Melancolia della resistenza – László Krasznahorkai

Incipit Melancolia della resistenza - László Krasznahorkai

Incipit Melancolia della resistenza

Poiché il treno locale che collegava i villaggi gelati del Bassopiano meridionale dal Tibisco ai piedi dei Carpazi non era arrivato nonostante le indicazioni confuse del ferroviere che girava disorientato tra i binari e le garanzie sempre più seccate del capostazione, che ogni tanto usciva di corsa sulla banchina con promesse molto precise (“Ma santa pazienza, questo qua è sparito di nuovo…” scuoteva la testa il ferroviere visibilmente irritato), e poiché il convoglio sostitutivo, formato da due sgangherate carrozze con sedili in legno rimesse in circolazione solo per “casi eccezionali” e trainate da una vecchia e malandata locomotiva 424, bene o male era partito, anche se con un’ora e mezza abbondante di ritardo rispetto all’orario, comunque approssimativo e non vincolante per un treno speciale, i passeggeri accettarono nell’indifferenza, anzi con un senso di rassegnato torpore, la notizia che il treno dell’Ovest, inutilmente atteso, era stato soppresso, tanto in qualche modo avrebbero raggiunto la destinazione voluta percorrendo l’ultima cinquantina di chilometri sulla tratta secondaria. Nessuno si sorprendeva più per fatti del genere, perché le condizioni dominanti si ripercuotevano sul traffico ferroviario come su tutto il resto: l’ordine delle abitudini non era più indiscutibile, la confusione avanzava inesorabilmente in tutte le direzioni sconvolgendo la normale quotidianità, il futuro appariva insidioso, il passato lontano e dimenticato, mentre il normale corso delle giornate era talmente imprevedibile che la gente si era arresa, nessuno si sarebbe più stupito se d’un tratto le porte avessero cessato di aprirsi o se il grano fosse cresciuto a testa in giù nel terreno, perché sebbene si avvertissero i sintomi di un processo di distruzione in atto, le cause sembravano imperscrutabili, e così non c’era altro da fare che avventarsi tenaci sulle prime cose concrete che si potevano afferrare, come fece la gente alla stazione del villaggio quando si lanciò all’assalto contro le porte del treno bloccate dal ghiaccio sperando di trovare posti a sedere, che in teoria avrebbero dovuto esserci, ma il più delle volte non bastavano.

Incipit tratto da:
Titolo: Melancolia della resistenza
Autore: László Krasznahorkai
Traduzione: Dóra Mészáros e Bruno Ventavoli
Titolo originale: Az ellenállás melankóliája
Casa editrice: Bompiani
Illustrazione di copertina © 2018 Brad Holland
Qui è possibile leggere le prime pagine di Melancolia della resistenza

Melancolia della resistenza - László Krasznahorkai

Quarta di copertina / Trama

In città è arrivato il circo. Nulla di strano, se non fosse che il circo ospita una balena imbalsamata, la più grande del mondo, e che la città è sperduta nella campagna ungherese, un non luogo dominato da incertezza e declino. Tutti sono in attesa che accada qualcosa e sarà proprio il circo a far esplodere il cambiamento. Tra i tanti personaggi che popolano questo sorprendente romanzo sociale spiccano Eszter, che spera nel caos e nell’anarchia per accrescere il suo potere, e Valuska, postino e sognatore, che trascorre le sue giornate cercando la purezza nel mondo. Un romanzo sulle possibilità della rivoluzione che scorre nella prosa bruciante e visionaria di László Krasznahorkai.
(Ed. Bompiani)

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La porta – Magda Szabó

Sogno raramente

Incipit La porta

Sogno raramente. E se capita, mi risveglio di soprassalto in un bagno di sudore. In questi casi, poi, mi abbandono nel letto e medito sul potere magico e inesorabile delle notti aspettando che il cuore si calmi. Da bambina, o da ragazza, non facevo sogni, né belli né brutti, è la vecchiaia che mi trasporta senza sosta un orrore impastato di detriti del passato, che mi travolge con la sua massa via via sempre più compatta, sempre più opprimente, un orrore più tragico di ogni esperienza reale perché le cose che vedo nell’incubo non le ho mai vissute sul serio. E mi risveglio urlando.

Incipit tratto da:
Titolo: La porta
Autrice: Magda Szabó
Traduzione: Bruno Ventavoli
Titolo originale: Az ajtó
Casa editrice: Einaudi

Libri di Magda Szabó

Copertina di La porta di Magda Szabó

Quarta di copertina / Trama

È un rapporto molto conflittuale, fatto di continue rotture e difficili riconciliazioni, a legare la narratrice a Emerenc Szeredás, la donna che la aiuta nelle faccende domestiche. La padrona di casa, una scrittrice inadatta ad affrontare i problemi della vita quotidiana, fatica a capire il rigido moralismo di Emerenc, ne subisce le spesso indecifrabili decisioni, non sa cosa pensare dell’alone di mistero che ne circonda l’esistenza e soprattutto la casa, con quella porta che nessuno può varcare.
In un crescendo di rivelazioni scopre che le scelte spesso bizzarre e crudeli, ma sempre assolutamente coerenti dell’anziana donna, affondano in un destino segnato dagli avvenimenti più drammatici del Novecento.
Quando cerca una persona che la aiuti nelle faccende domestiche, alla narratrice viene da più parti segnalata Emerenc Szeredás, una donna instancabile che gode dell’assoluta fiducia del quartiere di Budapest in cui entrambe vivono. Ma il rapporto fra le due, che non potrebbero essere più diverse per età, cultura, estrazione sociale, attitudine nei confronti dell’esistenza, sarà sin dal principio caratterizzato dalle asprezze, dai misteri, dalle prese di posizione sempre estreme e a prima vista incomprensibili dell’anziana donna. E dalle sue ossessioni, fra cui spicca l’assoluto divieto – che dà luogo a dicerie e sospetti di ogni genere – a varcare la porta della casa in cui vive e dove prima della guerra abitava una famiglia ebraica poi scomparsa.
Passano così venti anni, durante i quali cambiano profondamente gli assetti politici dell’Ungheria contemporanea e la scrittrice ottiene infine i riconoscimenti che in precedenza le erano stati negati. Nonostante i conflitti, ora drammatici, ora involontariamente comici, fra le due donne si è instaurato un rapporto di profonda fiducia: sarà però proprio la narratrice, incapace di capire fino in fondo le motivazioni di Emerenc, a forzare l’invalicabile soglia e a provocare la crisi più profonda e irreparabili.
(Ed. Einaudi; SuperCoralli)

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Via Katalin – Magda Szabó

Diventare vecchi è un processo diverso da come lo rappresentano gli scrittori

Incipit Via Katalin

Diventare vecchi è un processo diverso da come lo rappresentano gli scrittori, e somiglia poco anche alle descrizioni della scienza medica.
Nessuna opera letteraria, né tanto meno un medico, avevano preparato gli abitanti di via Katalin al particolare nitore che l’invecchiare avrebbe portato nella buia galleria percorsa quasi inconsapevolmente nei primi decenni delle loro vite, né all’ordine che avrebbe messo modificato i loro giudizi e la loro scala di valori. Avevano capto di dover mettere in conto alcuni cambiamenti biologici, perché il corpo aveva cominciato un lavoro di demolizione che avrebbe concluso con la stessa precisione e lo stesso impegno con cui si era preparato alla strada da compiere fin dall’istante del concepimento; avevano anche accettato il fatto che il loro aspetto sarebbe cambiato, i sensi si sarebbero indeboliti, i gusti ed eventualmente anche le abitudini o i bisogni si sarebbero adeguati alle variazioni del fisico, rendendoli più voraci o più frugali, più timorosi o forse più suscettibili; e sapeva persino che la regolarità di funzioni come il sonno o la digestione, che quando erano giovani sembravano scontate quanto l’esistere stesso, sarebbero diventate problematiche. Nessuno aveva spiegato loro che la fine della giovinezza è terribile non tanto perché sottrae qualcosa, quanto piuttosto perché lo apporta. E quel qualcosa non è saggezza, né serenità, né lucidità, né pace. È la consapevolezza che il Tutto si è dissolto.

Incipit tratto da:
Titolo: Via Katalin
Autrice: Magda Szabó
Traduzione: Bruno Ventavoli
Titolo originale: Katalin utca
Casa editrice: Einaudi

Libri di Magda Szabó

Copertine di Via Katalin di Magda Szabó

Quarta di copertina / Trama

Sono l’una adiacente all’altra le case degli Elekes, degli Held e dei Bíró in via Katalin, a Budapest, i giardini divisi solo da permeabili staccionate. I bambini – Irén, Blanka, Henriett e Bálint – giocano e crescono insieme in questo piccolo paradiso che neanche la guerra sembra intaccare. Con maggiore o minore consapevolezza e con modalità diverse, crescendo, le tre ragazze si innamorano tutte di Bálint. Non è un mistero per nessuno, però, che lui sposerà Irén, figlia maggiore dell’insegnante Ábel Elekes. Il loro fidanzamento, nella primavera del 1944, segnerà per tutti la contraddittoria e dolorosa uscita dall’infanzia e dall’adolescenza. Quel giorno, Irén, in attesa del pranzo, dalla finestra fa ancora in tempo a scorgere i signori Held, mentre escono per sbrigare una pratica. Poco dopo verranno intercettati durante una retata: vittime delle persecuzioni antisemitiche del governo Horthy, non faranno mai più ritorno. Solo la piccola, fragile Henriett si salva, immediatamente nascosta dal padre di Bálint, un maggiore dell’esercito ungherese. Sarà un breve rinvio. Spinta dal desiderio di risentire un’ultima volta gli odori della sua casa, che, posta sotto sequestro, sta per essere sgomberata, una notte Henriett scende di nascosto in giardino: impaurito, il soldato di guardia le spara «due colpi al chiaro di luna». Nessuno pensa più al fidanzamento o al matrimonio, in via Katalin tutto si sfalda, niente nella vita dei protagonisti sarà più come prima. La guerra finisce, l’Ungheria cambia, conosce altri drammi, e mentre Irén, Blanka e Bálint devono fare i conti con l’irrefrenabile naufragio delle loro esistenze, il fantasma di Henriett osserva l’evolversi dei rapporti fra le persone che ha amato.
Con un arco temporale che si estende da 1934 alla fine degli anni Sessanta, Via Katalin (che in Ungheria venne pubblicato nel 1969) è forse l’opera più corale di Magda Szabó: un romanzo di grande suggestione, che coinvolge il lettore nella dolente nostalgia del ricordo e dei sogni non realizzati.
(Ed. Einaudi; SuperCoralli)

Cronologia opere e bibliografia di Magda Szabó