Il contagio – Walter Siti

Incipit Il contagio - Walter Siti

Incipit Il contagio

«Più d’una volta.»
Il tono divertito, arrogante con una punta di paternalismo, come si addice a chi in quella serata sta pagando tutto: le birre, le linguine con l’astice, il soufflé di spinaci, le tonnellate di pizza mezza masticata e buttata per terra, il sasso di cocaina di almeno quindici grammi che i sottoposti guardano con golosità – sasso totem, che quasi dispiacerà di polverizzare come dispiace di intaccare un dolce meravigliosamente decorato. L’appartamento si allarga per oltre duecento metri quadri e dà un’impressione di lusso, pur essendo un alloggio dell’Istituto Case Popolari col fitto bloccato a settanta euro al mese. Così spiega Gianfranco, il padrone di casa e della festa, mostrando orgoglioso le nicchie e i tripli bagni; ha semplicemente abbattuto due pareti divisorie e raggruppato tre unità abitative, liquidando con poche migliaia di euro gli intestatari precedenti; l’Istituto non si è mai occupato della cosa, le cedole di pagamento continuano regolari: trentacinque euro per i due appartamenti che risultano affittati e niente per il terzo, evidentemente sfuggito all’inventario.

Incipit tratto da:
Titolo: Il contagio
Autore: Walter Siti
Casa editrice: Mondadori
Qui è possibile leggere le prime pagine di Il contagio

Il contagio - Walter Siti

Quarta di copertina / Trama

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Un angolo di borgata, una casa popolare, tre piani di cemento.
Dentro abitano Chiara e suo marito Marcello, ex culturista dalla sessualità incerta, Francesca, la paraplegica combattiva militante di sinistra, Bruno, ultrà romanista in affidamento diurno. E poi Gianfranco, lo spacciatore che prova a entrare nel giro grosso, Eugenio detto “er Trottola”, che lavora in un’officina e si scopre innamorato della prostituta con cui convive… In questo paesaggio fatto di pezzi di campagna, villaggi e lembi di metropoli, le loro storie s’intrecciano, unendosi a quelle di personaggi che la borgata l’hanno scelta, per ribellione, per fascinazione. Come Flaminia che s’è sposata Bruno rompendo con la famiglia; o come il professore, che ama Marcello e lo mantiene.
Con una lingua “presa dal vero” ma non per questo meno letteraria, che contamina il romanesco dei personaggi con l’italiano e piega l’italiano dell’autore verso il dialetto, Siti costruisce un romanzo che cancella se stesso in un brulicare di mille storie violente e grottesche, la cui somma, alla fine, dà zero.
(Ed. Mondadori; Narrativa moderna e contemporanea)

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