Giura – Stefano Benni

Incipit Giura

C’è chi nasce e chi muore e spesso la stessa persona fa tutte e due le cose.
C’è chi racconta e chi ascolta.
C’è chi scopre la penicillina e chi trova i funghi.
C’è chi attraversa l’oceano e chi attraversa un prato.
C’è chi sa sparare col cannone e chi sa guidare la mietitrebbia.
C’è chi scala l’Himalaya e chi un albero di noci.


Io quel giorno di estate mi ero arrampicato sul noce che stava vicino a casa mia. Un albero che regalava frutti, ombreggiava il prato e faceva anche da albergo ai passeri. Era davvero un fantastico operaio della natura.
Avevo scelto di non scalare la parete sud, fatta di rami piccoli da gramplare per salire prudentemente. Presi la strada più sicura a nord, con due rami grossi che salivano quasi fino alla cima, e poi si percorreva a cavalcioni un ramo storto orizzontale, e eccomi arrivato a quota venti metri.
Sono un grande scalatore di tutto, infatti mi chiamo Febo ma di soprannome Codino, perché ho una vertebrina sporgente che sembra una piccola coda, prova della mia scoiattolitudine.

Incipit tratto da:
Titolo: Giura
Autore: Stefano Benni
In copertina: illustrazione di Marco Ventura
Casa editrice: Feltrinelli

Libri di Stefano Benni

Copertine di Giura di Stefano Benni

Quarta di copertina / Trama

Febo ha tredici anni e vive insieme ai nonni in un piccolo borgo sull’Appennino all’ombra dei Castagni Gemelli, popolato da leggende paurose e da un’umanità bizzarra e variopinta: ci sono Bue e suo padre Chicco, Slim e i sette fratelli Carta, Pietrino detto Zanza che di Febo è il più caro amico, Celso l’indio silenzioso con il suo cavallo Strappafiori. E poi c’è Ca’ Strega, dove vive Luna, muta e selvaggia, con la sua stravagante famiglia capeggiata da una nonna dotata di poteri magici.
Il destino di Febo e Luna è segnato da un pomeriggio al luna park, e dalla profezia su una misteriosa mano di ferro. Le loro strade si dividono – lei finisce in un istituto di suore dove il dottor Mangiafuoco le farà recuperare la voce, mentre lui va a studiare in città dove ritrova un padre megalomane, sempre sul punto di concludere “un grande affare” e una madre amareggiata. Pur se lontani non smettono mai di pensarsi e di volersi bene. Lui tutto grandi teorie e proclami, lei concreta e battagliera. Il destino della loro vita è lasciarsi e ritrovarsi, e ogni volta il loro distacco è preceduto dalla separazione, premonitrice e crudele, di un’altra coppia di amanti. Anche quando, sullo sfondo di un’Isola cristallina, si illudono brevemente di poter restare sempre insieme, si perderanno.
Gli anni passano, Febo adesso ha un figlio amato e indipendente, e della passione per la natura e l’ecologia ha fatto un mestiere; Luna aiuta i deboli e insegna la lingua dei segni a chi non ha la voce. Su di loro incombe l’ultima separazione, lei nel gelo del Nord, lui nel cuore di una foresta tropicale.
Allegro e malinconico, profetico e nostalgico, lucido e visionario, Stefano Benni parla di amori felici e impossibili, di alberi fatati e di delfini, parla di noi, di chi eravamo e di come siamo diventati.

Giura che non mi dimenticherai.
Giura su ogni scrigno di noce, e su ogni chicco di uva e grillo nascosto e stella del firmamento.

Indice cronologico opere e bibliografia di Stefano Benni

La legge del sognatore – Daniel Pennac

Incipit La legge del sognatore – Daniel Pennac

Incipit La legge del sognatore

Posto che sia possibile mettere una data a simili nascite, io sono diventato scrittore la notte di questa conversazione con Louis. Avevo dieci anni e sostenevo con il mio migliore amico che la luce era fatta di acqua.
“Di acqua? Sei sicuro di quello che dici?”
“Sicurissimo, la luce è fatta di acqua!”
“La luce elettrica? Quella della lampada sul comodino? È fatta di acqua?”
Vercors, notte fonda, la conversazione si svolgeva nella mia camera, di cui Louis era l’ospite fisso: lui nel suo letto e io nel mio, tra di noi la lampada da notte e, appeso sopra le nostre teste, un disegno coloratissimo di Federico Fellini. Questa la scena.
“Sì, la luce gialla delle lampadine e la luce bianca dei neon è fatta di acqua.”
“Chi te l’ha detto?”
“Il maestro, la settimana scorsa. Il giorno che tu eri assente. Ci ha spiegato che in montagna, cioè qui, la luce è fatta dell’acqua dei fiumi che grazie alle dighe sono trasformati in laghi, e che poi viene domata in certi impianti fatti apposta.”
“Acqua domata? Sei sicuro di aver capito bene?”

Incipit tratto da:
Titolo: La legge del sognatore
Autore: Daniel Pennac
Traduzione: Yasmina Melaouah
Titolo originale: La loi du rêveur
Illustrazione Copertina: Marco Ventura
Casa editrice: Feltrinelli
Qui è possibile leggere le prime pagine di La legge del sognatore

La legge del sognatore - Daniel Pennac

Incipit La loi du rêveur

Pour autant qu’on puisse dater ce genre de naissance, je suis devenu écrivain la nuit de cette conversation avec Louis. J’avais dix ans et j’affirmais à mon meilleur copain que la lumière c’est de l’eau.
— De l’eau, tu es sûr de ce que tu dis ?
— Parfaitement, la lumière c’est de l’eau.
— La lumière électrique ? Celle de notre lampe de chevet ? C’est de la flotte ?
Vercors, nuit tombée, la conversation avait lieu dans ma chambre d’enfant, dont Louis était l’invité perpétuel : lui dans son lit moi dans le mien, notre lampe de chevet entre nous, et un dessin très coloré de Federico Fellini accroché au-dessus de nos têtes. C’est le décor.
— Oui, la lumière jaune des ampoules et la lumière blanche des néons, c’est de l’eau.
— Qui t’a raconté ça ?
— Le maître, la semaine dernière, le jour où tu étais absent. Il nous a expliqué qu’en montagne, c’est-à-dire ici, la lumière c’est de l’eau, des rivières qu’on transforme en lacs, grâce à des barrages, et qu’on apprivoise dans des usines spéciales.
— De la flotte qu’on apprivoise ? Tu es sûr que tu as bien compris ?

Incipit tratto da:
Titre: La loi du rêveur
Auteur: Daniel Pennac
Editeur: Gallimard
Langue: Français

Quarta di copertina / Trama

La lampadina del proiettore è saltata in pieno Fellini. Minne e io stavamo guardando Amarcord a letto. “Oh, no, cazzo!” Ho piazzato una sedia sopra un tavolo e sono andato all’assalto di quell’arnese per cambiare la lampadina fulminata. Un gran botto, la casa si è spenta, sono franato giù con tutta la mia impalcatura e non mi sono più rialzato. Mia moglie mi ha visto morto ai piedi del letto coniugale. Nel frattempo io rivivevo la mia vita. Pare succeda spesso. Ma non si svolgeva esattamente come l’avevo vissuta.
D.P.
“Se solo mia madre mi avesse presentato a Federico Fellini!”
(Ed. Feltrinelli)

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