni, Demetrio, e il servitorello Frèm – a fare il bagno o a cacciare bisce d’acqua; oppure poco più sopra, al pozzo dell’Orchéra, a cui erano soliti affacciarsi ridendo per contemplare l’occhio nero dell’acqua sul fondo.

Incipit tratto da:
Titolo: Nostra signora degli scorpioni
Autori: Laura Pariani e Nicola Fantini
Casa editrice: Sellerio

Libri di Laura Pariani

Copertina di Nostra signora degli scorpioni di Laura Pariani

Quarta di copertina / Trama

Nell’avanzante autunno del 1869, Orta, sul lago, è un borgo tranquillo e forse intorpidito, solo con un fremito di animosità verso i forestieri. Ci vive Enrico Costa, detto il Francesino, ultimo figlio di una famiglia proprietaria squassata dalla disgrazia; vi soggiorna il grande scrittore Dostoevskij, in cerca di un riparo appartato dall’assillo dei creditori; vi scorrono le esistenze immutabili di tanti, ciascuno col suo soprannome, ciascuno con la smorfia tipica del volto che svela a tutti carattere e destino, ciascuno tormentato da qualcosa di indicibile. Perché qui, cinquantasei anni prima, è avvenuto un macabro delitto, di quelli germinati nel torbido di una famiglia e nell’odio di famiglie tra loro.
Teodoro Costa, bisnonno di Enrico, è stato ucciso con feroce violenza. Facilmente, la giustizia ha trovato il colpevole nel figlio Demetrio, ghigliottinato dopo un rapido processo. Tutta la famiglia dispersa.
Tornato dalla Francia, dove il nonno s’era stabilito seguendo l’armata napoleonica, l’ancor giovane Enrico il Francesino non è mai stato ben accolto in paese. Poeta e scrittore, ha sempre avuto il desiderio di scrutare nell’oscurità intorno alla storia dei suoi avi. Inoltre, un rasoio e un messaggio cifrato ritrovati per caso, gli sembrano una combinazione troppo azzardata per non essere un messaggio. Il suo itinerario progressivo, di verità e di liberazione, s’incontra con la curiosità intellettuale di Fedja Dostoevskij, che invece è motivato dall’inquietudine e dal continuo interrogarsi sulla colpa e sull’odio alla base della sua ricerca spirituale.
Lentamente, si apre il velo della storia segreta, che è storia di tante vite che portano il proprio tributo di dolore, ingiustizia tragica e vendetta.
Al fondo di Nostra Signora degli scorpioni sta un fatto di sangue e abiezioni familiari realmente accaduto. Ma non è una cronaca, è un romanzo di atmosfera e di mistero, segnato da una densa malinconia, e richiama la letteratura che attraverso il delitto si immerge negli abissi dell’io (da cui la presenza allusiva nella storia del genio dei Fratelli Karamazov).
Una prosa che ricorre spesso al detto e al proverbio, usando il commento corale di una folla di personaggi di sfondo, evoca così in modo palpabile lo spirito dei luoghi, e scolpisce ogni personaggio nella sua unicità.
(Ed. Sellerio; La Memoria)

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