Tokyo blues-Norvegian Wood – Haruki Murakami

Avevo trentasette anni, ed ero seduto a bordo di un Boeing 747.

Incipit Tokyo Blues Norvegian Wood

Avevo trentasette anni, ed ero seduto a bordo di un Boeing 747. Il gigantesco velivolo aveva cominciato la discesa attraverso densi starti di nubi piovose, e dopo poco sarebbe atterrato all’aeroporto di Amburgo. La fredda pioggia di novembre tingeva di scuro la terra trasformando tutta la scena, con i meccanici negli impermeabili, le bandiere issate sugli anonimi edifici dell’aeroporto e l’insegna pubblicitaria della Bmw, in un tetro paesaggio di scuola fiamminga. È proprio vero: sono di nuovo in Germania, pensai.
Quando l’aereo ebbe completato l’atterraggio, la scritta “Vietato fumare” si spense e dagli altoparlanti sul soffitto cominciò a diffondersi una musica in sottofondo. Era Norvegian Wood dei Beatles in una annacquata versione orchestrale. E come sempre mi bastò riconoscere la melodia per sentirmi turbato. Anzi, questa volta ne fui agitato e sconvolto come non mi era mai accaduto.

Incipit tratto da:
Titolo: Tokyo blues – Norvegian Wood
Autore: Haruki Murakami
Traduzione: Giorgio Amitrano
Titolo originale: Noruwei no mori
Casa editrice: Feltrinelli

Libri di Haruki Murakami

Copertine di Tokyo blues - Norvegian Wood di Haruki Murakami

Quarta di copertina / Trama

Per le strade del centro di Tokyo, affollato crocevia di solitudine, Toru e Naoko, un ragazzo e una ragazza non ancora ventenni, camminano insieme in silenzio. Non sanno cosa dirsi, o forse hanno paura, parlando, di sfiorare il segreto che li tiene sospesi in mezzo alla folla: il ricordo di una sconvolgente tragedia che a poco più di sedici anni li ha legati per sempre.
Una struggente storia d’amore, ambientata nel clima inquieto del Sessantotto giapponese, tra lotte studentesche e passioni culturali e politiche. Scandito da una lunga serie di brani musicali, dai Beatles ai Doors, da Bill Evans a Miles Davis, disposti lungo il fluire dei ricordi come nostalgiche pietre miliari, il libro di Murakami è il racconto di un’adolescenza che già sfuma nel mito.
(Ed. Feltrinelli; Universale Economica)

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Tutti i figli di Dio danzano – Haruki Murakami

Per cinque giorni, aveva passato tutto il tempo davanti alla televisione.

Incipit Tutti i figli di Dio danzano

Per cinque giorni, aveva passato tutto il tempo davanti alla televisione. Guardando in silenzio quelle immagini di banche e ospedali crollati, strade piene di negozi avvolte dalle fiamme, ferrovie e autostrade fatte a pezzi. Sprofondata nel divano, le labbra serrate, quando Komura le parlava non rispondeva. Non faceva nemmeno sì o no con la testa. Lui dubitava persino che la sua voce le arrivasse.

Incipit tratto da:
Titolo: Tutti i figli di Dio danzano
Autore: Haruki Murakami
Traduzione: Giorgio Amitrano
Titolo originale: Kami no kodomotachi wa mina odoru
Casa editrice: Einaudi

Libri di Haruki Murakami

Copertine di Tutti i figli di Dio danzano di Haruki Murakami

Quarta di copertina / Trama

Un uomo abbandonato dalla moglie parte per l’isola di Hokkaido, dove deve consegnare un pacco alla sorella di un collega. In una località di mare una ragazza stringe amicizia con un pittore che ha la passione di accendere falò in spiaggia. Un giovane vaga per la città pedinando un uomo a cui manca il lobo dell’orecchio, convinto sia il padre che non ha mai conosciuto. Una donna dopo un difficile divorzio si concede una vacanza a Bangkok e una vecchia le prevede un sogno. Un Ranocchio si introduce a sorpresa nella casa di un impiegato di banca per salvare la città di Tokyo. Tre amici, due giovani studenti e una ragazza. Tutti innamorati. Ma di chi, veramente?
Sullo sfondo di questi sei splendidi racconti ritroviamo ogni volta lo sconvolgente terremoto di Kobe del 1995, un grande trauma collettivo, conservato nella memoria.
(Ed. Einaudi; Super ET)

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Underground – Haruki Murakami

Un pomeriggio ho preso in mano una rivista che si trovava sul tavolo e ne ho sfogliato a caso le pagine.

Incipit Underground

Un pomeriggio ho preso in mano una rivista che si trovava sul tavolo e ne ho sfogliato a caso le pagine. Letti sommariamente alcuni articoli, ho dato un’occhiata alle lettere che l’editore aveva scelto di pubblicare. Non ricordo perché l’abbia fatto. Una semplice curiosità, credo. O forse avevo del tempo da perdere. Mi succede raramente di interessarmi a una rivista femminile, o di leggere la rubrica della corrispondenza.

Incipit tratto da:
Titolo: Underground – Il racconto a più voci dell’attentato alla metropolitana di Tokyo
Autore: Haruki Murakami
Traduzione: Antonietta Pastore
Titolo originale traslitterato : Andaguraundo / Yakusoku sareta basho de
Casa editrice: Einaudi

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Copertine di Underground di Haruki Murakami

Quarta di copertina / Trama

«Provate a immaginare. È il 20 marzo del 1995, un lunedí. Una bella mattina di sole primaverile. […] Ieri era domenica, e domani – l’equinozio – sarà un giorno festivo. Magari potevate fare il ponte, forse avete anche pensato: “E se oggi non andassi al lavoro?” Purtroppo però, per molte ragioni, non potete concedervi questa vacanza. Per questo vi siete svegliati all’ora solita, vi siete lavati, vestiti, e siete andati alla stazione della metropolitana. Poi come sempre avete fatto la fila per salire su uno dei treni e andare in ufficio. Una mattina come tutte le altre, senza nulla di speciale. Un giorno come tanti della vostra vita.
Ma degli uomini dissimulati tra la folla, con la punta degli ombrelli appositamente affilata, perforano delle sacche di plastica piene di uno strano liquido…»
L’attentato del 1995 alla metropolitana di Tokyo – nel quale alcuni adepti del culto religioso Aum diffusero nei treni un potentissimo veleno, il sarin, causando dodici morti e migliaia di intossicati – ha scosso violentemente la coscienza collettiva dei giapponesi, prefigurando le nostre attuali paure. Attraverso una serie di interviste, sia agli affiliati della setta che ai superstiti, Murakami cerca di chiarire i motivi di un gesto cosí assurdo, e di comprendere che cosa possano aver provato e provino ancor oggi le vittime di quella tragedia: gente comune («potevo essere io, potevate essere voi»), che ha vissuto un incubo impossibile da dimenticare.
(Ed. Einaudi; ET Scrittori)

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