Il desiderio di essere come tutti – Francesco Piccolo

Incipit Il desiderio di essere come tutti – Francesco Piccolo

Incipit Il desiderio di essere come tutti

Sono nato in un giorno di inizio estate del 1973, a nove anni.
Fino a quel momento la mia vita, e tutti i fatti che accadevano nel mondo, erano due entità separate, che non potevano incontrarsi in nessun modo. Me ne stavo nella mia casa, nel mio cortile, nella mia città; con i miei genitori, i miei fratelli, i compagni di scuola, i parenti e gli amici – e in un altro pianeta accadevano i fatti che guardavo in televisione. Ogni tanto i grandi ne parlavano, del mondo e dell’Italia in particolare; quindi c’era interesse verso quello che accadeva al di fuori della nostra vita. Ma noi tutti, in ogni caso, non c’entravamo niente. E io, ancora meno.

Incipit tratto da:
Titolo: Il desiderio di essere come tutti
Autore: Francesco Piccolo
Casa editrice: Einaudi

Libri di Francesco Piccolo

Il desiderio di essere come tutti - Francesco Piccolo

Quarta di copertina / Trama

I funerali di Berlinguer e la scoperta del piacere di perdere, il rapimento Moro e il tradimento del padre, il coraggio intellettuale di Parise e il primo amore che muore il giorno di San Valentino, il discorso con cui Bertinotti cancellò il governo Prodi e la resa definitiva al gene della superficialità, la vita quotidiana durante i vent’anni di Berlusconi al potere, una frase di Craxi e un racconto di Carver…
Se è vero che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, quando guardiamo all’indietro la strada è ben segnalata, una scia di intuizioni, attimi, folgorazioni e sbagli: il filo dei nostri giorni.
Francesco Piccolo ha scritto un libro anomalo e portentoso, che è insieme il romanzo della sinistra italiana e un racconto di formazione individuale e collettiva: sarà impossibile non rispecchiarsi in queste pagine (per affinità o per opposizione), rileggendo parole e cose, rivelazioni e scacchi della nostra storia personale, e ricordando a ogni pagina che tutto ci riguarda. «Un’epoca – quella in cui si vive – non si respinge, si può soltanto accoglierla».
(Ed.Einaudi)

Romanzo vincitore del Premio Strega nel 2014

Incipit Il desiderio di essere come tutti – Francesco Piccolo

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Il desiderio di essere come tutti - Audiolibro - Piccolo

Il colibrì – Sandro Veronesi

Incipit Il colibrì – Sandro Veronesi

Incipit Il colibrì

Il quartiere Trieste di Roma è, si può ben dire, un centro di questa storia dai molti altri centri. È un quartiere che ha sempre oscillato tra l’eleganza e la decadenza, tra il lusso e la mediocrità, tra il privilegio e l’ordinarietà, e per adesso tanto basti: inutile descriverlo oltre, perché una sua descrizione potrebbe risultare noiosa, all’inizio della storia, addirittura controproducente. Del resto, la migliore descrizione che si può dare di qualunque posto è raccontare cosa vi succede, e qui sta per succedere qualcosa di importante.
Mettiamola così: una delle cose che succedono in questa storia dalle molte altre storie succede nel quartiere Trieste, a Roma, in una mattina di metà ottobre del 1999, in particolare all’angolo tra via Chiana e via Reno, al primo piano di uno di quei palazzi che appunto non staremo qui a descrivere, dove sono già successe migliaia di altre cose. Solo che la cosa che sta per accadervi è decisiva e, si può ben dire, potenzialmente esiziale per la vita del protagonista di questa storia. Dott. Marco Carrera, dice la targa apposta sulla porta del suo ambulatorio, specialista in oculistica e oftalmologia – quella porta che ancora per poco lo separa dal momento più critico della sua vita dai molti altri momenti critici. All’interno dell’ambulatorio, infatti, al primo piano di uno di quei palazzi eccetera, egli sta prescrivendo una ricetta a una vecchia signora malata di blefarite ciliare – collirio antibiotico, dopo un innovativo, anzi, rivoluzionario, si può ben dire, trattamento a base di N-acetilcisteina instillata nell’occhio che ha già risolto in altri suoi pazienti il problema più grave di questa patologia, e cioè la tendenza a cronicizzare. All’esterno, invece, il destino sta aspettando di travolgerlo per il tramite di un ometto basso di nome Daniele Carradori, calvo e barbuto, dotato però di uno sguardo – si può ben dire – magnetico, che tra poco si concentrerà sugli occhi dell’oculista instillandovi prima incredulità, poi sconcerto e infine un dolore che non potranno essere curati dalla sua (dell’oculista) scienza. È una decisione che l’ometto ormai ha preso, e che lo ha spinto fino alla sala d’attesa dove ora sta seduto a guardarsi le scarpe senza approfittare della ricca offerta di riviste nuove di zecca – non marce e vecchie di mesi – sparse sui tavolini. Inutile sperare che ci ripensi.

Incipit tratto da:
Titolo: Il colibrì
Autore: Sandro Veronesi
Illustrazione Copertina: Beppe del Greco
Casa editrice: La nave di Teseo

Libri di Sandro Veronesi

Il colibrì - Sandro Veronesi

Quarta di copertina / Trama

Marco Carrera, il protagonista del nuovo romanzo di Sandro Veronesi, è il colibrì. La sua è una vita di continue sospensioni ma anche di coincidenze fatali, di perdite atroci e amori assoluti. Non precipita mai fino in fondo: il suo è un movimento incessante per rimanere fermo, saldo, e quando questo non è possibile, per trovare il punto d’arresto della caduta – perché sopravvivere non significhi vivere di meno.
Intorno a lui, Veronesi costruisce altri personaggi indimenticabili, che abitano un’architettura romanzesca perfetta. Un mondo intero, in un tempo liquido che si estende dai primi anni settanta fino a un cupo futuro prossimo, quando all’improvviso splenderà il frutto della resilienza di Marco Carrera: è una bambina, si chiama Miraijin, e sarà l’uomo nuovo.
Un romanzo potentissimo, che incanta e commuove, sulla forza struggente della vita.
(Ed. La nave di Teseo)

Incipit Il colibrì – Sandro Veronesi

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Il colibrì – Audiolibro - Sandro Veronesi

La chiave a stella – Primo Levi

Incipit La chiave a stella - Primo Levi

Incipit La chiave a stella

«Eh no: tutto non le posso dire. O che le dico il paese, o che le racconto il fatto: io però, se fossi in lei, sceglierei il fatto, perché è un bel fatto. Lei poi, se proprio lo vuole raccontare, ci lavora sopra, lo rettifica, lo smeriglia, toglie le bavature, gli dà un po’ di bombé e tira fuori una storia; e di storie, ben che sono più giovane di lei, me ne sono capitate diverse. Il paese magari lo indovina, così non ci rimette niente; ma se glielo dico io, il paese, finisce che vado nelle grane, perché quelli sono brava gente ma un po’ permalosa».
Conoscevo Faussone da due o tre sere soltanto. Ci eravamo trovati per caso a mensa, alla mensa per gli stranieri di una fabbrica molto lontana a cui ero stato condotto dal mio mestiere di chimico delle vernici. Eravamo noi due i soli italiani; lui era lì da tre mesi, ma in quelle terre era già stato altre volte, e se la cavava benino con la lingua, in aggiunta alle quattro o cinque che già parlava, scorrettamente ma correntemente. E sui trentacinque anni, alto, secco, quasi calvo, abbronzato, sempre ben rasato. Ha una faccia seria, poco mobile e poco espressiva. Non è un gran raccontatore: è anzi piuttosto monotono, e tende alla diminuzione e all’ellissi come se temesse di apparire esagerato, ma spesso si lascia trascinare, ed allora esagera senza rendersene conto. Ha un vocabolario ridotto, e si esprime spesso attraverso luoghi comuni che forse gli sembrano arguti e nuovi; se chi ascolta non sorride, lui li ripete, come se avesse da fare con un tonto.

Incipit tratto da:
Titolo: La chiave a stella
Autore: Primo Levi
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di La chiave a stella

La chiave a stella - Primo Levi

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Quarta di copertina / Trama

Un gran numero d’italiani in questi anni passa periodi più o meno lunghi in paesi lontani ed esotici per lavori tecnici condotti da nostre imprese. Un tipo d’esperienza nuovo che entra nella nostra narrativa.
«La chiave a stella» racconta le avventure d’un montatore di gru, strutture metalliche, ponti sospesi, impianti petroliferi: un tecnico di grande perizia, tanto da essere chiamato a realizzare progetti difficilissimi in tutti i continenti, un operaio superspecializzato che passa la sua vita tra contratti e trasferte internazionali come un grande direttore d’orchestra e il cui lavoro si svolge tra fiumi indiani in piena, ghiacci dell’Alaska, foreste africane, tundre russe. Personaggio che solo Primo Levi poteva rappresentare fino in fondo nei suoi due aspetti principali: quello dell’appassionata competenza professionale per cui ogni avventura è anche la storia d’una «performance» tecnica, una battaglia (vinta o persa) con i materiali e con le condizioni d’ambiente; e quello della vita picaresca del giramondo, del piglio divertito e ironico nell’affrontare ogni avventura cosmopolita già pregustando il piacere di raccontarla ai compaesani, di trasformarla in dialetto e in gergo.
Perché è sempre la sua voce che sentiamo in queste pagine; la voce del montatore Faussone, un piemontese il cui dialetto è fiorito da un repertorio inesauribile d’invenzioni gergali, di metafore professionali, che Primo Levi registra e trascrive italianizzandole quei tanto che basta. Una doppia passione per il lavoro esatto e il linguaggio colorito anima il libro: per cui la tecnologia più ardita e la disinvoltura a muoversi nel mondo ci arrivano attraverso la voce scanzonata e riduttiva di questo personaggio dalle radici locali ben tenaci, che non si tira mai indietro di fronte al nuovo e all’insolito ma filtra ogni esperienza al lume del suo buon senso popolare e tradizionale (dietro di lui c’è una Torino vecchiotta e cerimoniosa di cui Levi ci dà uno scorcio con la visita alle zie; ma anche una dinastia d’operai-artigiani scesi dalla campagna in città seguendo le ondate della nostra rivoluzione industriale). Eppure questo Faussone chiacchierone e ingegnoso è pure un uomo che persegue un ideale con un rigore ossessivo, uno stilista d’una morale netta e metallica, un abitante dell’aria, su per i tralicci che va facendo crescere e controllando con la sua «chiave a stella»; sempre pronto a godere i piaceri del mondo di quaggiù ma solo dopo essersi assicurato che i cavi reggano la tensione dei carichi.
Primo Levi che con «Il sistema periodico» ci aveva già dato un libro esemplare, oltre che raro nella nostra letteratura, sulla formazione morale d’un uomo della nostra epoca, ora propone in questo nuovo libro un’immagine (felicemente «inattuale» rispetto agli umori dei tempi) di quella quasi ignota civiltà della competenza che pure esiste in Italia, ed in cui rivive l’antica nobiltà dell’artigiano che fa le cose con le proprie mani. E l’«allegro» del suo raccontare è quello che conosciamo fin dalle peregrinazioni della «Tregua», picaresche anche quelle, se pur su uno scenario tragicamente devastato.
Nel libro entra di persona anche lui, il chimico Primo Levi, a dialogare col concittadino Faussone incontrato in contrade remote, e a confrontare quelle del montatore di gru con le esperienze sue, delle sue due professioni: di «montatore di molecole» e di «montatore di racconti».
(Ed. Einaudi; Supercoralli)

Romanzo vincitore del Premio Strega nel 1979