Molto forte incredibilmente vicino – Jonathan Safran Foer

ncipit Molto forte incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer

Incipit Molto forte, incredibilmente vicino

E un bollitore per il tè? Con il beccuccio che, all’uscita del vapore, si apre e si chiude come una bocca e sibila belle melodie, o recita Shakespeare, o semplicemente si scompiscia dal ridere con me? Potrei inventare un bollitore che legge con la voce di papà, così riuscirei ad addormentarmi, o magari un intero servizio di bollitori che cantano il ritornello di Yellow Submarine, una canzone dei Beatles, che mi piacciono perché l’entomologia è una delle mie raisons d’être, un’espressione francese che conosco. Sarebbe bello anche allenare il mio ano a parlare mentre tiro le scoregge. A voler essere proprio spiritoso al massimo, potrei insegnargli a dire: «Non sono stato io!» ogni volta che ne sgancio una di quelle incredibilmente toste. E se mai ne sganciassi una di quelle incredibilmente toste nella Sala degli specchi di Versailles, che è vicino a Parigi, che è in Francia, naturalmente il mio ano direbbe: «Ce n’étais pas moi!»
E dei piccoli microfoni? Tipo che tutti ne inghiottiamo uno, e loro diffondono i suoni del nostro cuore grazie a piccoli altoparlanti che potremmo tenere nella tasca della salopette? Di sera, andando in strada con lo skateboard, potremmo sentire i battiti di tutti gli altri, e gli altri potrebbero sentire il nostro, come una specie di sonar. La domanda assurda che mi faccio è se i cuori di tutti comincerebbero a battere contemporaneamente, come alle donne che vivono insieme vengono contemporaneamente le mestruazioni, che sono una cosa che conosco, anche se non ci tengo molto a conoscerle. Sarebbe davvero assurdo, a parte che il posto dell’ospedale dove nascono i bambini farebbe tin-tin come un lampadario di cristallo in una casa galleggiante, perché i bambini non avrebbero ancora avuto il tempo di sincronizzare i battiti. E al traguardo della Maratona di New York sembrerebbe di stare in una guerra.
E poi: tante volte succede che uno ha bisogno di scappare via subito, ma gli uomini non hanno le ali, o comunque non ancora. Quindi: inventare una camicia di becchime?
Insomma.

Incipit tratto da:
Titolo: Molto forte, incredibilmente vicino
Autore: Jonathan Safran Foer
Traduzione: Massimo Bocchiola
Titolo originale: Extremely Loud & Incredibly Close
Casa editrice: Guanda

Libri di Jonathan Safran Foer

Molto forte incredibilmente vicino -i Jonathan Safran Foer

Incipit Extremely Loud & Incredibly Close

What about a teakettle? What if the spout opened and closed when the steam came out, so it would become a mouth, and it could whistle pretty melodies, or do Shakespeare, or just crack up with me? I could invent a teakettle that reads in Dad’s voice, so I could fall asleep, or maybe a set of kettles that sings the chorus of “Yellow Submarine,” which is a song by the Beatles, who I love, because entomology is one of my raisons d’être, which is a French expression that I know. Another good thing is that I could train my anus to talk when I farted. If I wanted to be extremely hilarious, I’d train it to say, “Wasn’t me!” every time I made an incredibly bad fart. And if I ever made an incredibly bad fart in the Hall of Mirrors, which is in Versailles, which is outside of Paris, which is in France, obviously, my anus would say, “Ce n’étais pas moi!

Title: Extremely Loud & Incredibly Close
Author: Jonathan Safran Foer
Language: English
Molto forte incredibilmente vicino - Audiolibro - Jonathan Safran Foer

Quarta di copertina / Trama

Oskar, un newyorkese di nove anni, ha perso il padre nell’attacco alle Torri Gemelle. Per non soccombere sotto il peso del dolore si aggrappa alle proprie risorse, cerca conforto nella fantasia e nella curiosità, più che nell’abbraccio di chi gli è rimasto. Un giorno, non troppo per caso, nell’armadio del padre scopre una busta che contiene una chiave. Sul retro della busta c’è una scritta: «Black». Che serratura apre quella chiave? E se Black è un nome, chi è Black? Per scoprirlo Oskar intende bussare alla porta di tutti i Mr e Mrs Black della città: forse uno di loro sa qualcosa, conosce un segreto che può farlo sentire più vicino al padre. E se il viaggio attraverso i cinque distretti di New York non gli riporterà chi se n’è andato per sempre, forse gli recherà altri doni… Una storia che fa sorridere, piangere, ridere e riflettere. Il romanzo che ha consacrato uno dei maggiori giovani talenti della nuova narrativa americana.
(Guanda)

Incipit Molto forte incredibilmente vicino - Jonathan Safran Foer

Biografia e bibliografia di Jonathan Safran Foer

Da questo romanzo il film Molto forte, incredibilmente vicino per la regia di Stephen Daldry (2011)

Ogni cosa è illuminata – Jonathan Safran Foer

Incipit Ogni Cosa è illuminata - Jonathan Safran Foer

Incipit Ogni cosa è illuminata

Il mio nome per la legge è Alexander Perchov. Ma tutti i miei amici mi chiamano Alex, perché è una versione del nome più flaccida da pronunciare. Mia madre mi chiama Alexi-basta-di-ammorbarmi perché sempre la ammorbo. Se volete sapere perché sempre la ammorbo, è perché sempre sono in altri posti con amici, e seminando tanta moneta e eseguendo così tante cose che possono ammorbare mia madre. Mio padre mi chiamava Shapka per il cappello di pelliccia che calzavo in testa anche nei mesi d’estate. Poi ha smesso di dirmi così perché gli ho ordinato di smettere di dire così. Mi sembrava un nome bambinoso, e io invece mi sono sempre pensato un uomo molto potente e inseminativo. Ho avuto una baldoria di ragazze, credetemi, e tutte per me hanno un nome differente. Una mi chiama Baby non perché sono bambino, ma perché mi fa le coccole. Un’altra mi chiama Tutta-la-Notte. Volete sapere perché? Ho una ragazza che mi chiama Moneta perché attorno a lei spargo così tanta moneta. Che per questo bacia il terriccio dove metto i piedi. Ho anche un minuscolo fratellino, che mi chiama Alli. Io non sfagiolo troppo questo nome, ma sfagiolo molto lui, e allora okay, gli permetto di darmi il nomuncolo Alli. Ah, il suo nome è Piccolo Igor, ma il Babbo lo chiama Pasticciotto, perché sta sempre a pasticciare con le cose. Solo quattro giorni sono passati che si è fatto un occhio blu per un pasticcio con il muro di mattoni. Se siete curiosi per il nome della mia cagnetta, è Sammy Davis Junior Junior. Lei porta questo nome perché Sammy Davis Junior era il cantante preferito del Nonno e la cagnetta è sua, non mia perché non sono io quello che crede che il Nonno è cieco.
Io per me sono stato procreato nel 1977, l’anno uguale dell’eroe di questa storia. In verità, la mia vita è stata molto normale. Come ho detto già prima, faccio tante buone cose da solo e con gli altri, ma sono cose normali. Io sfagiolo i film americani. Sfagiolo i negri, soprattutto Michael Jackson. Sfagiolo di seminare molta moneta in famosi nightclub di Odessa. Le Lamborghini Countach sono bellissime cose, e anche il cappuccino. Molte ragazze vogliono essere carnali con me in tante bellissime maniere, in fattispecie il Canguro Ubriaco, la Stalattite di Gorky e il Guardiano Severo dello Zoo. Se volete sapere perché così tante ragazze vogliono stare con me, è perché io sono una molto pregiata persona. Sono alla buona, e anche simpatico: e queste sono carte vittoriose. Però io conosco molte persone che sfagiolano le automobili veloci e le famose discoteche. Ce n’è tanti che eseguono un amoreggiamento Sputnik-polmoni – che sempre termina in viscideria – che non potrei contarli tutti sulle mie mani. Ci sono anche tanti che si chiamano Alex. (Tre solo in casa mia!) Per questo ero così effervescente per andare a Lutsk e fare l’interprete per Jonathan Safran Foer. Una cosa diversa.
Nel mio secondo anno di università di inglese ho fatto paurosamente bene. Questa era una cosa molto imponente che ho fatto, dato che il mio istruttore aveva il cervello ripieno di merda. Mamma era talmente orgogliosa di me, che ha detto: «Alexi-basta-di-ammorbarmi! Sono talmente orgogliosa di te». Io le ho chiesto di comprarmi i calzoni di pelle, ma ha detto no. «Calzoncini?» «No.» Anche il Babbo era fiero. Lui ha detto: «Shapka» e io ho risposto: «Non chiamarmi così» e lui ha detto: «Alex, tua madre è orgogliosa di te».

Incipit tratto da:
Titolo: Ogni cosa è illuminata
Autore: Jonathan Safran Foer
Traduzione: Massimo Bocchiola
Titolo originale: Everything Is Illuminated
Casa editrice: Guanda

Libri di Jonathan Safran Foer

Ogni cosa è illuminata - Jonathan Safran Foer

Incipit Everything Is Illuminated

My legal name is Alexander Perchov. But all of my many friends dub me Alex, because that is a more flaccid-to-utter version of my legal name. Mother dubs me Alexi-stop-spleening-me!, because I am always spleening her. If you want to know why I am always spleening her, it is because I am always elsewhere with friends, and disseminating so much currency, and performing so many things that can spleen a mother. Father used to dub me Shapka, for the fur hat I would don even in the summer month. He ceased dubbing me that because I ordered him to cease dubbing me that. It sounded boyish to me, and I have always thought of myself as very potent and generative. I have many many girls, believe me, and they all have a different name for me. One dubs me Baby, not because I am a baby, but because she attends to me. Another dubs me All Night. Do you want to know why? I have a girl who dubs me Currency, because I disseminate so much currency around her. She licks my chops for it. I have a miniature brother who dubs me Alli. I do not dig this name very much, but I dig him very much, so OK, I permit him to dub me Alli. As for his name, it is Little Igor, but Father dubs him Clumsy One, because he is always promenading into things. It was only four days previous that he made his eye blue from a mismanagement with a brick wall. If you’re wondering what my bitch’s name is, it is Sammy Davis, Junior, Junior. She has this name because Sammy Davis, Junior was Grandfather’s beloved singer, and the bitch is his, not mine, because I am not the one who thinks he is blind.

Title: Everything Is Illuminated
Author: Jonathan Safran Foer
Language: English
Ogni cosa è illuminata – Audiolibro - Safran Foer

Quarta di copertina / Trama

Con una vecchia fotografia in mano, un giovane studente ebreo americano intraprende un viaggio in Ucraina alla ricerca della donna che (forse) ha salvato suo nonno dai nazisti. Ad accompagnarlo sono il coetaneo ucraino Alex, della locale agenzia «Viaggi Tradizione», suo nonno – affetto da una cecità psicosomatica ma sempre al volante della loro auto – e un cane puzzolente. Il racconto esilarante, ma a tratti anche straziato, del loro itinerario si alterna a una vera e propria saga ebraica, che ripercorre la storia favolosa di un villaggio ucraino dal Settecento fino alla distruzione avvenuta a opera dei nazisti. Un viaggio immaginoso aggrappato ai fili della memoria, fili impregnati di vita vera, storie d’amore, vicende tragiche e farsesche. Un modo tutto nuovo di rileggere il passato per illuminare il nostro presente.
(Ed. Guanda)

Incipit Ogni Cosa è illuminata - Jonathan Safran Foer

Biografia e bibliografia di Jonathan Safran Foer

Da questo romanzo il film Ogni cosa è illuminata per la regia di Liev Schreiber (2005)

Sbarcare il lunario – Paul Auster

Incipit Sbarcare il lunario- Paul Auster

Incipit Sbarcare il lunario. Cronaca di un iniziale fallimento

A cavallo dei trent’anni, vissi un periodo in cui tutto quello che toccavo si trasformava in fallimento. Il mio matrimonio si concluse con un divorzio, il mio lavoro di scrittore andò a picco, e mi ritrovai assillato dai problemi finanziari. Non sto parlando di penurie occasionali, o di periodiche tirate di cinghia, ma di mancanza di denaro continua, oppressiva, soffocante, che mi avvelenava lo spirito generando una condizione di panico senza fine.

Incipit tratto da:
Titolo: Sbarcare il lunario. Cronaca di un iniziale fallimento
Autore: Paul Auster
Traduzione: Massimo Bocchiola
Titolo originale: Hand to Mouth
Casa editrice: Einaudi
Qui è possibile leggere le prime pagine di Sbarcare il lunario

Sbarcare il lunario - Paul Auster

Incipit Hand to Mouth

In my late twenties and early thirties, I went through a period of several years when everything I touched turned to failure. My marriage ended in divorce, my work as a writer foundered, and I was overwhelmed by money problems. I’m not just talking about an occasional shortfall or some periodic belt tightenings–but a constant, grinding, almost suffocating lack of money that poisoned my soul and kept me in a state of never-ending panic.

Incipit tratto da:
Title: Hand to Mouth
Author: Paul Auster
Publisher: Picador
Language: English

Quarta di copertina / Trama

Acquista qui 150

Diventare scrittori, dice Paul Auster, significa essere scelti, e non aver piú scelta. Da quel momento il tempo si divide tra ciò che si fa per «sbarcare il lunario» e lo spazio prezioso che, di sera o nei fine settimana, si riesce a dedicare alla scrittura.
Ricostruendo il suo difficile, ambiguo rapporto con il denaro dall’adolescenza alla maturità,l’autore della Trilogia di New York affida a queste pagine una parziale autobiografia. Seguiamo dunque il piccolo Paul che come ogni bravo bambino americano si offre per spalare la neve dal vialetto dei vicini, e attraverso molte avventure, degne (inaspettatamente) di un vero cultore della «scuola della strada», naviga su una petroliera, fa il centralinista nella sede parigina del «New York Times» o il ghost writer per una ricca americana in Messico. Tutte professioni senza domani, che però lo arricchiscono di storie e personaggi. Durante l’Università, poi, a battezzare nel segno del fallimento la sua nascente attività letteraria, Auster indice tra i suoi compagni un premio per il Re dei falliti, cioè per colui che, come recita il bando pubblicato sulla «Columbia Review», è capace di un crollo monumentale, di un atto gargantuesco di autosabotaggio.
I testi antologizzati in appendice rappresentano le prove che lo scrittore americano raccoglie per testimoniare uno sforzo malinconico e perdente: quello dell’arista che decide in modo programmatico di far soldi. Malgrado ciò i risultati non sono disprezzabili: tre atti unici in cui si sente una forte influenza beckettiana e un perfetto romanzo poliziesco alla Chandler (opere nelle quali troviamo in germe idee che saranno sviluppate in Cittàdi vetro, Spettri e La musica del caso). Ma il reperto più bizzarro e affascinante è senz’altro Action Baseball, un gioco di 96 carte che «ripro pone tutte le emozioni del gioco vero e proprio», e che Auster cercò inutilmente di vendere durante un’epica e frenetica giornata alla Fiera mondiale del giocattolo.
(Ed. Einaudi; Supercoralli)

Cronologia opere, libri, biografia di Paul Auster su Incipitmania