L’apprendistato di Duddy Richler – Mordecai Richler

Tra la moglie malata da varie settimane e la prospettiva di altri tre giorni di lezione prima del weekend, Mr MacPherson si sentiva insolitamente depresso.

Incipit L’apprendistato di Duddy Richler

Tra la moglie malata da varie settimane e la prospettiva di altri tre giorni di lezione prima del weekend, Mr MacPherson si sentiva insolitamente depresso. Arrancò per St. Dominique Street finché giunse in vista della scuola. Poiché era in anticipo e voleva evitare la sala professori, si fermò per un istante nella neve. Vent’anni prima, scorgendo per la prima volta quell’edificio, aveva chiuso gli occhi e pregato che la sua opera di insegnante fosse benedetta dai doni della carità e del successo. Aveva sognato a occhi aperti il possibile retaggio della tarda età, i vecchi studenti – ormai avvocati, medici, deputati – riuniti nel suo salotto la domenica sera a dolersi per le sconfitte a hockey di vent’anni prima. Ma già da tempo Mr MacPherson non provava più nessuna emozione per quell’edificio. Non riusciva a descriverlo o a dire come arrivarci più di quanto riuscisse a dimenticare che l’Ode al vento dell’Ovest di Shelley era a pagina 89 di Vie maestre della lettura, e che la sua idea centrale era la dedizione del poeta a uno spirito libero e naturale.

Incipit tratto da:
Titolo: L'apprendistato di Duddy Richler
Autore: Mordecai Richler
Traduzione: Massimo Birattari
Titolo originale: The Apprenticeship of Duddy Kravitz
Casa editrice: Adelphi

Libri di Mordecai Richler

Copertine di L'apprendistato di Duddy Richler di Mordecai Richler

Incipit The Apprenticeship of Duddy Kravitz

What with his wife so ill these past few weeks and the prospect of three more days of teaching before the weekend break, Mr. MacPherson felt unusually glum. He trudged along St. Dominique Street to within sight of the school. Because it was early and he wanted to avoid the Masters’ Room, he paused for an instant in the snow. When he had first seen that building some twenty years ago, he had shut his eyes and asked that his work as a schoolmaster be blessed with charity and achievement. He had daydreamed about the potential heritage of his later years, former students — now lawyers or doctors or M.P.’s — gathering in his parlor on Sunday evenings to lament the lost hockey games of twenty years ago. But for some time now Mr. MacPherson had felt nothing about the building. He couldn’t describe it or tell you how to get there any more than he could forget that Shelley’s Ode to the West Wind was on page 89 of Highroads to Reading, the central idea being the poet’s dedication to a free and natural spirit.

Incipit tratto da:
Title: The Apprenticeship of Duddy Kravitz
Author: Mordecai Richler
Publisher: McClelland and Stewart
Language: English

Quarta di copertina / Trama

All’inizio di questo romanzo Duddy Kravitz ha quindici anni, ma si rade due volte al giorno nella speranza di farsi crescere il più in fretta possibile la barba. La vita non è facile, nel ghetto ebraico di Montreal, e la profezia del nonno («un uomo senza terra non è nessuno») incombe sul suo futuro come una condanna. O un invito a non arretrare di fronte a nulla pur di raggiungere lo scopo. Ed è in questo senso che Duddy la interpreta, costruendosi passo (esilarante) dopo passo un’impeccabile carriera di cialtrone, bugiardo, mancatore di parola, baro, libertino – in altre parole di sognatore, e di sognatore professionista, visto che il suo ultimo approdo, che gli garantirà denaro e gloria, sarà il cinema. In un qualsiasi quiz televisivo la domanda su chi sia l’autore di questa trama – o anche di una qualsiasi frase tratta a caso dal libro – verrebbe certamente scartata per eccessiva ovvietà, ma il romanzo della maturità di Richler pone un altro interrogativo destinato per fortuna a rimanere senza risposta, cioè se Duddy Kravitz sia Barney Panofsky da giovane, o Barney Panofsky sia Duddy Kravitz da vecchio. Al lettore, che già sa di non poter contare sulla testimonianza di due personaggi per propria natura adorabilmente inaffidabili, non resterà che scoprirlo da sé.
(Ed. Adelphi; Fabula)

Indice cronologico opere e bibliografia di Mordecai Richler

Solomon Gursky è stato qui – Mordecai Richler

Incipit Solomon Gursky è stato qui

Un mattino – durante la memorabile ondata di freddo del 1851 – un grosso, minaccioso uccello nero, del quale in passato mai si era visto l’eguale, si librò sopra la rude cittadina mineraria di Magog, nei pressi della frontiera con il Vermont, lanciandosi in continue picchiate. Luther Hollis abbatté l’uccello con il suo Springfield. Poi gli uomini videro un tiro di dodici cani uggiolanti emergere dai mulinelli di neve del lago Memphremagog, completamente ghiacciato. I cani trainavano una lunga slitta stracarica, alla cui guida sedeva, facendo schioccare una frusta, Ephraim Gursky, un uomo piccolo, dall’aria feroce, incappucciato. Ephraim raggiunse la riva e si mise a camminare con fatica su e giù, scrutando il cielo. Dal fondo della gola gli uscì un grido inumano, un suono triste e secco, insieme desolato e pieno di speranza.

Incipit tratto da:
Titolo: Solomon Gursky è stato qui
Autore: Mordecai Richler
Traduzione: Massimo Birattari
Titolo originale: Solomon Gursky Was Here
Casa editrice: Adelphi

Libri di Mordecai Richler

Copertine di Solomon Gursky è stato qui di Mordecai Richler

Quarta di copertina / Trama

A chi lo incensava come l’inimitabile cantore del microcosmo ebraico di St Urbain Street, Mordecai Richler rispose da par suo, e cioè facendo saltare il tavolo con questo romanzo, il suo penultimo. Qui il racconto abbraccia infatti due secoli, due sponde dell’Atlantico e cinque generazioni di una dinastia ebraica in cui tutto è smisurato: vitalità, ricchezza, lusso, inclinazione al piacere in ogni sua forma. Ma nessuna grande famiglia è senza macchia, e la macchia dei Gursky si chiama Solomon, rampollo in disgrazia che pare essere stato presente, come Zelig più o meno negli stessi anni, in tutti i momenti cruciali del ventesimo secolo – la Lunga Marcia, l’ultima telefonata di Marilyn, le deposizioni del Watergate, il raid di Entebbe. Solomon rimarrebbe tuttavia un mistero, se della sua fenomenale parabola non decidesse di occuparsi il più improbabile dei biografi, Moses Berger, ex ragazzo prodigio rovinato dal rancore, dall’alcol, ma soprattutto dalle sue stesse maniacali indagini intorno a un unico soggetto: i Gursky. I lettori di Barney avranno certamente riconosciuto gli ingredienti base di ogni Richler da collezione: a sorprenderli, stavolta, sarà la loro imprevedibile miscela.
Solomon Gursky è stato qui è stato pubblicato per la prima volta nel 1989.
(Ed. Adelphi; Fabula)

Indice cronologico opere e bibliografia di Mordecai Richler

La musica del caso – Paul Auster

Incipit La musica del caso – Paul Auster

Incipit La musica del caso

Per un anno intero non fece altro che guidare, viaggiando avanti e indietro per l’America nell’attesa che i soldi finissero. Non aveva pensato che sarebbe continuato così a lungo, ma una cosa ne portò con sé un’altra, e al momento in cui Nashe si rese conto di ciò che gli stava accadendo, non aveva più la possibilità di desiderare che finisse. Il terzo giorno del tredicesimo mese incontrò il ragazzo che si faceva chiamare Jackpot. Fu uno di quegli incontri casuali, imprevisti, che sembrano nascere dall’aria sottile – un ramoscello spezzato dal vento che improvvisamente atterra ai tuoi piedi. Fosse capitato in qualunque altro momento, Nashe probabilmente non avrebbe aperto bocca. Ma poiché si era già arreso, poiché credeva che non ci fosse più niente da perdere, considerò l’estraneo come una sorta di sospensione della pena, come un’ultima possibilità di fare qualcosa per sé prima che fosse troppo tardi. E proprio per questo non ebbe esitazioni. Senza il minimo tremito di paura, Nashe chiuse gli occhi e saltò.

Incipit tratto da:
Titolo: La musica del caso
Autore: Paul Auster
Traduzione: Massimo Birattari
Titolo originale: The Music of Change
Casa editrice: Guanda
Qui è possibile leggere le prime pagine di La musica del caso

La musica del caso - Paul Auster

Incipit The Music of Chance

For one whole year he did nothing but drive, traveling back and forth across America as he waited for the money to run out. He hadn’t expected it to go on that long, but one thing kept leading to another, and by the time Nashe understood what was happening to him, he was past the point of wanting it to end. Three days into the thirteenth month, he met up with the kid who called himself Jackpot. It was one of those random, accidental encounters that seem to materialize out of thin air-a twig that breaks off in the wind and suddenly lands at your feet. Had it occurred at any other moment, it is doubtful that Nashe would have opened his mouth. But because he had already given up, he figured there was nothing to lose anymore, he saw the stranger as a reprieve, as a last chance to do something for himself before it was too late. And just like that, he went ahead and did it. Without the slightest tremor of fear, Nashe closed his eyes and jumped.

Incipit tratto da:
Title: The Music of Chance
Author: Paul Auster
Publisher: Penguin books
Language: English

Quarta di copertina / Trama

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Il caso può cambiare la vita di un uomo: è quanto accade a Jim Nashe, che dopo aver ereditato un’imprevista fortuna sale su una Saab rossa e inizia a girovagare per l’America, aspettando solo che i soldi finiscano. Ma quando il caso, di nuovo, gli fa incontrare uno stravagante giocatore di poker, quello che sembra un viaggio secondo i canoni della mitologia americana si trasforma in una storia di horror metafisico…
(Ed. Guanda; Le Fenici Tascabili)

Da questo romanzo il film La musica del caso per la regia di Philip Haas (1993)

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