Una brutta faccenda – Marco Vichi

Incipit Una brutta faccenda – Marco Vichi

Incipit Una brutta faccenda

Alle nove di sera un omuncolo cencioso alto come un bambino entrò col fiato grosso nel portone della questura. Si appiccicò al vetro urlando con educazione che voleva parlare con il commissario. Da dentro Mugnai gli disse di stare calmo e gli domandò di quale commissario parlasse. Il nano schiacciò una mano sporca sul vetro e urlò:
«Il commissario Bordelli!», come se Bordelli fosse l’unico commissario possibile.
«E se non ci fosse?» disse Mugnai.
«Ho visto il Maggiolino» fece il nano. Alla fine gli aprirono. Mugnai fece un cenno al collega Taddei, un tipo grosso con gli occhi da bue arrivato da poco. Taddei si alzò a fatica dalla sedia e seguito dal nano s’incamminò su per le scale. In fondo al lungo corridoio del primo piano si fermò davanti alla porta del commissario Bordelli.
«Aspetta qui» disse, lanciando un’occhiata alle scarpacce del nano, sporche di fango e ripulite alla meglio. Poi bussò, sparì dietro la porta e tornò dopo qualche secondo.
«Vai pure» disse. L’omuncolo s’infilò dentro di corsa e Taddei senti la voce di Bordelli che diceva:
«Casimiro, che cavolo ci fai qui?» Poi la porta si richiuse di colpo. L’agente non si fidava, si grattò la testa e bussò di nuovo. Si affacciò con rispetto.
«Bisogno di nulla, commissario?»
«Nulla grazie, vai pure.»

Incipit tratto da:
Titolo: Una brutta faccenda
Autore: Marco Vichi
Casa editrice: Guanda
Qui è possibile leggere le prime pagine di Una brutta faccenda

Una brutta faccenda - Marco Vichi

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Quarta di copertina / Trama

Ancora un caso per il commissario Bordelli, e questa volta è davvero una brutta faccenda. Siamo nell’aprile del ’64, ma la primavera non si decide proprio ad arrivare. Firenze è coperta da un cielo grigio e umido, un cielo triste che non annuncia niente di buono. Così come niente di buono annuncia l’arrivo in commissariato di un ometto piccolo piccolo che, con l’aria allarmata, chiede insistentemente di essere accompagnato da Bordelli. È Casimiro, il suo amico nano, che ha appena scoperto il cadavere di un uomo in un campo sopra Fiesole. Bordelli si precipita sul luogo del delitto, ma del corpo nessuna traccia. Trova solo una bottiglia di un cognac francese e un cane che cerca di azzannarlo.
Passano solo pochi giorni quando, tra i cespugli del Parco del Ventaglio, viene trovato il corpo senza vita di una bambina. Sul collo ci sono i segni di uno strangolamento e sulla pancia quelli di un brutto morso.
La pioggia continua a cadere su Firenze quando una telefonata annuncia che è stato rinvenuto un altro corpo, di nuovo una bambina, ancora un assurdo omicidio con quel morso che sembra quasi una macabra firma. E anche questa volta non c’è una traccia, un sospetto, un indizio, nulla che lasci intravedere la faccia del mostro. E inoltre Casimiro sembra svanito senza lasciare tracce come quel primo, misterioso cadavere. Davvero una brutta faccenda per il commissario Bordelli e per la sua squadra, gli agenti Piras e Mugnai e il medico legale Diotivede: una faccenda che sembra destinata a diventare un incubo senza fine, nero come il cielo di Firenze.
(Ed. Guanda; Narratori della Fenice)

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