Ultimo discorso alla società proustiana di Barcellona – Mathias Énard

Incipit Ultimo discorso alla società proustiana di Barcellona - Mathias Énard

Incipit Ultimo discorso alla società proustiana di Barcellona

Ho acceso il mio taccuino meccanico
è la mattina di Pasqua
ho un libro da due soldi
che mi racconta storie di fantasmi
di marinai e dall’Asia centrale
la mia ombra
una leggera tosse
e un po’ di soldi presi in prestito
se mi addormento a quest’ora
domattina mi sveglerò troppo presto
a Kashgar in mezzo ai fantasmi
se ci andassi in autobus
andrei in giro per le colline, sabbie e montagne di sale
ascolta, lo so che mi senti
è festa e le tue mani si sanno desiderare
e la tua chioma la mia pelle in esilio
è così lontana
che non sento più le carezze della sera
né la primavera che è qui
ancora

Incipit tratto da:
Titolo: Ultimo discorso alla società proustiana di Barcellona
Autore: Mathias Énard
Traduzione: Lorenzo Alunni e Francesco Targhetta
Titolo originale: Dernière communication à la société proustienne de Barcelone
Casa editrice: e/o
Grafica / Emanuele Ragnisco

Libri di Mathias Énard

Ultimo discorso alla società proustiana di Barcellona - Mathias Énard

Quarta di copertina / Trama

Attraverso questa raccolta di vagabondaggi, Mathias Énard traccia la sconfinata mappa della sua scrittura e della sua geografia interiore. Da Beirut a Sarajevo, dalla Russia al Tagikistan fino alla Spagna, l’autore di Bussola ci offre schegge di racconti esplosi, folgoranti, talvolta sensuali, spesso imprevedibili.
Nutrito dai rumori soffocati della guerra e del caos planetario, questo Ultimo discorso ci fa sentire l’eco lontana del conflitto in Libano, ci mette sulle tracce divenute sempre più sfuggenti del genocidio ebreo in Polonia, ci consente di percepire la spettrale presenza degli scontri che hanno lacerato i Balcani, ci conduce nelle pianure russe prima di lasciarci ai piedi dell’ultimo letto di Proust, per un ultimo immobile viaggio.
Attraversando forme letterarie classiche e moderne con la stessa attitudine di un esploratore, Mathias Énard percorre prosa, lasse poetiche, versi rimati e ci restituisce poesie il cui stile, avventuroso e poliglotta, ricorda Blaise Cendrars, François Villon o Federico García Lorca per la loro brutale semplicità e la loro evidenza poetica.
(Ed. e/o ; Assolo)

Incipit Ultimo discorso alla società proustiana di Barcellona - Mathias Énard

Cronologia opere e bibliografia di Mathias Énard

Le vite potenziali – Francesco Targhetta

Sebbene conoscesse la tendenza degli automobilisti a imboccare l’uscita della tangenziale ad alta velocità

Incipit Le vite potenziali

Sebbene conoscesse la tendenza degli automobilisti a imboccare l’uscita della tangenziale ad alta velocità, Luciano, a piedi, decise di attraversare l’incrocio tra via delle Industrie e via dell’Elettrotecnica in diagonale, con lentezza, tenendo saldo tra le mani un pacco di crocchette al manzo e frumento, ideali per gatti adulti esposti alle intemperie e bisognosi di rafforzare le proprie difese immunitarie. Il cielo era saldamente assolato e la stanchezza del risveglio gli sembrava essersi dissolta di fronte a un altro giorno di melina, in cui tutto avrebbe assunto la forma di una prudente attività di controllo. Fu forse in seguito a questa presa di coscienza che Luciano, arrivato in mezzo alla strada, a metà tra la chiesetta di Santa Maria del Rosario e i binari morti dei Rimorchiatori Riuniti, nel frastuono delle macchine e sopra le sirene delle navi, si fermò: c’era il rischio di essere investito all’improvviso, ma c’era anche una specie di dolcezza, che gli veniva dal suo vincolo alla Albecom e dunque a ogni altra cosa.
Da un po’ di tempo il sacello mariano, noto anche come “Chiesetta dell’Agip”, era stato riconvertito a luogo di rifocillamento per gatti: su uno scalino davanti all’ingresso, tra qualche foglia secca e dépliant stracci di ipermercati, erano posate alcune ciotole con acqua e croccantini. Solo una volta, durante una passeggiata in pausa pranzo, Luciano aveva visto un felino avvicinarsi all’uscio, ma tanto gli era bastato per convincersi che contribuire al riempimento delle scodelle fosse un gesto nobile, un modo per migliorare il mondo dove a nessuno sarebbe venuto in mente di farlo. L’assenza di altre persone che camminassero da quelle parti garantiva che nessuno potesse guardarlo: dove non ci sono occhi, non c’è spazio per la vergogna, e Luciano tendeva a provarne un po’ quasi sempre.

Incipit tratto da:
Titolo: Le vite potenziali
Autore: Francesco Targhetta
Casa editrice: Mondadori

Libri di Francesco Targhetta

Copertina di le vite potenziali di Francesco Targhetta

Quarta di copertina / Trama

Il centro di questo romanzo ci sono tre vite, tre visioni del mondo, tre modi diversi e complementari di sopravvivere alla contemporaneità. Il loro spazio è la Albecom, azienda informatica che sorge alla periferia di Marghera; l’ha fondata, ancora giovanissimo, Alberto, “trentaquattro anni, apprezzata abilità nell’assemblare mobili Ikea, una passione per la buona tavola e il culto della chiarezza”. Tra i programmatori che lavorano per lui c’è Luciano, con cui Alberto condivide l’amore per internet fin dai tempi del liceo. Ma, a differenza dell’amico, Luciano si trova a suo agio dietro le quinte: schivo e paralizzato dalla propria scarsa avvenenza, si rifugia nel lavoro e nel rifocillamento dei gatti randagi di Marghera, tormentato solo, di tanto in tanto, dal desiderio di avere qualcuno da rendere felice. A completare il triangolo c’è Giorgio, il pre-sales dell’azienda, procacciatore di nuovi clienti: “percorso da un brivido di elettricità sempre”, tiene nel cruscotto della macchina L’arte della guerra di Sun Tzu, che consulta come un oracolo.
E così, mentre Luciano allaccia con Matilde, barista della tavola calda di fronte alla Albecom, un’amicizia presto caricata di nuove speranze e Giorgio riceve una proposta sottobanco da un vecchio collega, le giornate dei tre amici si intrecciano in un groviglio di segreti e tradimenti che si dipana tra la provincia veneta e le città di mezza Europa e che li costringerà, infine, a compiere scelte sofferte e decisive.
Francesco Targhetta, già protagonista di un piccolo caso letterario con il romanzo in versi Perciò veniamo bene nelle fotografie, si cimenta ora nell’impresa ambiziosissima di ritrarre il nostro presente in continuo divenire, attraverso lo sguardo di un gruppo di trentacinquenni che – con un piede intrappolato nel mondo del web e uno ben piantato nei sobborghi in cemento di quello reale – cercano timidamente di costruirsi un futuro. Per mezzo di una prosa esatta e al tempo stesso intima, crepuscolare, questo romanzo si interroga su cosa stiano diventando le nostre vite, deviate e attratte ogni giorno da mille potenzialità, e su cosa potremmo diventare noi, chiamati insieme al dovere di essere felici e a quello di accelerare sempre di più la velocità del mondo.
(Ed. Mondadori)

Indice cronologico opere e bibliografia di Francesco Targhetta

Perciò veniamo bene nelle fotografie – Francesco Targhetta

In via Tiziano Aspetti, scultore

Incipit Perciò veniamo bene nelle fotografie


In via Tiziano Aspetti, scultore
non minore di fine Cinquecento,
da quattro anni lavorano, ormai,
alle corsie per il tram monorotaia.
Si distende la sera sul quartiere
e l’inedia cattiva delle anziane
ammalate, e scesi i dipendenti,
dagli uffici, coi musi schiacciati
dal buio pesto e chiamate non risposte
negli occhi, si scolano spritz macchiati
di led al bar all’imbocco di via
d’Alemagna, dove paghi di più
se sei dell’Est e i fari delle macchine
entrano scuri, scorrono bronzei
sul ripiano di amari.

Incipit tratto da:
Titolo: Perciò veniamo bene nelle fotografie: Romanzo in versi
Autore: Francesco Targhetta
Casa editrice: Isbn

Libri di Francesco Targhetta

Copertine di Perciò veniamo bene nelle fotografie di Francesco Targhetta

Quarta di copertina

Ma noi, cara, ci stringeremo
in modo diverso, gliela faremo pagare
come da piccoli giocando a Hotel,
lasceremo sfregi da macchinette
Mattel incidentate nelle portiere,
e scaricheremo la nostra furia
come scarichiamo i film, la sera,
che poi ci guardiamo innalzado
preghiere contro finanza
e polizia postale,
o gliel’abbiamo già fatta pagare,
forse, parzialmente, essendoci fatti
addestrare per non servigli a niente,
per quanto chi è inutile spesso
si presti a fare di tutto, lo sai,
ma non è la fine che faremo noi,
noi che l’unica cosa in comune
è il modo di disegnare
gli uomini in terza elementare,
immersi nel solito sfondo
di fiori giganti, una casa in campagna,
col sole in un angolo e rondini in cielo,
e loro, lì, il viso tondo, un sorriso
in faccia, due gambe, un tronco,
le linee rette intesite del collo,
[ma nessuno di noi
disegnava le braccia.
(Ed. Isbn)

Indice cronologico opere e bibliografia di Francesco Targhetta