Storia di Karel – Antonio Pennacchi

Incipit Storia di Karel

Karel, con il libro in mano, s’affacciò alla finestra e vide stagliarsi, dall’altra parte della città, l’astronave del circo. Rilesse il brano – “Sicut homo est pars domus, ita domus est pars civitatis. Et ideo sicut bonum unius hominis non est ultimus finis, sed ordinatur ad bonum commune, ita etiam et bonum unius domus ordinatur ad bonum unius civitatis, quae est communitas perfecta, ut dicitur in I Politicae. Bonum proprium non potest esse sine bono communi” – e con un sospiro, riguardando fuori, chiuse il suo grande Tomaso d’Aquino.
Il circo si piazzava sempre dietro i portici dell’intendenza, a modificare ogni volta l’immagine dei mondi da noi conosciuti. Dietro quei portici – quel colonnato altissimo, imponente, con ancora impressi i simboli del passato regime e dietro i quali si sarebbe dovuta espandere la Colonia, la gigantesca testa di ponte per il nuovo Balzo in Avanti – c’era per noi quotidianamente il nulla: solo lo spiazzo da cui spuntavano ogni tanto, frammisti a ciuffi d’erba, i ferri arrugginiti e il cemento dell’erigendo, tanti anni fa, mercato coperto. Poi più niente, eccetto la piana interminata dei deserti, con i cespugli rotolanti della salsola e le nubi di polvere – quando s’alzava il vento – a scacciare da quello spiazzo anche le bande di ragazzini che si affrontavano a mazzafionda dopo la scuola. La notte, i primi tempi – quando i soli calavano, ma prima che s’alzassero le lune, in quel breve ed unico intermezzo buio – tutta la Colonia si ritrovava in piazza in un non detto, padri e figli, in un appuntamento mai fissato; con gli occhi dritti a rimirare, dietro i pilastri del colonnato, i mondi lontani e qualche raro estraneo passaggio di navicelle spaziali: “Chissà dove andranno”.

Incipit tratto da:
Titolo: Storia di Karel: Colonia
Autore: Antonio Pennacchi
Casa editrice: Bompiani

Libri di Antonio Pennacchi

Copertine di Storia di Karel di Antonio Pennacchi

Quarta di copertina / Trama

La Colonia è un lembo di terra ai confini della galassia. I suoi abitanti, pochi, nel deserto e lontani dal mare, sono costretti a vivere secondo princìpi ferrei. Tutto è regolato da un fantasmagorico potere, invisibile, globale e realissimo, quello della Federazione. Sui giorni e le ore dei coloni aleggia un clima plumbeo talvolta interrotto dai rari e improvvisi quanto fugaci arrivi di un circo. Due divieti assoluti vigono sui coloni: non possono far uso di tabacco e utilizzare petrolio. A spezzare questo clima, a infrangere le due proibizioni, pensano tre bambini in fuga e una donna curiosa e vagheggiante di nostalgia per suo padre. Basterà poco per risvegliare l’ingegnosità, la brama di conquista e di progresso – in realtà mai sopiti del tutto – dei coloni, e il loro desiderio di ribellione. Antonio Pennacchi torna al romanzo con uno sguardo sul futuro che si abbatte impietoso sul nostro presente dimesso e depresso, per lanciare un grido di speranza; e riesce ad animare un mondo fantastico, popolandolo di personaggi indimenticabili, straordinari, malinconici, sognatori, burberi, eccessivi, sempre e comunque troppo umani: dall’intellettuale Karel all’inventore Foost, dal reverendo Jacob alla flessuosa Ursula, da Erika che ha un marito in cerca di miniere perdute a Sophie, che dal marito è stata abbandonata. Storia di Karel ha tutta la sensibilità romantica di Antonio Pennacchi, impiantata in un mondo che rende omaggio ai grandi autori della fantascienza, e non solo.
(Ed. Bompiani)

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