Tutti i particolari in cronaca – Antonio Manzini

Incipit Tutti i particolari in cronaca - Antonio Manzini

Incipit Tutti i particolari in cronaca

Non sempre ci azzecchiamo. Spunta il ragazzino, l’inesperta, il giocatore che nessuno considerava e cambia i pronostici, sconvolge gli allibratori, fa gioire il pubblico. Un esempio per tutti: Boris Becker nel 1985, a soli diciassette anni, trionfa a Wimbledon. E io lo ricordo, avevo tifato per lui contro Kevin Curren. E come dimenticare Fabio Grosso, poco più di uno sconosciuto che segna il rigore decisivo contro la Francia nei Mondiali del 2006? Chi ci avrebbe scommesso un euro? O il Leicester di Ranieri che trionfa nella Premier League sbaragliando i vari City, Liverpool, United, Arsenal e compagnia bella? Non sempre ci azzecchiamo. Ma c’è un motivo: non siamo bravi a osservare, non guardiamo con attenzione, prendiamo sotto gamba dei dettagli o delle virgole che invece sono fondanti, essenziali, risolutivi. Sottovalutare una campionessa agli esordi, scartare un gruppo di quattro ragazzini di Liverpool dando loro vita breve, tutto nasce dal nostro ego. Ci poniamo al di sopra della storia, crediamo, anzi siamo convinti, di poter padroneggiare gli eventi, che la nostra pluriennale esperienza ci guidi dove è giusto e necessario andare. La nostra arroganza è la peggior nemica. Se ci chiedono un’opinione non è per nutrirsi della nostra saggezza, ma è perché sono convinti che la loro è migliore, ne vogliono solo la prova. E questa è la storia dell’ennesimo errore di valutazione. Lei non mi conosce. Mi chiamo Walter Andretti, sono un giornalista, e questo è il mio diario, che ho cominciato a scrivere il giorno che mi hanno passato alla cronaca nera. Si accorgerà che oltre al mio diario le ho spedito un manoscritto. Non è opera mia, quello. Guardi, sembra più complicato di quel che è, ma il motivo per cui le consegno tutto questo materiale lo capirà se avrà la pazienza di leggere fino in fondo.

Incipit tratto da:
Titolo: Tutti i particolari in cronaca
Autore: Antonio Manzini
Casa editrice: Mondadori
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La corsa all’alba, la colazione al bar, poi nove ore di lavoro all’archivio del tribunale, una cena piena di silenzi e la luce spenta alle dieci: Carlo Cappai è l’incarnazione della metodicità, della solitudine. Dell’ordinarietà. Nessuno sospetta che ai suoi occhi quel labirinto di scatole, schede e cartelle non sia affatto carta morta. Tutto il contrario: quei faldoni parlano, a volte gridano la loro verità inascoltata, la loro richiesta di giustizia. Sono i casi in cui, infatti, il tribunale ha fallito, e i colpevoli sono stati assolti “per non aver commesso il fatto” – in realtà per i soliti, meschini imbrogli di potere. Cappai, semplicemente, porta la Giustizia dove la Legge non è riuscita ad arrivare – sempre nell’attesa, ormai da quarant’anni, di punire una colpa che gli ha segnato la vita. Walter Andretti è invece un giornalista precipitato dallo Sport, dove si trovava benissimo, alla Cronaca, dove si trova malissimo. Quando il capo gli scarica addosso la copertura di due recenti omicidi, Andretti suo malgrado indaga, e dopo iniziali goffaggini e passi falsi comincia a intuire che in quelle morti c’è qualcosa di strano. Un legame. Forse la stessa mano…
Antonio Manzini, il creatore dell’indimenticabile vicequestore Schiavone, entra nel catalogo del Giallo Mondadori con una storia serrata e sorprendente che si interroga sull’equilibrio tra legge e giustizia, e su ciò che saremmo disposti a fare pur di guarire le nostre ferite.
(Mondadori; Il Giallo Mondadori)

Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America – Antonio Manzini

Incipit Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America - Antonio Manzini

Incipit Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America?

Quattordici ore sono lunghe, infinite quando anche la prima classe ha i sedili stretti e le ginocchia toccano la poltrona davanti. A Rocco sembrava di essere in volo da un’eternità. Ma il gps di bordo con tanto di cartina segnalava che l’aeroplanino in rotta verso Buenos Aires non aveva ancora superato quel corpaccione immenso dell’Africa per gettarsi nell’Oceano Atlantico. Non era neanche a metà viaggio. Decollati alle dieci di sera da Roma Fiumicino, l’arrivo all’aeroporto internazionale era previsto alle 6 e 45 ora locale. Brizio era riuscito ad appisolarsi, Rocco aveva fumato sei sigarette prima della partenza, poi con due pacchetti di Nicorette era salito a bordo. Masticava già l’ottava gomma. Quattordici ore senza nicotina era un’impresa mai tentata dal vicequestore a mente lucida. Solo quando era stato operato al rene l’aveva superata, ma in totale assenza di coscienza grazie agli anestetici prima e agli antidolorifici poi, quindi la prova non aveva nessun valore statistico. L’aereo era pieno, per fortuna o coincidenza nessun bambino era nel raggio di sei file di poltrone. Ce n’era qualcuno in coda, troppo lontano per doverlo sopportare. I bambini in aereo erano al nono livello della scala delle rotture di coglioni di Rocco. Dieci anni prima erano all’ottavo, ma l’età con il conseguente assottigliarsi della soglia della pazienza lo aveva costretto a promuovere di un livello quella infame, lacerante, spietata tortura che subiva nei voli, sui treni o nei ristoranti, ovunque insomma ci fosse un bimbo urlante, capriccioso e accompagnato da genitori arroganti. Marzo, in Argentina era pieno autunno, avrebbero trovato il freddo, almeno secondo le previsioni che Brizio aveva studiato con attenzione insieme a Stella durante la preparazione del bagaglio. Li attendeva un tempo nuvoloso con possibili precipitazioni e temperature intorno ai 13 gradi centigradi.
In Italia stavano spuntando i fiori e il cielo era azzurro.

Incipit tratto da:
Titolo: Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America?
Autore: Antonio Manzini
Casa editrice: Sellerio
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Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l’amico misteriosamente scomparso in Sud America - Antonio Manzini

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Dopo Vecchie conoscenze e Le ossa parlano, il vicequestore Rocco Schiavone è in missione non ufficiale a migliaia di chilometri dalla sua odiata Aosta, con il vecchio amico Brizio. Vogliono ritrovare Furio, l’altro compagno di una vita, scomparso tra Buenos Aires, Messico e Costa Rica. Furio, da parte sua, si è lanciato a rotta di collo sulle tracce di Sebastiano, il quarto del gruppo, scappato in Sud America per sfuggire ad una colpa tremenda e alla conseguente punizione. L’antefatto è lontano nel tempo e ha squassato le vite di tutti loro. E adesso Rocco e Brizio devono impedire «la pazzia» di Furio, ma vogliono anche capire i perché di Seba, quali sono stati i motivi profondi di quel tradimento orribile con cui Rocco ha già provato a fare i conti, in modo da poter dare l’addio come si deve a un’amicizia vecchia quanto loro. La ricerca appare vana, perché il continente è immenso e chi scappa lascia solo labili indizi, sospeso in realtà tra scomparire e voglia di spiegarsi o di espiare. Il vicequestore, da fine investigatore, sa bene come armare una caccia spericolata, e Brizio è abbastanza svelto di mano da spalleggiarlo adeguatamente.
In questo miscuglio di thriller e psicologia, è inevitabile che nella mente di Rocco si affollino i tanti ricordi di un’infanzia con la banda a Trastevere, quel piccolo mondo dove solo un fortunato caso ha deciso che Schiavone sia diventato un poliziotto e non un «bandito», una guardia e non un ladro, al pari dei suoi inseparabili compari, uniti in un’amicizia che non c’è più, distrutta dal tempo, dal destino o forse solo da appetiti personali. Ritrovare Sebastiano misteriosamente scomparso in Sud America sarà forse possibile. Impossibile ritrovare l’amico. Antonio Manzini torna a raccontare i fantasmi del suo vicequestore, ma questa volta lo fa per chiudere un cerchio, uno dei più dolorosi della sua vita.
(Sellerio; La Memoria)

ELP – Antonio Manzini

Incipit ELP - Antonio Manzini

Incipit ELP

I giorni scivolavano come macchie d’olio sull’acqua, grigi e uguali, la primavera non si affacciava e l’inverno aveva lasciato il posto ad un velo di pioggia. A passo veloce, col bavero del loden rialzato seguito da Lupa che gli trotterellava a fianco, Rocco Schiavone attraversava la piazza diretto al bar centrale. Qualcuno, lontano, scandiva slogan in un megafono. I muri dei palazzi e il selciato bagnato rimandavano l’eco dei tamburi. Il vicequestore afferrava poche parole: «Tempo…», «Pianeta…», «Futuro…».
Entrò nel bar, Ettore stava mettendo in ordine i tavolini. «Una bella giornata, giusto, dottor Schiavone?».
«Se uno è un fungo… Me lo fai un caffè?».
«Comandi». Ettore girò intorno al bancone per piazzarsi di fronte alla Faema.
«Ma questo casino che si sente?».
«Curioso che lei della questura lo chieda a me che gestisco un bar».
«Che vuoi dire?».
«Sono in piazza, davanti alla Regione».
«Chi?».
«I dimostranti. Non lo sapeva?».
«Non leggo circolari».
«E fa male. Sono mica pochi, sa?».
«Che chiedono?».
«Sono tutti ambientalisti. Le solite cose. Pianeta pulito, rispetto per la terra, basta chimica sulle colture… Oggi manifestano in tutta Italia, è la giornata del pianeta pulito», e posò la tazzina davanti a Rocco. «Dottor Schiavone, io sono d’accordo con loro. Lo sa però cosa mi rattrista?».
«Guardarti ogni mattina allo specchio?».
«Anche. È che se lei va a dare un’occhiata, sono tutti giovani».
Rocco schioccò le labbra. «Buono il caffè, grazie». Poggiò una moneta da 2 euro.
«Sono i giovani che dimostrano» continuò Ettore, «i vecchi hanno la coda di paglia, si vergognano di scendere in piazza, eppure il pianeta è di tutti!».

Incipit tratto da:
Titolo: ELP
Autore: Antonio Manzini
Casa editrice: Sellerio
In copertina: Acquarello di Federico Romeo da uno schizzo di Antonio Manzini
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ELP - Antonio Manzini

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Non si fa che parlare dell’ELP, l’Esercito di Liberazione del Pianeta. Il vicequestore Rocco Schiavone guarda con simpatia mista al solito scetticismo ai gesti clamorosi di questi disobbedienti che liberano eserciti di animali d’allevamento in autostrada. Semmai è incuriosito dal loro segno di riconoscimento che si diffonde come un contagio tra ragazze e ragazzi.
La vera violenza sta però da un’altra parte e quando Rocco viene a sapere di una signora picchiata dal marito non si trattiene, «come una belva sfoga la sua rabbia incontenibile»: «un buon suggerimento» per comportamenti futuri. Solo che lo stesso uomo l’indomani viene trovato ucciso con un colpo di pistola alla fronte.
Uno strano assassinio, su cui Schiavone deve aprire un’inchiesta da subito contorta da fatti personali (comici e tragici). Per quanto fortuna voglia che facciano squadra clandestinamente anche i vecchi amici senza tetto né legge di Trastevere, Brizio e Furio, che corrispondono al suo naturale sentimento contro il potere. Nel caso è implicata una società che sembra una pura copertura. Ma dietro questa copertura, qualcosa stride e fa attrito fino a bloccare completamente Rocco sull’orlo della soluzione del caso. Intanto crescono in aggressività gli atti dell’ELP fino a un attentato che provoca la morte di un imprenditore di una fabbrica di pellami.
Indagando, Rocco si rende conto che forse, dal punto di vista della sensibilità ambientale, sullo stabilimento non c’è molto da ridire. Ma perché i «simpatici» ambientalisti sono giunti a tanto?
ELP, la nuova e molto ricca trama di Antonio Manzini, è particolarmente narrativa e mette sotto un unico segno due casi e due inchieste. Le riunisce lo sfondo di calda attualità sociale. Anche il brusco vicequestore è più ombroso e stanco, sente più acutamente quanto importante sia l’amicizia, e deve investire nell’indagine tutta la sua irruente e sincera passionalità, e tutta la tenerezza della sua invincibile malinconia.
(Sellerio; La Memoria)