La vittima – Saul Bellow

Incipit La vittima - Saul Bellow

Incipit La vittima

Certe sere a New York fa caldo come a Bangkok. Sembra che l’intero continente abbia cambiato posto e sia slittato verso l’equatore, che l’acerbo e grigio Atlantico si sia tinto di un verde tropicale, e che la gente che si accalca nelle strade sia diventata una folla di barbari fellahin tra gli sbalorditivi monumenti del loro mistero, le cui luci, in abbagliante profusione, salgono infinitamente perdendosi nel cielo oppresso dall’afa.
In una sera come questa Asa Leventhal scese frettolosamente da un treno della Terza Avenue. Soprappensiero, aveva quasi saltato la fermata. Quando se n’era accorto era balzato in piedi, urlando al controllore: «Ehi, ferma, un momento!». La nera porta scorrevole della vecchia carrozza si stava già chiudendo; lui la bloccò, la respinse con la spalla e sgusciò fuori. Il treno fuggì, e Leventhal, col fiato grosso, lo seguì con lo sguardo, imprecando; poi si voltò e scese nella strada.

Incipit tratto da:
Titolo: La vittima
Autore: Saul Bellow
Traduzione: Vincenzo Mantovani
Titolo originale: The Victims
Casa editrice: Mondadori
Qui è possibile leggere le prime pagine di La vittima

La vittima - Saul Bellow

Incipit The Victims

On some nights New York is as hot as Bangkok. The whole continent seems to have moved from its place and slid nearer the equator, the bitter grey Atlantic to have become green and tropical, and the people, thronging the streets, barbaric fellahin among the stupendous monuments of their mystery, the lights of which, a dazing profusion, climb upward endlessly into the heat of the sky.

Incipit tratto da:
Title: The Victims
Author: Saul Bellow
Publisher: Penguin
Language: English

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Quarta di copertina / Trama

Pubblicato nel 1947, a soli due anni dalla fine della guerra e nel paranoico clima del maccartismo, La vittima racconta di Asa Leventhal, quarantenne borghese ebreo di new york che, in un’estate dalla calura opprimente e in un momento delicato della propria vita familiare, incontra per caso un vecchio conoscente, Kirby Allbee. Costui lo accusa di essere la causa delle proprie disgrazie e inizia a molestarlo, fino a perseguitarlo in maniera ossessiva. In un crescendo di tensione, e in un dramma dell’identità nel quale i due personaggi incarnano alternativamente il ruolo del persecutore e della vittima, Leventhal esamina a fondo la propria responsabilità e il proprio senso di colpa (che è poi il sentimento degli ebrei americani rimasti indenni – a differenza di quelli europei – dallo sterminio), con un passaggio dal piano contingente e privato a quello storico-sociale e mistico-esistenziale.
(Ed. Mondadori)